Cultura e Spettacoli
Mercoledì 23 Marzo 2011
Trentun attori-cuochi in scena
nella cucina della nostra società
È arrivata al teatro Sociale di Como la settimana di "The Kitchen", lo spettacolo di Arnold Wesker portato sulle scene da Massimo Chiesa con una compagnia di 31 giovani attori. Giovedì 24 e venerdì 25 marzo il palcoscenico comasco si trasformerà in una grande cucina, quella del ristorante "Tivoli".
Perché allestire sulle scene italiane questo testo inglese del '57?
È stata una mia piccola follia. Io ho sempre prodotto grandi spettacoli con grandi nomi. Poi ho capito che non stavo costruendo nulla. Dovevo fare qualcosa per questo Paese e per i tanti giovani attori che devono pur entrare nel mondo del lavoro, per vivere e crescere. Ho così messo su provini per 250 attori e ho pensato di produrre questo spettacolo, che per i suoi grandi numeri, si prestava al progetto. Non ci siamo fermati lì ed è nata The Kitchen Company che ha al suo attivo altri importanti allestimenti.
"The Kitchen" è il vostro fiore all'occhiello?
Sì, è un testo scritto negli anni Cinquanta ma attualissimo e vicino alla nostra realtà. Si racconta, semplicemente, la giornata, con ritmi prima lenti e poi sempre più frenetici, nella cucina di questo ristorante che nella mente del drammaturgo è un vero “mondo”, un microcosmo in cui gli esseri umani lavorano gomito a gomito, con l'inevitabile intrecciarsi di amori, odi, intolleranze anche a sfondo razziale.
Si è concesso attualizzazioni?
Non è stato necessario. Per esempio, nella cucina lavorano degli inservienti tedeschi che, a pochi anni dalla conclusione della Seconda guerra mondiale erano visti come “nemici”, intrusi. Avrei potuto trasformarli in rumeni ma non sarebbe cambiato nulla.
Insomma la cucina diventa un laboratorio in cui si osservano i comportamenti umani…
Lo immagino come uno di quei grandi open space, quelle cucine a vista dei ristoranti, separate dalle sale da vetrate. Il pubblico si immagini nei panni dei commensali che osservano il personale al lavoro.
Un lavoro che è però massificato e seriale…
Sì. Come alla catena di montaggio, con tutto quello che ne consegue.
Gli attori cucinano in scena?
No e questo deriva dalle note di scena di Wesker. Mettere cibo vero, fornelli e fuoco in scena sarebbe stata una forzatura inutile. L'elemento realistico è invece caratterizzato dal rumore di fondo, che accompagna sempre il lavoro, in tutte le fasi della giornata.
Un dramma? Una commedia?
Un testo che affronta temi anche non facili ma sempre con leggerezza e giusta ironia, per riflettere sorridendo.
Sara Cerrato
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