Cultura e Spettacoli
Martedì 03 Gennaio 2012
Nel mondo di Arthur
c'è la magia di Besson
Terzo appuntamento con la saga dei Minimei dove spicca il coraggio del bambino Arthur contro il cattivo Maltazard. Singolare la tecnica di animazione "alla francese". Ecco alcune immagini del trailer.
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Si completa, dopo una gestazione ultradecennale, la trilogia che Luc Besson ha organizzato sulla falsariga dei suoi stessi libri per l'infanzia, in bilico tra il nostro mondo e quello, più che lillipuziano e sotterraneo, dei Minimei dove il bambino Arthur viene cooptato da eroe qual è, mentre il malvagio Maltazard acquisisce abnormi proporzioni perseguendo sulla superficie terrestre il proprio progetto di dominazione e di assoluto potere. "Arthur e la guerra dei due mondi" quindi è esplicito fin dal titolo nella contrapposizione che è il motore narrativo della saga.
Al pubblico cui si rivolge impartisce la lezione ambientalista che contrabbanda con sano spirito d'avventura dietro le accelerazioni vorticose consentite da un'animazione computerizzata di pregio, in un riuscito amalgama con la recitazione di attori in carne e ossa che non guastano il versante fantasy anche per il carattere dei personaggi (adulti) che interpretano con opportuno disincanto e un fondo di comicità che garba al pubblico deputato di Arthur e dei suoi minuscoli compagni, a cominciare dalla principessa Selenia dei Minimei e con l'imprevista complicità del figlio del perfido Maltazard così introducendo una delle più riuscite citazioni (ma già nel secondo episodio Luc Besson scioglieva un voto a "Star wars") in un film che certamente non ne lesina.
Il gioco a rimpiattino che "Arthur e la guerra dei due mondi" conduce - ne fanno parte sia la tecnica mista sia le dimensioni giustapposte e intercambiabili dei personaggi - si conclude con il riassunto introduttivo di una storia ripartita nei tre episodi, secondo un ormai noto modello di utilizzazione intensiva di un soggetto cui il regista francese si è votato versandovi uno spirito, è stato osservato, tra l'alternativo e il naif che lo rende gradevole anzitutto al suo giovane pubblico e apprezzabile per l'estro e la convinzione con cui popola un mondo singolarmente speculare, ma così sapientemente integrato nell'universo naturale.
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