Futuristica e metafisica, la fiera Vittoria alata, ha una energia interna che sembra bloccarsi nelle nella densità delle forme. L'opera è del 1935, Mario Sironi (1885-1961) ha cinquant'anni, è stato in guerra nel Battaglione volontario ciclisti con Boccioni, Marinetti, Sant'Elia, ha partecipato alla grande esposizione futurista a Milano, è illustratore per il Popolo d'Italia e tra i fondatori del Novecento italiano. Di carattere fiero e scontroso, con potenti malinconie e una tensione ideale spesso insoddisfatta, comincia il lungo rapporto con l'arte del suo tempo tra la spinta all'innovazione e il richiamo del passato. La solitaria grandezza di Sironi, educatosi tra la Scuola libera del nudo a Roma e lo studio di Giacomo Balla, si gioca proprio nel complesso rapporto tra la contemporaneità estrema e un'idea assoluta dell'arte e del suo ruolo nella storia. La Vittoria, un cartone per l'affresco “L'Italia fra le scienze e le arti” realizzato per l'Aula Magna dell'Università La Sapienza a Roma, è il più importante documento dell'idea sironiana, dal momento che l'originale romano è oggi pesantemente ridipinto. La tela appartiene alla serie di opere monumentali dipinte dall'artista tra la fine degli anni Venti e i primi anni Quaranta, ed è una produzione importantissima nel percorso creativo di Sironi, che fu convinto sostenitore del primato dell'opera realizzata su commissione pubblica, rispetto alla pittura “da cavalletto” riservata al mercato dell'arte.
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