Cultura e Spettacoli
Venerdì 06 Maggio 2011
La malattia e la cura
Viaggio fra due estremi
In San Francesco la mostra "Ex Voto" di Roberto Coda Zabetta e Filippo Sciascia: "Durante la malattia nasce uno sguardo diverso sulla vita. Abbiamo notato che a Bali il rapporto con la malattia è più sereno che da noi"
Fra arte e amicizia: così si potrebbe definire il rapporto fra Roberto Coda Zabetta e Filippo Sciascia. Un incontro a Bali, dove quest'ultimo vive, la prima mostra insieme alla National Gallery di Jakarta e la voglia di continuare a confrontarsi. L'esposizione "Ex-Voto" allo Spazio Ratti, ex Chiesa San Francesco di Como, fino al 17 maggio, unisce il lavoro dei due artisti: dipinti, ceramiche. Uno sguardo lucido sulla malattia e un altro più pacifico sulla cura, un viaggio fra occidente e oriente. Simpatici e in perfetta sintonia i due amici si raccontano.
"Tutto è nato cinque anni fa nello studio di Filippo a Bali" dice Coda Zabetta "Volevo da tempo fare un lavoro sui malati di cancro, ne abbiamo parlato promettendoci che l'avremmo presentato insieme in Italia. Il mio lavoro parla del cancro facciale, quello che sfigura e non uccide. Filippo ha instaurato un rapporto intimo con la luce come fosse un modello per andare oltre la malattia e sperare. Da qui l'idea di "Ex-Voto"".
"Da quando sono a Bali il mio lavoro è diventato psicologico e introspettivo, la mia spiritualità è l'arte. Mi interessa capire come funziona l'uomo, come assorbiamo energia e luce" interviene Sciascia spiegando l'installazione della mostra, una cupola nera in fondo alla chiesa "In ogni religione la cupola avvicina a Dio. Non dipingo a caso, non mi interessa il soggetto in sé, ma come i soggetti sono disposti all'interno dell'immagine. Cerco di lasciare aperto ogni lavoro, per cominciarne un altro. La ricerca della luce, come conoscenza, è infinita".
Si è da poco chiusa al Pan di Napoli una personale di Coda Zabetta, una lunga riflessione sulla sofferenza umana, come il ciclo sui bambini uccisi in Rwanda, sulle conseguenze della bomba a Hiroshima e sull'uso e abuso delle scienza. Gli chiediamo: l'arte può raccontare il dolore? "Racconto quello che già c'è; non dipingo un quadro ma un progetto. Ero a Londra, sono stato al Royal Marsden Hospital, un ospedale che cura il tumore facciale, così è partito questo lavoro: incontrando gli ammalati. Ho conosciuto persone con gravi malattie ma felici. Durante la malattia nasce uno sguardo diverso sulla vita. Abbiamo notato che a Bali il rapporto con la malattia è più sereno che da noi".
I due artisti hanno incontrato e filmato molti malati con il tumore facciale. "A Bali il male e il bene diventano la stessa cosa" sottolinea Sciascia "Credono nella reincarnazione, se hai quel tumore è perché stai scontando qualcosa avvenuta nella vita precedente" dice Sciascia, che torna poi al suo lavoro: "Mi piacciano materiali in contrasto, liquidi che diventano solidi, che si possono frantumare, ridiventare polvere per mischiarli di nuovo. Solarizzare le immagini lascia spazio alla materia stessa. I materiali in continuità mi ispirano altri lavori. Siamo energia e produciamo energia. L'uomo ha bisogno di creare feticci, gli stessi "Ex-Voto" lo sono. Roberto ne ha dipinti alcuni, io altri. Insieme diventano speranza".
Filippo Sciascia è nato a Palma di Montechiaro, Agrigento, trentanove anni fa; Roberto Coda Zabetta a Biella trentasei anni fa, entrambi hanno debuttato nell'arte nel 1997. Così ricordano gli esordi: "Due sono i motivi che hanno determinato la mia scelta artistica: la possibilità di lavorare con Aldo Mondino e la scomparsa improvvisa di mio fratello" racconta Coda Zabetta "Trovandomi all'improvviso solo, ho capito che dovevo fare qualcosa di concreto; l'arte stava diventando il mio linguaggio, dovevo mettere in pratica ciò che pensavo".
"Ho iniziato a esporre nel 1997 in Italia e subito mi hanno proposto un progetto come architetto, da realizzare in Indonesia: un centro d'arte. Mi sono trovato bene e mi sono fermato dieci anni, non pensavo di tornare. Roberto mi ha fatto venire voglia di lavorare in Europa" spiega Sciascia. Con leggerezza ironizzano sulla competizione: "Oggi molti artisti non vogliono confronti. Ma la competizione, se sana, è costruttiva. Fra noi c'è dialogo, ciò che mi dice Filippo è coerente e vero. Ci credo". Conclude Filippo Sciascia: "Lui può criticare il mio lavoro e io il suo. Ci aiuta a crescere. E'uno scambio creativo oltre che una bella, reale amicizia".
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