Cultura e Spettacoli / Como città
Venerdì 15 Luglio 2011
Ioudenitch al Carducci:
"Suonare non e' solo talento"
Il pianista domani al saggio conclusivo della masterclass che ha tenuto all'istituo comasco a musicisti provenienti da tutto il mondo
Il vincitore del concorso Van Cliburn e di molte altre competizioni a livello mondiale sarà presente con i propri allievi per coronare un percorso che ha reso lustro alla città: al corso di perfezionamento del giovane maestro di origini uzbeke hanno partecipato allievi da tutto il mondo. Un attaccamento particolare lega Ioudenitch alla terra comasca, fin da quando sbaragliò la nona edizione del concorso internazionale per pianoforte e orchestra Città di Cantù «Devo ammettere che Como è un po' la mia seconda casa» dice Ioudenitch. «Ho studiato alla Fondazione Internazionale per il Pianoforte di Cadenabbia (l'attuale International Piano Academy Lake Como) tra il 1995 e il 1997, diventando poi il più giovane docente, unico ex allievo: un periodo ai vertici della mia vita professionale, quello della vera formazione come musicista, resa possibile dallo studio con figure come Karl Ulrich Schnabel (figlio di Arthur) Rosalyn Turek (la "signora Bach"), Leon Fleisher, Marray Peraya.
Qual è la situazione del pianismo classico oggi?
Credo si debba riconoscere che ci sono abbastanza problemi: confronto schiacciante con il genere pop, marketing commerciale, ma anche una sempre maggiore artificialità che dal palcoscenico sento e mi fa dispiacere. Confesso di non saper vedere una soluzione: da parte mia tento di portare avanti i valori profondi del pianismo classico ricevuti dai miei maestri e dai grandi esecutori che adoro.
Nel mio caso specifico, sono il prodotto della scuola pianistica russa, ma ho potuto assemblare, in riva al Lario, valori e tradizioni di più scuole.
Talento, tecnica? Cosa coltiva di più nei suoi allievi?
Quando si insegna ciò che più conta è capire il messaggio che si sta trasmettendo. È molto complesso formare un vero musicista: prima di tutto un interprete deve imparare a seguire gli intenti del compositore, ma suonare significa capire una montagna di cose. Il talento è fondamentale, ma non si arriva se non si comprende la cultura, se non si sa leggere cosa l'autore voleva dire. Se in un allievo sento solo dita che corrono non mi interessa, è solo un prerequisito. Io devo dare metodo e aprire occhi e orecchie.
Come sono i giovani d'oggi?
Fantastici, ma vogliono fare tutto in un attimo? Non capiscono l'importanza di riflettere sulle cose. Ciò che conta, oltre allo studio intenso e dettagliato, è pensare.
Stefano Lamon
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