Cultura e Spettacoli / Como città
Lunedì 30 Maggio 2011
L'arte di Alfonso Salardi
fra i banchi del Giovio
Pittore di spicco del '900, fu anche professore al liceo che oggi ricorda la sua vocazione all'insegnamento
Sarà compito di altri ricordare la figura di Alfonso Salardi, pittore di spicco nel panorama italiano del '900, protagonista di un originale percorso artistico che lo ha condotto dal naturalismo all'astrattismo, morto esattamente trent'anni fa nella nostra città dove ha vissuto a lungo. L'occasione sarà oggi alle 17, al liceo Scientifico Paolo Giovio di Como, con gli interventi di Clemente Tajana, Alberto Longatti, Alberto Rovi e Vincenzo Guarracino. Quella che vogliamo qui ricordare è invece la figura di Alfonso Salardi professore, ma sarebbe meglio dire maestro del liceo Giovio in anni lontani, il cui busto campeggia oggi tra i libri della Biblioteca del liceo di via Pasquale Paoli. L'incontro di oggi nasce infatti da un doppio stimolo, da una parte ripensare l'opera di un artista importante e originale, dall'altro richiamare l'esperienza di un maestro, di una persona che credeva nella scuola e interpretava l'insegnamento come una vocazione ed una passione da trasmettere ai giovani. Per questa ragione il liceo Giovio di Como si onora di avere avuto tra i propri maestri e docenti Alfonso Salardi, e l'iniziativa di oggi vuole essere un'occasione per togliere quel velo di polvere e di oblio che allontana il passato, se questo non è rivissuto alla luce del presente. Salardi nacque a Carpi nel 1914, arrivò a Como nel 1937, città dove abitò fino al 1969, successivamente si trasferì in Brianza per qualche anno, per poi tornare nel capoluogo lariano dove morirà nel 1981. Diplomato all'Istituto d'Arte di Modena, Salardi insegnò disegno e calligrafia nelle scuole serali e domenicali, insegnò anche nelle scuole medie. Nel 1945 fu trasferito al ginnasio di Como, nel '46 - '47 fu docente all'istituto Magistrale Teresa Ciceri; dal '41 al '59 insegnò disegno d'ornato e geometrico, disegno e pittura, presso la scuola d'arte e mestieri Castellini serale e domenicale. Ed eccoci al 1950, quando l'artista carpigiano, oramai comasco d'adozione, ebbe la cattedra di disegno presso il Liceo scientifico Paolo Giovio, che allora si trovava nella sede storica di via Jacopo Rezia, cattedra che tenne fino al 1959. Sono anni lontani, in una Italia e una Como assai diverse da oggi; basti pensare che il Giovio, unico liceo scientifico del comasco, all'epoca in cui vi insegnava Salardi contava in tutto circa duecento studenti; oggi gli studenti sono circa 1300 solo a Como, poi ci sono le sedi di Cantù, Olgiate, Erba e Menaggio. La scuola di massa negli anni '50, seppur ancora per poco, doveva attendere! Ma com'era il professor Salardi, docente e maestro del liceo Giovio? Era uno di quei professori che tutti gli studenti vorrebbero avere, o avere avuto; era amato dai suoi ragazzi il professor Salardi, perché trasmetteva entusiasmo e passione per l'arte, e ciò accadeva perché l'arte era la sua vita, oltre che il suo mestiere. E come tutti i maestri amati dagli allievi, ci ricorda oggi il figlio Romano al cui impegno dobbiamo l'iniziativa di oggi, Salardi aveva un soprannome che circolava nelle aule di via Rezia, era infatti chiamato "Spatolino", perché non si accontentava che i suoi studenti per le lezioni di disegno temperassero la matita normalmente, voleva infatti che la grafite fosse molto appuntita, per cui gli allievi dovevano affilare la matita sopra un carta vetrata applicata su un supporto di legno, era questa la mitica spatolina! Abbiamo una bella testimonianza sul Salardi artista, uomo e maestro del liceo Giovio che merita di essere ripresa; si tratta del ricordo che scrisse anni fa don Fulvio Vittori, docente di Lettere e vice-preside del Giovio negli anni in cui vi insegnò Alfonso Salardi. Nel ricordo dell'amico composto subito dopo la sua morte, don Vittori scriveva che «chi è stato vicino a Salardi, o come amico o collega o preside, sopra un argomento, almeno, può essere categorico e cioè, sull'amore, sopra i sacrifici, sopra il lavoro massacrante, che egli portò al suo dovere di Maestro»; «impareggiabile maestro nell'arte del disegno, dovunque sia stato docente».
«Al liceo Scientifico Giovio di Como - scriveva ancora don Vittori - dove maggiormente brillò il suo impegno, divennero proverbiali la sua capacità e la sua dedizione. Egli dovette vincere molte battaglie: la scarsa considerazione in cui gli alunni tenevano la sua materia; l'inevitabile indisciplina, legata a quell'insegnamento; il suo temperamento, ansioso ed emotivo, che si esprimeva in molte minacce senza seguito di punizioni. Ma il suo lavoro e la sua capacità di trasmissione furono tali, che agli esami di maturità si dovevano i suoi alunni classificare dal 7 in su, per poter assegnare qualche 6 agli altri maturandi. E quando al Politecnico i suoi ex alunni universitari erano riconosciuti come provenienti dal Giovio di Salardi, i docenti volentieri li premiavano con votazioni lusinghiere. Non c'è ex alunno che oggi al nome di Salardi non sorrida di compiacimento, appena velato dal rimorso d'avergli combinato alcune birichinate». L'immagine di Salardi che ci giunge dal ricordo di chi lo conobbe da vicino, è dunque quella del professore e del maestro, che ama profondamente quel che fa e per questo vuole bene ai propri studenti, e attraverso l'amore e la passione forma gli uomini oltre che le menti. Salardi ad un certo punto della sua evoluzione abbandonò la figurativa tradizionale ed iniziò a scomporre la realtà, l'astrattismo era diventato per lui infatti sinonimo stesso di libertà. La sua profonda interiorizzazione dell'arte ci permette di comprendere un aneddoto gustoso del Salardi professore del Giovio, che riprendiamo sempre dal ricordo dell'amico Fulvio Vittori, che ne parla come di un fatto "sconcertante". Ricorda quest'ultimo una visita con gli studenti ad una mostra di Modigliani al Palazzo Reale di Milano: «Vi accompagnavamo in visita, la indimenticabile preside del Giovio Gianone, Salardi e io, un gruppo di alunni: si formarono istintualmente tre gruppi di alunni: davanti la preside che sfogava la sua indignazione ad alta voce sopra le "sconcezze artistiche" del Maestro, i "colli d'oca" delle sue figure e così via; seguiva Salardi con i suoi giovani, che s'infiammava di ammirazione di fronte all'"arte nuova" di quel "Grande"; poi venivo io con il mio gruppetto, in tacito silenzio. All'improvviso un vocio, un alternarsi di parole, un guazzabuglio da non dire scossero la quiete della visita: Salardi aveva sentito alcuni "blasfemi" apprezzamenti della buona Gianone: e se non fossi intervenuto, l'alterco sarebbe degenerato in qualcosa di molto spiacevole: e così, spinta dolcemente e fermamente quella brava preside fuori dalle sale, lasciai che Salardi, tutto agitato e furibondo, si calmasse solo, davanti ai "colli di cigno" del suo Modigliani, maestro di libertà». Ricordi lontani, eppure vicini, perché di maestri di libertà come Alfonso Salardi anche oggi abbiamo bisogno, ed è per questo che la comunità del Giovio lo ricorderà oggi.
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