Cultura e Spettacoli
Venerdì 27 Maggio 2011
Da Mariano alla Biennale
la "scalata" di Marco Grassi
Grande momento per l'artista di origini milanesi, ma residente nel nostro territorio. Sgarbi, il selezionatore del Padiglione Italia, lo ha apprezzato e scelto. Guarda il video di Beatrice Curiger, la curatrice della rassegna veneziana.
Un espressionista contemporaneo. Così possiamo definire Marco Grassi, artista visivo nato a Milano ma residente a Mariano Comense, che a giugno esporrà il suo ultimo ciclo, "Thirteen" nel Padiglione Italia della Biennale di Venezia, dal 4 giugno al 27 novembre. L'architetto quarantacinquenne, nonostante gli studi al Politecnico – preceduti dai corsi all'Accademia di Brera – non ha mai abbandonato l'arte della pittura, seguendo un percorso molto particolare che lo ha portato a concentrarsi sulla figura umana, in particolar modo femminile, ripresa nella sua trasgressione un po' narcisistica, secondo i dettami della cultura pop, mitigata però nella sua sfrontatezza da una pennellata espressionistica, cromaticamente viva e allo stesso tempo dolce, che riporta al centro il dramma di quegli animi che sceglie di dipingere o, più in generale, dell'animo umano. «La mia è una pittura espressionista, più emozionale e visiva che intellettuale, quindi sì, per certi versi può ricordare gli artisti tedeschi e austriaci come Munch, che erano molto sanguigni». L'attività espositiva ha avuto inizio agli albori degli anni '90, conquistando immediatamente le simpatie e l'approvazione pubblica, cosa che gli ha permesso in seguito di partecipare a numerose collettive e concorsi nazionali, giungendo finalista al Premio Cairo del 2004. Mostre personali hanno continuato a susseguirsi incessantemente fino ad oggi in spazi pubblici e privati, da Roma a Milano, da Bologna a Parigi, accompagnate da interventi di noti art curators, come Luca Beatrice, Maurizio Sciaccaluga e Ivan Quaroni. «Sono un artista figurativo, ciò significa che prediligo la figura umana. "Thirteen" è una serie nata da un viaggio a Los Angeles, dove mi è capitato di imbattermi in queste figure di skater adolescenti, che facevano i duri senza in fondo esserlo. Ho preso degli schizzi, ho fatto delle fotografie e mi sono messo al lavoro». L'artista conosce da vicino anche Sgarbi - il critico selezionatore del Padiglione Italia -, che ha curato alcune collettive dove sono stati esposti anche suoi quadri. «Mi sono sempre trovato bene; quello che criticano alla Biennale, cioè il fatto che ci sia un po' di disorganizzazione, è però vero. A me l'invito ufficiale è giunto solo quattro giorni fa».
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