Architetture con un'armonia naturalistica

In San Pietro in Atrio la mostra "Nuovi orizzonti" di Walter Trecchi

b.faverio

Ci sono artisti, pittori e fotografi, che hanno la vocazione dell'architetto e che indagano da vicino e in tempo reale la crescita del tessuto urbano della città. Tra costoro c'è anche Walter Trecchi, che pur abitando sulle sponde del lago alla natura spontanea che lo circonda preferisce le periferie delle grandi città, da Milano e New York. Per lui i muri degli edifici possiedono un'attrazione irresistibile e trasmettono il senso anche poetico dell'esistenza. Un video di Francesco Fei, con suoni di Steve Piccolo, dal titolo 21_06_09 - esposti insieme alle opere di Trecchi - dimostra come gli stessi luoghi della città di Milano possano costituire una fonte di ispirazione comune per i giovani artisti. Ci sono del resto anche un capolavoro come la Città che sale di Boccioni o i cantieri romani dipinti da Balla a ricordare come la crescita della metropoli abbia nella modernità un ruolo decisivo nell'immaginario artistico. La città in trasformazione ed evoluzione architettonica, i suoi cantieri con le gru svettanti in aria e i ponteggi a creare barriere trasparenti lungo i muri egli edifici sono anche per Walter Trecchi il soggetto preferito sebbene i suoi dipinti non possiedano nulla della dimensione utopica delle opere futuriste. L'interpretazione della città da parte del pittore nasce piuttosto da una capacità di osservazione e di contemplazione della dimensione urbana. La mostra in San Pietro in Atrio, curata da Carlo Ghielmetti e Sergio Gaddi, ripercorre gli ultimi dieci anni della sua attività rivelandone le origini e svelandone gli ultimi esiti nei lavori intitolati "Antropico-Naturale". È proprio partendo da questi ultimi lavori che si può intuire il senso di questa sua attenta osservazione della dimensione urbana: nonostante la precisione dei dettagli e il taglio delle immagini faccia pensare a una impostazione fotografica e a una dimensione realista, in realtà la sua è una pittura di evocazione. Una pittura, cioè che non descrive, o comunque la cui finalità non è la descrizione, bensì l'interpretazione poetica della città. Nell'ultima serie di opere, infatti, egli accosta in una sorta di dittico le immagini scorciate, viste dal basso in alto degli edifici, a boschi dagli alberi ad alto fusto, cercando un parallelismo, quindi, tra il mondo della natura e quello costruito dall'uomo. Nonostante nelle opere di Trecchi manchi visivamente la figura umana, l'analisi architettonica non è esente perciò da un'attenzione alla dimensione antropologica: lo dimostrano questi dipinti recenti, in cui traspare l'allusione alla possibilità di una vita metropolitana in armonia con la natura, ma lo dimostra anche un altro aspetto delle sue opere: la dimensione materica. Fin dai dipinti dell'inizio del decennio, infatti, appare imprescindibile nel modo di dipingere di Trecchi la presenza della materia sulla superficie della tela: una materia che non è solo formata da pigmento, ma anche da frammenti di materiali e carte. In questo modo la superficie della composizione non appare piana, ma mossa e quasi "costruita" dalla manualità dell'artista, in modo da accentuare la natura accidentale dell'immagine. La visione della città in costruzione è quindi una metafora della operosità dell'uomo che crea, mutuando il titolo della mostra, "Nuovi orizzonti" in cui vivere.

Elena Di Raddo

Cultura e Spettacoli

Martedì 26 Aprile 2011

Architetture con un'armonia naturalistica

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