Cultura e Spettacoli
Domenica 27 Febbraio 2011
Le sorelle Fontana, fiaba
anche un po' comasca
Lo stilista indiano Joseph D'Souza, ma lariano di adozione, collaborò con l'atelier negli anni d'oro, quando Zoe, Micol e Giovanna vestivano le dive: da Ava Gardner a Audrey Hepburn.
Vi va di vedere una fiction stasera e domani? Certo, l’idea non è originale, ma in questo caso forse l’invito varrà. Va infatti in onda una serie di due puntate, una delle tante, che aprono le pagine dello schermo di casa su un pezzetto glorioso della nostra storia, quello de "L’atelier Fontana" con Alessandra Mastronardi, Federica De Cola e Anna Valle, dirette dal regista Riccardo Milani.
È la storia di tre sorelle sarte che inseguono un sogno e lo realizzano. Sono Zoe, Micol e Giovanna. Di loro è viva solo Micol, ha 97 anni, e dal 1993 esiste una fondazione a suo nome. Dare un’occhiata al video di una sua intervista sul sito www.micolfontana.it è un’sperienza interessante, un tuffo nella genialità italiana. E probabilmente lo sarà anche guardare la ricostruzione della loro vita. Magari sarà un racconto impreciso, la riduzione per la tv corre sempre questo rischio, ma utile a conoscere, o ricordare, quel po’ di Italia che ci ha fatto apprezzare nel mondo. Tra l’altro, i comaschi avranno un motivo in più per incollarsi a Raiuno. La storia delle sorelle Fontana si interseca infatti con quella dello stilista indiano, comasco d’adozione, Joseph D’Souza. D’Souza conobbe le Fontana da ragazzino, studente di moda a Roma, e loro gli aprirono le porte del mondo dello spettacolo romano e, indirettamente, della moda internazionale. D’Souza divenne stilista di Ken Scott.
Ospite di un convento di Francescani a Roma il futuro stilista arrivato dall’India conobbe «il cognato di Nino Manfredi la cui moglie era mannequin e, vedendo i miei disegni, mi suggerì di andare dalle sorelle Fontana. Alla sartoria Fontana conobbi Gigliola, figlia di Zoe, che mi sentì cantare a una festa - spiega D’Souza -. Gigliola fu sorpresa, allora si pensava che gli indiani incantassero i serpenti... Da lì incominciò la mia carriera nel mondo dello spettacolo. Gigliola mi presentò in sartoria a Frankie Lane, un cantante americano che mi fece un’audizione e poi a Silvio Noto della trasmissione Rai "Primo applauso" e finii in tv». A quel punto sembrava che la carriera di D’Souza abbandonasse la strada della moda per quella dello spettacolo. Ma D’Souza viene ammesso all’accademia di moda Koefia a Roma e nel 1964 diventa assistente del pittore-stilista Ken Scott a Milano, grazie a un’altra conoscenza romana provvidenziale. «A Roma incontrai la nuora di Gino Cervi, Giuliana, la quale conosceva il socio di Ken Scott. Lei mi portò a Milano da lui. È grazie a Ken Scott che conobbi Como dove venivano stampati a mano i tessuti di Scott».
Ma per tornare alle Fontana, chi erano Zoe, Micol e Giovanna Fontana? Tra ragazze che nascono a Traversetolo, in provincia di Parma ai primi del ’900, figlie di una mamma sarta, Amabile Dalcò. Dopo anni di gavetta, l’idea che le rese vincenti fu anche quella dei corpetti aderenti e delle gonne a ruota, piacquero moltissimo. Il successo vero per le tre sorelle arriva però nel 1948 grazie al cinema, in particolare all’attrice Myrna Loy, che nel film "Il caso di Lady Brook" indossa solo abiti Fontana. A quel punto per le Fontana inizia la vera ascesa al successo internazionale, i loro vestiti vengono indossati dalle mogli dei potenti: Eisenhower, Truman, Kennedy e dalle star del cinema Linda Christian, Ava Gardner, Audrey Hepburn, Ingrid Bergman, Sophia Loren, Kim Novak, Grace Kelly, Anita Ekberg. La strada era tracciata, ma la prima boutique arrivò nel 1955 e nel 1960 la produzione pret-a-porter. Fu poi la volta di quella di accessori, profumi e valigeria. Giovanna morì nel 2004, Micol è l’unica ancora viva, alle soglie del compimento del secolo. Il nome Sorelle Fontana è un marchio che ancora oggi garantisce lusso e precisione sartoriale, ma che si è anche guadagnato allestimenti in Italia e negli Stati Uniti, anche permanenti.
I loro abiti si possono ammirare sempre, per esempio, al Musem Legion of Honor di San Francisco e a quello d’Arte e Costume di Venezia, al Metropolitan, al Guggenheim di New York e al Louvre di Parigi. L’ultima mostra tematica è stata organizzata per il novantesimo compleanno di Micol Fontana, nel 2003 ai Musei Capitolini di Roma. Se il sito della Fondazione Micol Fontana garantisce un tuffo nella magica atmosfera fiabesca del Dopoguerra, e un occhio di riguardo alla promozione dei giovani stilisti, quello delle Sorelle Fontana (www.sorellefontana.com) ha lanciato un solido ponte tra storia e attualità, tra passato e presente. Roma resta la capitale delle Fontana, tanto che la città eterna ha dedicato una via a Zoe. Sulla sartoria Fontana c’è una gran mole anche di documentazioni librarie e audiovisive. Sono tutte raccolte dalla Fondazione Micol Fontana e l’ultimo lavoro, in ordine di tempo, è un cd rom multimediale e interattivo. Ha il titolo significativo di "Made in Italy. 50 anni di moda italiana - Abiti e documenti della Fondazione Micol Fontana", vi sono raccolti figurini, foto di abiti in una galleria storica della casa di moda.
Per quanto riguarda il libri, sono sul mercato "Specchio a tre luci", Micol Fontana e Dino Cimagalli, Nuova Eri; "Lo stile dell’alta moda italiana" a cura di Bonizza Giordani Aragno edito dalla Fondazione Fontana; "Vivere con eleganza" di Micol Fontana, edito da Piemme; "900 il secolo della moda" a cura di Bonizza Giordani Aragni, edito nel 2002. Il sogno continua nell’atelier di piazza di Spagna a Roma, a patto che si abbia un bel gruzzolo o una più economica connessione a internet. Ma anche solo guardare la fiction basterà per assaggiare una fiaba e credere nei sogni.
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