Cultura e Spettacoli
Mercoledì 25 Maggio 2011
La metropoli fantastica
sospesa fra terra e cielo
Giovedì 26 maggio alla libreria Ubik di Como lo scrittore Giusepe Pederiali presenta il suo ultimo romanzo "Il ponte delle Sirenette"
di Fulvio Panzeri
Che Giuseppe Pederiali sia uno dei nostri narratori "di razza", uno scrittore che sa affabulare la realtà raccontandoci storie complesse e sempre così curiose e piene di una giusta e distaccata partecipazione, lo dimostra con questo suo ultimo romanzo "Il ponte delle Sirenette" (Garzanti, pag. 380, euro 18,60), che è una attraversata nel tempo (cinquant'anni) di una Milano un po' nascosta e misteriosa. E tra i drammi realissimi, c'è anche una sorta di affermazione di un'aura fantastica, anche intorno ad una metropoli che sembra allontanare dall'immaginario. E che sia un libro su Milano, dagli anni Venti agli anni Sessanta, con un epilogo datato 1981, lo sta a dimostrare il titolo, quel Ponte delle Sirenette, uno dei tanti luoghi di una Milano nascosta, che ora si trova al Sempione, ma che originariamente era sui Navigli e proprio da quella collocazione originaria parte il romanzo, quando viene trovato ai piedi del pilastrino della sirena, un grosso fagotto da cui spunta la faccia di una bambina che verrà chiamata Sirena Colombo, «nome e cognome che racchiudevano due creature, una d'acqua e una di cielo», che entrerà nell'orfanotrofio delle Stelline, che verrà affidata ad una famiglia, a Gemonio, nel Varesotto, dove arriva nell'inverno del 1930, in corriera, accompagnata da due suore, ma lì per lei la vita non sarà semplice, capirà ben presto la durezza della vita, le sue meschinerie, il suo piatto dissapore.
Perderà una figlia che forse le è stata venduta e finirà come pazza al manicomio di Mombello, luogo emblematico della follia nella Lombardia di quegli anni, situato proprio sulla strada che va a Como, quasi sul confine tra il milanese e il comasco. E proprio in quest'occasione entra in scena una figura eccezionale di questo romanzo, uno dei nomi portanti della poesia lombarda e non solo del primo Novecento, Delio Tessa, che faceva l'avvocato, oltre a descrivere quella Milano di storie perdute nell'ambiente popolare nella sua poesia dialettale, molto amico di Linati e frequentatore di Como, in quegli anni, anche perché come ricorda Pederiali anche in questo romanzo, il Regime aveva una particolare avversione per gli scrittori che usavano i dialetti, come Tessa, tanto che questi era costretto a rifugiarsi nel Canton Ticino. E una contessa, nel romanzo gli dice, quando lo incontra: «L'ammiro come poeta e leggo sempre i suoi pezzi sul "Corriere del Ticino". E poi aggiunge: "Mio marito è di Lugano. Gli svizzeri del Canton Ticino amano la loro lingua simile al milanese, e non badano certo alle direttive di Storace che considera pericoloso, tutto ciò che allontana il popolo da Roma"».
In veste di avvocato di Sirena Colombo, lo troviamo in varie occasioni, anche quando se ne perdono le tracce, mentre è stata rinchiusa a Mombello: "Delio capì che la signora Paganini Lonardo aveva ragione e non chiese di visitare la paziente dell'ospedale psichiatrico. Però, l'indomani del suo secondo incontro con la direttrice delle Stelline, prese la bicicletta e uscì da Milano, in direzione di Como. Superò Dugnano, Palazzolo, all'altezza di Varedo girò a sinistra, attraversò Limbiate e arrivò a Mombello".
C'è nella seconda parte, invece, la Milano degli anni Sessanta, con la presenza di un'altra Sirena, la figlia di Sirena Colombo, che cerca in tutti i modi di aderire ai sogni spezzati della madre, come attraverso la passione per il canto, lei che ha una maniera tutta particolare di cantare le poesie di Tessa sul palcoscenico dei cabaret. La bambina sparita, il tesoro di Ignazio, la genìa delle sirene: il passato torna a lampi e illumina, riscalda ma anche rischia di bruciare il presente di questa giovane donna, attrice e cantastorie nella Milano del boom economico e delle notti magiche con Giorgio Gaber, Ornella Vanoni, Luciano Bianciardi, Giorgio Strehler..., con il giornalista Beppe Pedroni, figura che ricorda quella di Pederiali stesso che attraversava da cronista quella Milano culturalmente avanzata.
È piaciuto molto anche allo scrittore Andrea Vitali questo romanzo, tanto che ha scritto: «Seguire le vicende di Sirena Colombo, una e trina protagonista del romanzo, vuol dire percorrere un intero secolo di storia, giungere alla scoperta di luoghi che ormai sono soltanto pertinenza della memoria, rimembrare italici autori che sono purtroppo caduti nel dimenticatoio e annusare, anche, il profumo di certi cibi che sembrano appartenere a un ricettario desueto. Potrebbe pure accadere di innamorarsi di una delle sirene protagoniste del romanzo: dolcissima fantasia questa, alla quale la scrittura di Pederiali invita senza troppi preamboli.» E questa presenza delle Sirene deriva da una curiosa leggenda da cui Pederiali ha tratto spunto e che riguarda la presenza di queste creature magiche nelle acque lombarde. Lo racconta Delio Tessa a Sirena: un momento struggente che segna l'anima del libro. Troviamo, quando si riferisce al leggendario drago Tarantasio: "Estinto, come sono estinti molti degli animali segreti che vivevano nei nostri navigli. Sempre che non si sia rifugiato anche lui nel Grande Buco. Sparita l'acqua di superficie, è rimasta l'acqua sotterranea, dentro l'enorme buco, una caverna, che si trova sotto i nostri piedi e che occupa mezza Lombardia. L'acqua delle risorgive viene da lì, più pura e fresca di quella che scende dai ghiacciai. Nel Grande Buco si nascondono le sirene d'acqua dolce che abitavano il mare Gerundo, i laghi prealpini, i fiumi e i canali della pianura, specialmente i navigli, che erano i corsi d'acqua preferiti da loro perché frequentati dai marinai delle battane e delle rascone, dai pescatori e dalle lavandaie. I navigli entravano in città, e alle sirene piace vedere come vive la gente, specialmente le donne senza coda, specialmente i bei giovanotti. Spesso si innamorano e fanno innamorare gli uomini." Sirena, incantata dal racconto di Delio che confermava le sue fantasie, domandò: "Allora io potrei essere davvero la figlia di una sirena?". Delio ci pensò su. "Può darsi. Una bambina che ha preso il corpo dal padre e l'anima dalla madre"".
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