Ma in Italia la giustizia
rischia il pensionamento

I paradossi del sistema pensionistico raccontati da due reporter economici, in un libro-inchiesta presentato in anteprima ai lettori de "La Provincia". Scaricate i due capitoli di "Senza pensioni. Tutto quello che dovete sapere sul vostro futuro e nessuno osa raccontarvi" (192 pag., 13,90 euro) gentilmente messi a disposizione dalla casa editrice Chiarelettere.

di Walter Passerini e Ignazio Marino
La questione delle pensioni rientra ormai nella più ampia questione della crisi del welfare e della povertà diffusa, a sua volta aggravata da una eccessiva lentezza della crescita economica. A essere e a ritenersi poveri sono strati crescenti di popolazione. All'aumento delle cosiddette fasce deboli si accompagnano la riduzione, se non la sparizione, del ceto medio e la precarizzazione lavorativa della maggioranza degli italiani. A temere per il proprio futuro non sono solo le giovani generazioni, alle quali toccherà saldare i debiti che stiamo loro confezionando e affibbiando, ma le classi più deboli, i dipendenti pubblici e privati, gli operai, gli impiegati, i tecnici, oltre ai professionisti, ai lavoratori autonomi, ai commercianti e agli artigiani. E mentre si allarga l'area delle difficoltà e del disagio, intere generazioni precipitano verso il basso e si restringe e si polarizza verso l'alto la fascia dei più ricchi, molti dei quali hanno costruito le loro fortune sull'evasione e sulla speculazione.
Crescono le disuguaglianze. Otto pensioni su dieci in Italia sono sotto i 1000 euro al mese. Secondo il rapporto Inps 2010, si tratta di 16 milioni di assegni, 12,6 milioni dei quali non arrivano ai 1000 euro. Oltre 3 milioni di anziani prendono, sì, più di una pensione, ma per oltre 7 milioni questa è inferiore ai 500 euro. Si dice che la spesa pensionistica in Italia è troppo alta: oltre 190 miliardi di euro in capo all'Inps nel 2010, con 1,4 miliardi di attivo e 40 miliardi di patrimonio netto. Ma intanto anche chi ha una pensione soffre, perché essa non è sufficientemente commisurata al costo della vita. Attualmente poco più di 9 pensioni su 10 sono calcolate con il più generoso metodo retributivo (93,4 per cento), ma abbiamo visto come la generosità si ferma largamente sotto i 1000 euro. Per i più giovani, ma anche per ampie fasce di trentacinquenni e quarantenni, la pensione verrà calcolata con il più avaro metodo contributivo che determina assegni sempre più bassi.
Da qui all'orizzonte appare più che mai necessaria un'opera di protezione e di integrazione delle pensioni, per far fronte all'emergenza, con forme di previdenza complementari e aggiuntive, che per essere esercitate avranno però bisogno di una relativa capacità di risparmio, oggi inesistente. Si calcola che finora solo 5,3 milioni di lavoratori dipendenti abbiano aderito a fondi pensione, il 23 per cento del potenziale, per la quasi totalità lavoratori dipendenti a reddito fisso, mentre i giovani sono pochissimi.
Fanno sorridere le prediche sui bamboccioni. Dati alla mano, secondo la Banca d'Italia, siamo in presenza di una generazione esclusa, quella dei trentenni scoraggiati che per il 40 per cento vivono ancora con i genitori, privi di futuro, in cerca di lavoro, e che nel 60 per cento dei casi si vedono offrire solo impieghi temporanei, precari, sottodimensionati e sottopagati. Una generazione di sprecati.
 Una bussola per orientarsi. In questo libro accompagneremo i lettori nel labirinto delle pensioni, segnalando innanzitutto le mutazioni del contesto di riferimento e le trasformazioni legislative più rilevanti che hanno aggravato la situazione: la scarsa crescita economica e il calo demografico, che riduce le forze in entrata e allunga l'età e la speranza di vita dei pensionati, hanno contribuito allo squilibrio dei conti, allo sbilancio fra entrate e uscite contributive. Ma la stessa legge di passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo ha sostanzialmente introdotto la rivoluzione delle pensioni e ha fatto scattare il timer della bomba previdenziale. I paradossi sono molti, ne basti citare qui uno per tutti: oggi sono i giovani atipici e gli immigrati a sostenere l'attivo delle casse previdenziali dell'Inps e a pagare le pensioni degli altri, mentre quando questi stessi andranno in pensione il mondo sarà cambiato e rischieranno l'assegno sociale.
Oltre alle concause e alle responsabilità, passeremo in rassegna i grandi comparti previdenziali e la situazione delle principali categorie pensionistiche: i lavoratori dipendenti privati e quelli pubblici; i 4 milioni di atipici, vale a dire i temporanei e gli intermittenti, che dovranno mettere insieme frammenti di carriere spezzate; i professionisti vecchi e nuovi, che non sono esenti da rischi e contraddizioni, anche di tipo generazionale; i lavoratori autonomi, gli artigiani e i commercianti, che rischiano di essere i più tartassati; gli immigrati, le casalinghe e gli over 65, protagonisti non sempre vincenti di controverse situazioni previdenziali.
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