Cultura e Spettacoli
Venerdì 05 Agosto 2011
Vita nell'universo:
perché è possibile
Il celebre astrofisico Sindoni ha rilanciato, a livello scientifico, un tema per lo più caro alla fantascienza. Così inizia il suo saggio, che muove dal mix di elementi stellari per argomentare la plausibilità di altre forme di intelligenza nello spazio. Leggi l'articolo nell'edizione de "La Provincia" in edicola il 5 agosto.
Fino ad alcuni decenni fa era ancora possibile, anche dalle nostre città, ammirare le stelle: una volta oscura, incastonata di tremolanti punti luminosi, alcuni fievoli, altri più intensi, e una striscia di luce che attraversa tutto il cielo, la Via Latte. Eppure puntando verso di essa il suo cannocchiale, Galileo si accorse che anche questa polvere luminosa era costiuta da migliaia di astri. Oggi sappiamo che questo agglomerato contiene miliardi di stelle e che il nostro Sole ne fa parte. Il cannocchiale di Galileo era un modesto strumento ottico, con il quale egli era comunque stato in grado di scoprire i primi quattro satelliti di Giove e di studiare la superficie della Luna, ma il progresso ha portato già dalla fine del XVIII secolo a strumenti capaci sia di indagare l'universo sino ai suoi estremi confini sia di delinearne la struttura. Il numero di galassie che oggi possiamo ipotizzare per l'intero universo visibile è quello compreso entro la distanza che la luce ha percorso dal Big Bang fino ad ora, cioè poco più di 13 miliardi di anni luce, ed è di circa cento miliardi. C
(© Elio Sindoni, «Siamo soli nell'Universo?», Editrice San Raffaele, 145 pag., 17,50 euro)
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