Cultura e Spettacoli
Lunedì 13 Giugno 2011
Il Risorgimento di Chiàppori
è tutta un'altra Storia...
Il 15 giugno lo scrittore e disegnatore lecchese presenta il suo libro, a Erba, introdotto dal giornalista Gianfranco Colombo.
Dopo mesi di tricolore, inno di Mameli e celebrazioni in pompa magna, ecco un'occasione per ricordare la nostra Italia unita senza prendersi troppo sul serio. Come fare ce lo spiega Alfredo Chiàppori, vignettista satirico tra i massimi del Belpaese (e collaboratore del quotidiano «La Provincia») che con il giornalista Gianfranco Colombo presenterà il volume «Storie d'Italia 1846-1896 presso la Libreria di Via Volta di Erba domani sera dalle ore 21, nella cornice di «eSTATE in città». Riedizione antologica di tre volumi pubblicati a partire dal '77 sotto caldeggiamento di Oreste del Buono, allora direttore di «Linus», «Storie d'Italia» racconta il Risorgimento e l'unità movimentando la ferrea logica storica con la penna danzante della satira, rovesciando luoghi comuni e sacri crismi che costantemente si accompagnano alla lettura della Storia, sia privata che, soprattutto, didattica. Con la lucidità infusagli dalla matura conoscenza degli eventi e dei personaggi, Chiàppori sviscera le personalità sia dei più celebri attori nell'opera risorgimentale, sia del popolo più minuto o delle giubbe rosse come voci corali, scoprendone ossessioni, manie, sentimenti e piccolezze. Una lettura della Storia inconsueta, che non sta male in quest'Italia in cui, secondo l'autore, «la satira trova ancora il suo respiro nelle vignette in prima pagina dei quotidiani nazionali, con autori di primissimo piano quali Altan, Ellekappa e molti altri», sfatando quindi in parte il mito di una stampa oscurantista e ostinatamente imbavagliante. E la televisione? «Non la guardo molto in onestà, ma so che autori molto bravi come i fratelli Guzzanti o il nostro Albanese riescono a bucare lo schermo, anche se, purtroppo, non sempre con i giusti spazi». Uno scenario, quindi, d'inguaribile ottimismo e lontano dall'escatologia del pensiero collettivo sulla libertà d'espressione, che amplifica pertanto il valore di un'opera leggera nel centocinquantenario di tutta Italia: «Storie d'Italia» palpita dell'importanza di leggere e fare Storia con approccio critico e ampissima visione, dimenticandosi di sacralizzare le verità dei libri di scuola in cui, anzi, andrebbero sdoganati testi come questo. Testi semplici, che parlano agli uomini prima che agli studenti e che nelle mani di una docenza lungimirante potrebbero restituire ai giovani quella coscienza civica che, si ripete con stanca noia, a loro manca.
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