Cultura e Spettacoli
Martedì 08 Marzo 2011
Quella svolta al femminile
già entrata nella Storia d'Italia
L'analisi di Gisella Belgeri, tra le promotrici dell'evento del 13 febbraio: "Si è cercato di portare la politica su un piano di convivenza civile"
Se non ora quando non è di per sé strumentalizzabile perché travalica schieramenti e religioni. E' un moto di insofferenza verso percorsi cavillosi o spesso maramaldici, tesi a soddisfare interessi più o meno leciti. Sempre che il lecito rappresenti ancora una parola in uso nel nostro paese! E l'insofferenza nasce come contrasto alle troppe aggressioni. Gli episodi non si contano. E la nostra città non ne è certo immune.
Mi riferisco in particolare al contesto che più pratico e conosco. Ciò che ha subito in questi ultimi anni il mondo culturale è inenarrabile e anche inconfessabile. Bene ha fatto sul Corriere della sera Tullio Gregory a denunciare con lucida chiarezza e dati precisi lo stato delle cose invitando il futuro Ministro dei Beni e delle Attività Culturali a compiere analisi puntuali che portino a capire come si sia potuto verificare un tale disastro, che tutto ha meno che i connotati della trasparenza e del buon governo. Il cinismo con cui si sono messi alla porta e sul lastrico una quantità enorme di lavoratori qualificati legati alla spettacolo e alla cultura - per definizione appartenenti perlopiù al mondo del precariato e dei contratti atipici - e la leggerezza con cui si sono cancellate orchestre, attività concertistiche e musicali o teatrali o della danza, cinema, teatri, archivi, corsi, concorsi, ha registrato un crescendo impressionante. Si è preteso di far passare nell'opinione pubblica che Biblioteche e soggetti culturali quali la Cini di Venezia o l'Accademia della Crusca o la Fondazione Rossini di Pesaro o il Festival dei due mondi di Spoleto, fossero stati illecitamente o inutilmente finanziati dai governi precedenti, quasi si trattasse di favori non dovuti per un servizio sociale, e bollandoli come Enti inutili!
Si è pervicacemente proceduto a penalizzare validissime iniziative culturali e formative sostituendole con avventurosi esempi di entertainment lucrativi (almeno per chi li promuove) presentandoli sotto l'ombrello di un management di grande novità, rilevatosi molto spesso inefficace quanto inesistente. A nulla sono valse le reazioni delle categorie o degli artisti e studiosi dell'arte e della musica. Siccome sono interessati - e certo! - il loro giudizio non vale, anzi è un'aggravante.
Ora siamo con i nodi al pettine e ci accorgiamo che l'Italia ha bisogno come il pane di cultura. Ma davvero? E di quale cultura? Non vorrei buttarmi su troppo facili ironie ma non credo di scoprire il Santo Graal dicendo che ora si deve smettere definitivamente di scherzare. I danni sono visibili a tutti. Dobbiamo solo ricostruire ahimè, dopo l'alluvione dei guadagni facili, delle scelte arroganti, delle incompetenze gestite con baldanza, e specialmente della mancanza di rispetto per il cittadino e per le professionalità che certo non mancano all' Italia con buona pace di chi decide di penalizzarli. Una quantità enorme di cittadini è pesantemente provata dalla mancanza di qualsiasi prospettiva dovuta a decisioni di contrasto strategicamente errate. Ma è ancor più segnata dalla mancanza di punti di riferimento e di interlocuzione. Dal comprendere che le difficoltà non sono equamente ripartite ma si presentano senza via d'uscita per quelli che non riescono a mettersi in salvo, che non stanno al gioco dei feudi e dei potentati più o meno nazionali, regionali, locali.
È da questa concezione che occorre fuggire e occorre reagire. Da qui nasce la forza di Se non ora quando che è impressionante e determinata. Le donne che hanno dato inizio al movimento, pur non rinchiudendolo nell'immaginario femminile, dimostrano che non si possono imporre regole incoerenti e in contrasto con la loro volontà di vivere in pace, in libertà, nelle proprie tradizioni, nell'immaginare il proprio futuro con senso di responsabilità e il grande contributo del loro impegno, del loro buon senso e anche della loro grande fantasia. Tutti avvisati.
Gisella Belgeri
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