Benedetto XVI, nel corso della sua recente visita a Venezia, aveva giocato con la nozione di "liquidità", sinonimo di quell'effimero su cui non può essere fondata alcuna città. Venezia è costruita sull'acqua, ma non è "liquida". A scivolare via dalla laguna verso la metropoli lombarda, però, poche settimane più tardi, è stato il patriarca Angelo Scola, nominato dal Papa arcivescovo metropolita di Milano. Se vi è una metafora felice per descrivere il paradigma culturale del cardinal Scola, è proprio quella della "solida apertura" del suo pensiero filosofico e teologico, in cui antropologia ed etica giocano come cardini di una porta che permetta agli uomini e ai popoli di entrare in relazione tra di loro.
Negli ultimi anni, quelli del patriarcato a Venezia, il cardinale Scola ha rivolto la sua attenzione a questo tema, che ha risvolti ben più profondi rispetto all'emergenza umanitaria delle migrazioni. La sua intuizione del "meticciato di civiltà" - proposta come "orizzonte interpretativo" e non come "categoria teoretica compiuta" - rappresenta il tentativo di affrontare in modo nuovo questa mescolanza dei popoli che investe la totalità del pianeta e che si caratterizza, rispetto al passato, per una inedita bidirezionalità. Il cardinale Scola sfugge al banale "melting pot" - già ampiamente fallito - ma si defila anche dal tanto invocato "multiculturalismo" che difetta di profilo identitario. È necessario un riferimento profondo per dialogare, perché l'integrazione non si improvvisa per abbracci. Ecco perché mi piace l'immagine di una porta solida, con il suo architrave e i cardini ben oliati. Una porta fatta, però, per aprirsi, per lasciar passare i popoli e metterli in relazione. Proprio giovedì 30 giugno, inaugurando i lavori della Summer Ethics Conference - organizzata a Venezia dallo Studium Generale Marcianum, che insieme alla Fondazione Oasis per il dialogo interreligioso rappresenta la punta di diamante dell'episcopato di Scola in laguna - il cardinale ha introdotto il convegno su Il Mediterraneo e i suoi Paesi del sud e del nord. Lo sviluppo, i rapporti, i cambiamenti e la ricerca di dialogo nell'odierno Mare Nostrum. Non v'è chi non veda la grande attualità del tema e della prospettiva. «È vero - ha detto il cardinale - che l'economia ha bisogno di etica, la quale, a sua volta, implica sempre una antropologia. Non tuttavia per correggere a posteriori le deformazioni che essa stessa produce, ma per garantirne un più corretto funzionamento. È perciò urgente proporre e approfondire il tanto prezioso quanto incompreso richiamo di Papa Benedetto XVI alla necessità di ripensare la ragione economica, includendovi il principio di gratuità e di fraternità». Mi sembra di cogliere in queste parole la chiave di lettura della proposta culturale del cardinale Scola, segnata sempre da uno sguardo di simpatia sull'umano, chiamato ad aprirsi sul dono della rivelazione cristiana. Indubbiamente ritroviamo nel suo pensiero l'impronta di don Luigi Giussani, con l'attenzione costante alla centralità di Gesù Cristo "destino dell'uomo" (è il titolo di un bellissimo libro di Scola), alla logica dell'incarnazione e al permanere dell'evento cristiano dentro il "noi" ecclesiale, ma si tratta del centro stesso del messaggio evangelico, coniugato nel contesto della nostra società e nel confronto con le culture e le religioni. Vorrei semplicemente segnalare - oltre al tema attualissimo del "meticciato" - due altri campi in cui mi pare che il cardinale Scola abbia voluto dire parole chiare negli ultimi vent'anni. Il tema della famiglia e dell'amore coniugale è certamente uno dei più studiati dal neo-arcivescovo di Milano (che nel giugno 2012 accoglierà il Papa nel capoluogo lombardo in occasione dell'Incontro Mondiale delle Famiglie). Oltre a due volumi su "Il mistero nuziale">, ricordo un libro più agevole, scritto con linguaggio preciso e fascinoso, Uomo-Donna. Il "caso serio" dell'amore, un testo che non si può non leggere se si vuole comprendere la grande carica umana del suo autore, unitamente al pregevole commento della prima enciclica di Benedetto XVI, dedicata all'amore. Un altro vasto campo di presenza culturale e pastorale è quello dell'educazione. C'è una collana di libretti davvero preziosi, il cui titolo potrebbe denotare il carisma letterario del cardinale Scola, "Fontana vivace": essi raccolgono la trascrizione di discorsi ed omelie tenuti a Venezia in occasioni particolari. Ricordo, specialmente, quelle pronunciate durante gli annuali pellegrinaggi dei giovani alla Basilica della Madonna della Salute. Certo, non bisogna dimenticare gli studi approfonditi su Hans Urs von Balthasar e i manuali di antropologia teologica. Ma, se il Tutto si vede nei frammenti, anche i piccoli libri manifestano una immensa passione.
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