Cultura e Spettacoli
Martedì 31 Maggio 2011
Escrivà e Urio: "Lo brucio
se non lo sistemate bene"
Como, il suo lago e il centro spirituale di Urio al centro del volume che ripercorre il rapporto del fondatore (e santo) dell'Opus Dei con la Lombardia.
C'è tutto il nord della Lombardia, con i suoi laghi, nella mappa dei luoghi visitati da San Josemarìa Escrivà. Un'area molto vasta e amata dal sacerdote fondatore dell'Opus Dei e che Lorenzo Revojera ha voluto fotografare a parole nel suo libro appena pubblicato dalla casa editrice Ancora, dal titolo "San Josemarìa in terra lombarda - con lo sguardo alla madonnina 1948-1973". Un volume di 208 pagine che racconta il Lario, i luoghi della provincia di Varese, di Lecco, con qualche incursione al confine con la Valtellina, attraverso le visite compiute dal Santo nei diversi territori della Lombardia fino ad appena due anni prima della sua morte. Ma San Josemarìa, come Revojera chiama Escrivà per tutta la durata del volume, fece tappa molto spesso anche in Ticino, a Lugano e in altri centri dell'Europa dove voleva fare «la preistoria dell'Opus Dei» vistando i vescovi locali. Una preistoria che, per la Lombardia, partì però da Milano e dalla città salì verso nord, arrivando molto spesso a soggiornare nei paesi lungo le rive del lago di Como che Escrivà prediligeva per la sua tranquillità e per la bellezza dei paesaggi e delle montagne che il Santo amava visitare per riposarsi, ma soprattutto per organizzarvi i tantissimi incontri con i suoi discepoli. Escrivà volle tra l'altro fare del Lario il quartier generale della sua organizzazione, sede che individuò nel castello di Urio. Il castello divenne, dal 1955, la sede di formazione di uomini e donne che entrarono a far parte dell'Opus Dei. Del castello di Urio parla diffusamente Revojera, che fu il primo milanese ad entrare nell'Opus Dei nel 1950 quando aveva solo vent'anni, anche per ricordare ai lettori che proprio a Urio San Josemarìa incontrò, per l'ultima volta, un gruppo di suoi fedeli il 25 agosto del 1973. San Josemarìa fece però tappa anche a Cantù, a Como, a Caglio, a Varese e Premeno, a Civenna e Bellagio, a Lecco e Montevecchia, fino a Piona e in molte altre località limitrofe dalle quali si trovava a passare diretto verso il Ticino.
Nel libro di Lorenzo Revojera - insieme al racconto molto circostanziato delle tappe dei vari soggiorni del fondatore dell'Opus Dei e di molte delle riflessioni e dei discorsi che lo stesso Escrivà tenne in quelle sedi a uomini e donne che credevano in lui - si trova un ricco apparato iconografico. Si tratta di fotografie del Santo in compagnia di collaboratori e seguaci, moltissime scattate proprio sul lago di Como, spesso all'interno del giardino del castello di Urio negli anni Cinquanta.
In arrivo spesso da Milano e diretto sul Lario, San Josemarìa si fermava volentieri anche a Como città dove a volte gli capitava di incontrare quelli che lui chiamava i suoi "figli" e con i quali amava pranzare, al ristorante «Da Emilio» in via Bossi e poi concludere la conviviale con una gita ad Arona sul lago Maggiore. I comaschi potranno riconoscere in questo libro molti luoghi noti, tra cui anche il percorso verso le sorgenti del Lambro, citato nel volume.
Ma anche di Varese Revojera racconta, indicando con grande precisione anche i luoghi in cui Escrivà soggiornò, all'albergo Bologna per esempio nel corso delle sue frequenti visite in Lombardia a caccia dei luoghi più giusti dove riunire i suoi "figli" e soprattutto dove poter tenere i suoi incontri, nei quali illustrava i dettagli della linea guida dell'organizzazione religiosa da lui voluta e condotta.
Prima di perfezionare la scelta del castello di Urio, Escrivà aveva iniziato una trattative per un luogo a Gravedona, trattativa che però non andò mai in porto.
Il desiderio del Padre dell'Opus Dei continuava tuttavia ad essere quello di individuare «una sede adeguata per le attività di formazione cristiana promosse dall'Opera, che - quando sono di una certa durata - è bene organizzare fuori città, in un ambiente distensivo». E fu così he, nel 1950 sollecitò a trovare quella sede a Como, in una lettera a don Salvatore Moret, Vicario dell'Opus Dei per l'Italia. Ma fu il 1954 l'anno buono. A Urio, vicino a cernobbio, vendevano il castello che fu comperato il 5 aprile dell'anno seguente dal proprietario, il barone Langheim. L'Opus Dei, su imput di Escrivà, si era già organizzata per gli acquisti di tali entità attraverso la creazione di una spa i cui azionisti erano amici e collaboratori della stessa Opera.
E Revojera descrive i momenti pre e post acquisto del castello con grande emozione, ricordando anche il fascino che esso esercitò su San Josemarìa, il Padre, scrive l'autore «Ci raccomandò di curare molto i lavori di adattamento, soprattutto per ciò che si riferiva alla cappella, che era da fare ex novo. Voleva che il Castello diventasse un grande strumento apostolico: "Se non lo sistemate bene, ve lo brucio!" diceva scherzando». Il primo corso di formazione di un mese al castello di Urio fa data nell'estate del 1955. Nel 1963, nel «Castel Nuovo» accanto all'antico, nacque anche una scuola alberghiera. Ma San Josemarìa trascorse anche alcuni mesi estivi, tra il 1969 e il 1970, a villa Gallavresi a Premeno (Va), ma passò anche dalla Brianza, da Cantù, per scegliere gli arredi degli edifici romani dell'Opus Dei. Nel 1971 Escrivà trascorse parte dell'estate a Caglio e due anni dopo a Civenna, nella villa Mora-Buonconvento. Escrivà morirà a Roma nel 1975 e nel 2002 fu proclamato beato da Papa Wojtyla. Di Escrivà restano in tutto il territorio lombardo targhe e intitolazioni di luoghi che ne ricordano il passaggio.
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