Cultura e Spettacoli
Martedì 26 Aprile 2011
Denti deboli e cariati
gli antichi comaschi
Primi esiti scientifici dai resti tardo-romani dell'area Valduce. Tra le curiosità della necropoli, le tombe alla "cappuccina".
È alto un metro e settantacinque, di corporatura robusta, i denti riportano un arresto nel deposito della dentina, dovuto forse a malattia e a carenze nella dieta, mentre alcune vertebre toraciche e lombari denunciano una lieve degenerazione forse dovuta all'attività svolta nella sua breve vita, conclusasi a poco più di 20 anni d'età. È l'identikit di uno degli abitanti di Como nel V-VI secolo d.C., così come è emerso dagli accertamenti dell'antropologa Cristina Ravedoni, membro dello staff che ha studiato il sito delle terme romane di via Dante-viale Lecco, da poco visibili dopo l'intervento contestuale alla costruzione dell'autosilo del Valduce.
Gli studi della dottoressa Ravedoni, che si è avvalsa dello studio di Archeobiologia del Museo civico comasco, in particolare si sono concentrati su tre delle sepolture rinvenute nell'area delle terme, utilizzata come necropoli in epoca tardoantica quando il sontuoso stabilimento donato da Plinio il Giovane alla città era caduto in disuso ed era stato smantellato. Delle circa dieci sepolture rinvenute nell'area solo tre - raggruppate e più complete - sono state sottoposte a valutazioni antropologiche.
«Abbiamo dovuto limitare gli approfondimenti anche per motivi economici - spiega la dottoressa Ravedoni - Ma abbiamo trovato anche la tomba di un neonato o un feto a termine, non si sa se nato vivo o morto, sepolto all'interno di un coppo. In un'altra area della necropoli c'era una sorta di ossario comune».
Le tre sepolture più interessanti, che si ritiene fossero contemporanee, sono state rinvenute nella fascia orientale del sito: si tratta di due tombe "alla cappuccina" (con tegoloni sotto la salma e copertura di coppi) che ospitavano adulti e di una terza sepoltura con i resti di un bambino. All'interno della prima tomba sono stati trovati i resti di un giovane di 17/20 anni deposto in posizione supina, con le braccia distese lungo i fianchi. «I resti sono spesso stati trovati in posizioni diverse rispetto a quelle originarie a causa delle massicce infiltrazioni dell'acqua di falda che da sempre interessano l'area oppure a causa di crolli parziali delle coperture». Accanto al defunto sono stati trovati un coltello in ferro, che si trovava in posizione obliqua vicino al cranio, un castone in pasta vitrea blu, un fermaglio di ferro, forse all'interno di una borsa di cuoio, e una piccola chiave ad anello, oltre al un dente di animale, forse un amuleto o quanto restava di un banchetto funebre o di un'offerta alimentare.
Nella seconda tomba sono stati trovati i resti dell'uomo di 20/24 anni, anch'egli deposto in posizione supina, ma con le braccia piegate sul corpo e le mani sul bacino. Il suo corredo funebre era composto da una fibbia d'argento, trovata vicino allo sterno, un coltello di ferro, rinvenuto sotto la scapola destra, e una pietra focaia in selce. L'elemento più significativo è una piccola fibbia in bronzo rivestita in lamina d'oro, con un castone rettangolare chiuso da vetro che accresce il riflesso della luce sulla lamina dorata. Infine, la terza sepoltura è quella di un bambino di 7/9 anni, deposto senza alcun corredo funebre. «È molto difficile stabilire se si trattasse di un maschio o di una femmina - spiega la dottoressa Ravedoni - perché a quell'età i caratteri sessuali non sono ancora formati. Possiamo invece dire con una certa approssimazione che l'individuo della tomba 1 era un uomo, cosa che possiamo affermare con certezza per quanto riguarda l'altro uomo, nel quale i caratteri maschili a livello del cranio e delle ossa del bacino erano molto marcati».
Elementi interessanti l'antropologa ha ricavato dall'osservazione dei denti: «In tutti i tre individui è stato possibile osservare un'ipoplasia dello smalto dentale, cioè un arresto, seguito da ripresa, nella deposizione della dentina in tenera età, verso i 5-6 anni. Questo fenomeno si verifica in caso di una patologia acuta o di una carenza alimentare, ipotesi che si potrebbe avanzare in presenza di una necropoli più vasta con questa caratteristica comune». I giovani comaschi e il bambino sepolti nell'area delle terme soffrivano anche di carie. Le ossa raccontano anche altro: il giovane della tomba 1 era di corporatura normale, alto circa un metro e sessanta e con una lieve infiammazione (periostite) su frammenti costali e sui peroni, «forse esito di un evento traumatico», spiega la dottoressa Ravedoni. Impossibile, invece, formulare ipotesi sulle cause della morte per i defunti dell'area delle terme: «Solo in caso di una morte violenta l'antropologo può rinvenire lesioni sulle ossa e ipotizzare la causa di morte - spiega la dottoressa Ravedoni - Se invece la causa è una patologia fulminante che interessa solo i tessuti molli i resti ossei non ci dicono nulla». Lo studio per ora è fermo, ma i resti sono depositati al Museo civico e potrebbero un domani fornirci altre informazioni sui nostri antenati: «Un'analisi microbiologica potrebbe precisare ulteriormente l'età degli individui e potrebbe permetterci di ricostruire la paleodieta, mentre dal Dna - che è comunque molto difficile recuperare - potremmo capire se quegli individui erano parte di uno stesso gruppo familiare. Ma sono studi molto costosi, e non c'è la certezza del successo».
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