Cultura e Spettacoli
Martedì 04 Ottobre 2011
Né sante né diavolesse
le donne di Vanni Cuoghi
Il pittore, famoso per le sue figurine femminili, all'apparenza dolci, ma profondamente inquietanti, espone a Como in due distinte sedi. Ecco come spiega la sua arte. Guarda il video.
L'eterno conflitto tra bene e male è al centro della personale di Vanni Cuoghi "Novus Malleus Maleficarum", mostra a cura di Ivan Quaroni che si tiene in questi giorni a Como in San Pietro in Atrio. Il titolo dell'esposizione richiama l'omonimo libro - pubblicato nel 1486 dai frati domenicani Jacob Sprenger ed Heinrich Instior Kramer - che raccoglie le istanze della bolla papale di Innocenzo VIII "Summis Desiderantes Affectibus" utilizzate come manuale di inquisizione per la caccia alle streghe. Vanni Cuoghi presenta tredici nuove opere pensate appositamente per lo spazio espositivo che le ospita, oltre a un intervento site-specific nella Pinacoteca Civica di Como.
L'artista spiega la nascita e il significato del suo lavoro.
Vanni Cuoghi, qual è stata l'idea di partenza nel realizzare queste opere?
L'idea di partenza è sicuramente lo scontro tra bene e male. Mi sono accorto tuttavia, durante il lavoro, che i due aspetti si mischiavano sempre di più: le connotazioni tipiche delle creature angeliche - come le ali, i visi dolci e i capelli lunghi -, si confondevano con i visi sgraziati, cattivi e arrabbiati dei demoni. A un certo punto mi sono accorto che probabilmente gli angeli erano un po' troppo zelanti, forse talmente tanto da sembrare cattivi, mentre questi poveri diavoli che appaiono così tremendi, alla fin fine subivano le loro angherie e me li facevano sembrare un po' più simpatici - alcuni, se guardiamo bene, sono anche un po' in sovrappeso, sono proprio dei "poveri diavoli".
Nelle sue opere troviamo molte figure di donne. Che ruolo ha la figura femminile?
La donna all'interno di questo scontro tra bene e male da una parte si è trasformata in figura angelica, mentre dall'altra ha iniziato a fare i conti con la parte un po' più oscura di sé. In alcuni casi è ravvisabile qualche aspetto legato alla figura della strega, ma è sempre un gioco in bilico. Mi piace creare delle situazioni che sembrano in un modo ma che poi, in realtà, si rivelano in un altro: amo raccontare bugie per dire la verità.
Nel complesso, i suoi lavori sembrano rifarsi all'antica arte della "psaligrafia", l'arte di ritagliare la carta...
Esattamente: in realtà sono dei piccoli teatrini su carta. Giocando sempre con i doppi sensi, ho voluto realizzare delle finte illustrazioni per l'infanzia dove, tuttavia, quello che viene narrato, nonostante l'aspetto accattivante e sensuale, non è propriamente adatto per i bambini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA