Cultura e Spettacoli
Giovedì 24 Febbraio 2011
"La mia ricetta
per la felicità..."
Velista, ex potentissimo manager della comunicazione, il guru della nuova filosofia di vita "rallentata", è un caso editoriale: il suo libro "Avanti tutta" campeggia ai piani alti delle classifiche.
Avanti tutta. Dopo le dieci edizioni di "Adesso basta" Simone Perotti ci riprova. Il paladino - non solo nella teoria ma nella pratica - del "downshifting" è tornato con un nuovo manifesto, quasi uno slogan, per dire che una vita diversa è possibile. Dietro il vocabolo inglese c'è, in sintesi, l'idea semplice di lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Con i cambiamenti che una scelta del genere porta con sé. "Avanti tutta" (Chiarelettere, pp. 201, € 14) è in questi giorni tra i libri più venduti in Italia. Abbiamo incontrato il 45enne autore, che, nato a Frascati, quando non è per mare, vive in una casa nei boschi liguri della Val di Vara.
«L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro»: condivide l'art. 1 della Costituzione?
No, per nulla. Andava bene quando il lavoro era un miraggio per l'80% della gente. Oggi va cambiato. In "Avanti tutta" ne propongo uno che credo sia più al passo con i tempi. La realtà parla di un 8% di disoccupazione, ma è anche di un 92% di occupati che fanno vite inumane, che vivono per lavorare, alienati, stanchi, senza stimoli. Giusto occuparsi di chi va aiutato. Ma attenzione perché la maggioranza ha bisogno di aiuto in modo diverso. L'articolo che propongo è questo: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sulla sobrietà e sul rifiuto del consumismo, in cui il lavoro è un mezzo e non un fine».
Ci racconta qualche lavoro che si è trovato a fare?
Aperitivi in un bar. Guida turistica nelle zone palladiane. Cuoco di bordo, skipper. Ho lavato e trasferito barche, ho scritto articoli per i giornali e libri. Ho venduto sculture in ardesia e legno…
Come si definirebbe: scrittore, navigatore o filosofo?
Scrittore. Navigo con piacere, è una passione, ma se dovessi scegliere non avrei dubbi. Ogni scrittore è un filosofo, buono o cattivo, questa è un'altra storia.
Il suo ultimo libro è un "manifesto". La gente la segue e le chiede consigli. Perché?
Quando ci sono confusione e disaffezione, quando il patto sociale si rompe, la gente ha bisogno di idee e chi gliene dà diventa un amico. Ecco perché è importante la cultura in questo momento. Occorre trovare nuove soluzioni, pensare e fare da soli. Se uno trova una buona idea ha fatto un passo avanti. Picasso diceva «Dove c'è da rubare, io rubo».
Lei propone un nuovo stile di vita che talvolta sembra un ritorno al passato. È di quelli che pensano: «Stavamo meglio quando stavamo peggio»?
Al contrario. Sono un progressista, non amo il ritorno indietro o le malinconie nostalgiche di qualche utopista bucolico. La scienza mi dà fiducia. Il punto, però, è che progresso non vuol dire distruggere il pianeta o snaturare la nostra vita. C'è progresso anche ogni volta che ci fermiamo perché comprendiamo che oltre non serve andare o che è dannoso. Progresso non vuol dire andare avanti come muli con i paraocchi.
In alcuni passaggi è molto duro. Sui risparmiatori: «Non provo alcuna compassione per chi perde soldi e lavoro in qualche crac o in qualche truffa…».
A chi ha pensato di arricchirsi oltre il dovuto rischiando su prodotti finanziari speculativi e poi ha perso tutto dico: peggio per lui, così impara. Non avrei salvato le banche che, per aver speculato, rischiavano il fallimento.
Viviamo frastornati da offerte speciali. Ciò che manca è un'etica di comportamento: risparmiare, avere uno stile di vita rispettoso di sé e degli altri…
Se uno mi fa un'offerta speciale, verifico se ho bisogno di quella cosa e, in genere, rispondo: «No grazie». Come dire: l'offerta speciale ha bisogno di uno che la fa e di uno che l'accetta. Chi dei due è più responsabile del consumismo? Entrambi, ma chi fa l'offerta lo è per il 49%, mentre chi l'accetta per il 51%. Quest'ultimo accetta il prezzo, il peso, la responsabilità di essere uno schiavo consumista che deve guadagnare i soldi per pagare ciò che ha comprato e che, di solito, non gli serve per essere felice.
Può indicare passi concreti per chi vuole fare la scelta di cambiare vita?
Cercare equilibrio e armonia prima di cambiare. Consumare poco. Guadagnare con ciò che si ama e che, nel tempo, uno si è specializzato a fare bene.
La vita sociale è un aspetto che può mettere in crisi questa scelta? Se gli amici non la condividono uno rischia di essere isolato, restare da solo e magari essere considerato un po' spilorcio…
Se non hai amici che condividono le tue aspirazioni… sei già isolato. Il mondo è pieno di opportunità. Però se non ci muoviamo non le scopriremo mai. Il che, naturalmente, non sposta di un millimetro il problema (e l'opportunità) della solitudine, che è una componente connaturata alla nostra stessa vita.
Lei vive con meno di 800 euro al mese, a cosa non potrebbe mai rinunciare?
Al computer. Perché faccio lo scrittore e perché è il media della comunicazione.
Le hanno mai chiesto di andare su «L'Isola dei Famosi»? Ci andrebbe?
Andrei dovunque: se ho tempo; se ne ho voglia in quel momento; se penso che contribuisca alla mia esperienza umana; se è divertente; se non mi distoglie troppo dalla scrittura e dalla navigazione; se c'è la possibilità di fare due soldi utili per continuare a vivere in libertà. Della notorietà me ne frego. Su "L'Isola dei Famosi"> mi pare che si debbano costruire capanne, accendere i fuochi, pescare. Mica male, lo so fare. Credo che mi caccerebbero però: comincerei a pontificare contro il consumismo e lo strapotere del capitalismo. La tv non ama queste sparate.
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