Come siamo diventati italiani
Un Paese in punta di diritto

Perché non siamo uno Stato federale? Come nasce il patrocinio dei poveri? Le risposte arriveranno il 31 marzo, a Como, dal convegno giuridico dell'Università dell'Insubria, dedicato ai 150 anni dell'Unità d'Italia, sul piano legislativo. Sul quotidiano "La Provincia", in anteprima, i contributi degli studiosi. Qui, invece, sono scaricabili le due precedenti puntate culturali sulla celebrazione.

di Barbara Faverio

Il primo problema fu il riconoscimento da parte degli altri Paesi. Ma la nascita dell'Italia unita comportò fin da subito una serie di questioni giuridiche che ne condizionarono non solo i primi anni di vita. «Problemi giuridici dell'Unità» è il tema del convegno organizzato dalla facoltà di Giurisprudenza dell'Università dell'Insubria in collaborazione con la Prefettura di Como, che si tiene oggi alle 9.30 al Chiostro di Sant'Abbondio. Del riconoscimento internazionale del neonato Regno d'Italia si occuperà Giorgio Conetti, mentre Sara Tonolo riferirà sui rapporto tra l'Italia e il resto del mondo secondo Pasquale Stanislao Mancini, il giurista che gettò le basi del diritto internazionale privato italiano, i cui studi ancora oggi esercitano una grande influenza sulla codificazione del diritto internazionale privato e sull'interpretazione ed applicazione delle sue norme. I rapporti tra il nostro sistema giuridico e le norme di diritto internazionale - e in particolare i trattati sulla tutela dei diritti umani - sono il tema della relazione di Giuseppe D'Elia. Del vasto capitolo dei problemi dell'amministrazione della giustizia post-unitaria, Cristina Danusso ha scelto di approfondire in particolare due questioni: la formazione dei nuovi organici e la questione del patrocinio delle cause dei poveri. Di grande suggestione rispetto all'attualità è il tema dell'intervento di Giorgio La Rosa, relativo alla scelta di dare al Regno d'Italia un ordinamento comunale e provinciale e non, ad esempio, federale. La legge istitutiva di quell'ordinamento portava la firma di Urbano Rattazzi, che nella sua compilazione si ispirò a  un principio di realismo e corretta interpretazione della natura sociopolitica del nuovo Stato. Infine, la "questione romana" e la politica ecclesiastica saranno al centro dell'intervento di Alessandro Ferrari, che metterà in luce quanto quell'impostazione originaria abbia gettato le basi dei rapporti, improntati a laicità, tra l'Italia con le confessioni religiose.



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