Comasco nel mondo in bici
"La mia sfida è ultraleggera"

di Laura Di Corcia

Girare un Paese con una bici col telaio in bamboo è possibile? Mauro Vanoli, comasco di Maslianico, ci ha provato. Di ritorno da Bangalore, dove è rimasto per tre settimane, il viaggiatore comasco ci racconta l'India dal suo punto di vista, con la semplicità e l'ironia che lo caratterizzano. Viso pulito ma espressivo, Vanoli sembra il classico ragazzo della porta accanto; eppure il suo bagaglio di esperienze è invidiabile. Attraverso il suo sito Internet (www.selvatiko.com), fa sognare anche fuori d'Italia  con i racconti dei suoi viaggi-avventura sempre fuori dagli schemi. E il mensile "GQMen's Style" gli ha dedicato di recente un articolo.
Fino ad ora la protagonista è stata la Graziella. Ha iniziato nel lontano '99, negli States, e con lei ha girato l'Islanda, la Tailandia e il Nepal. E i  risultati si sono visti, eccome se si sono visti: terzo classificato al premio Chatwin nella sezione non professionisti, il comasco è apparso diverse volte nei tg nazionali di Rai1 e Rai3, e ha persino partecipato alla trasmissione di Licia Colò, "Alle falde del Kilimangiaro". Ora, di ritorno dall'India, il viaggiatore ci ha confessato di voler dare una svolta alle sue avventure. Non che abbia deciso di abbandonare la sella, ovviamente. D'ora in poi, però, non sarà più la Graziella la protagonista dei suoi viaggi, ma i luoghi. «Voglio che attraverso la bicicletta si scopra qualcosa dei posti. Per esempio in Cina è stata la bici a muovere l'economia, perché permetteva ai contadini di spostarsi dalla campagna alla città; in India i risciò fungono da taxi. D'ora in poi viaggerò su biciclette che caratterizzano il Paese o che sono legate in qualche modo alle persone del luogo». Un programma meditato, che fa pensare a una cultura del viaggio, già presente prima, ma ora ulteriormente approfondita. E ora veniamo alla prima tappa di queste nuove avventure, quella che lui definisce la puntata zero. In India Vanoli ha seguito passo passo la realizzazione di una bici col telaio in bamboo. «Ho trovato Vijay Sharma tramite Internet e ho scoperto che realizzava bici ad impatto zero. Già la bicicletta è un mezzo di trasporto pulito; il bamboo, poi, cresce rapidissimamente. Oltre a questo, Vijay utilizza la canapa e della resina. Più pulito di così…  E poi non era la classica fregatura: lui lavora in modo onesto a mi ha fatto un buon prezzo».
Vanoli continua spiegando che molto spesso questi progetti, spacciati per eco-solidali, sono in realtà delle bufale, e dietro a essi ci sono aziende solidissime che hanno poco a che fare col Terzo mondo. Non è questo il caso di Vijay, un designer di interni residente a Bangalore. «Il suo scopo è quello di insegnare alla gente del posto come costruirsi il proprio mezzo. Il bamboo nella campagne è alla portata di tutti. Inoltre vuole realizzare anche tricicli per bambini». Ma il programma iniziale, purtroppo, non è stato rispettato. «Mi aveva assicurato di costruirmi la bicicletta in cinque giorni ma, a conti fatti, ce ne ha messi ventuno». Il nostro viaggiatore aveva in programma di spostarsi da Bangalore al Kerala, cosa che non è stata possibile. «Sono rimasto tutto il tempo in quella città, inquinatissima e ho potuto provare la bici solo gli ultimi due giorni, peccato».
In realtà Mauro l'ha presa con filosofia: in India non è come qui. «Al sabato e alla domenica non se ne parlava proprio di lavorare – spiega ridendo – e ogni pretesto è buono per far festa. Io alloggiavo in un hotel in città e arrivavo di mattina alle 10, lavoravano per due ore e il resto del tempo bisognava aspettare che i materiali asciugassero. Praticamente ho fatto il pendolare a Bangalore, una città orrenda, trafficata, sporca, puzzolente».  Sembra che, anche questa volta, la lezione sia stata quella della pazienza (come in Nepal, nel 2006, quando i militari gli avevano impedito di raggiungere in bici la cima dell'Everest – esperienza che aveva ritentato tre anni dopo, e con successo). Di fatto, Vanoli ha avuto la possibilità di riprendere con la telecamera la costruzione del telaio. «Questo era il mio obiettivo principale, e posso dire di averlo raggiunto. Per me, questa volta, era necessario che il viaggio fosse soft, prossimamente devo fare un'operazione alla spalla». Ma Mauro Vanoli non si ferma. Il 20 gennaio ha già in programma di partire per il Nepal.

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