Cultura e Spettacoli
Mercoledì 25 Gennaio 2012
Addio a Angelopoulos
Il regista investito sul set
Tragica fine per un maestro del grande schermo europeo, travolto martedì in Grecia, dove stava girando un film dedicato alla crisi economico-finanziaria. Protagonista il nostro Toni Servillo. Il cineasta aveva 76 anni. Guarda alcune immagini del suo film "La polvere del tempo".
Quasi una circolarità del destino, un piano sequenza, tecnica di ripresa di cui Théo Angelopoulos ha fatto stile e impronta d'autore. Al regista greco, morto martedì sera a 76 anni per un incidente della strada (investito da una moto mentre attraversava sulle strisce pedonali), nel 1965 non riuscì il compimento del film d'esordio, dove avrebbe combinato poliziesco e musical; e adesso è destinata a rimanere incompiuta l'opera che stava girando, "L'altro mare".
Un film sulla crisi del suo paese e dell'Europa (che considerava «un sogno svanito in fretta») dove per il ruolo dell'ambiguo patriarca che filtra l'immigrazione clandestina dalla Macedonia all'Italia attraverso la Grecia aveva voluto Toni Servillo. Una conferma del legame affatto singolare con l'Italia della figura più emblematica di quella nouvelle vague che dopo il regime dei colonnelli aveva spezzato il conformismo del cinema greco. Tonino Guerra è stato sceneggiatore di un terzo della filmografia del regista che con Marcello Mastroianni ("Il volo", "Paesaggio nella nebbia", "Il passo sospeso della cicogna") costituì un autentico sodalizio mentre Gian Maria Volontè purtroppo morì dopo l'inizio delle riprese di "Lo sguardo di Ulisse" e Omero Antonutti è protagonista di "Alessandro il grande" (1980). Il film, favola agra sul totalitarismo, con un brigante giustiziere acclamato dal popolo che si trasforma in megalomane, conquistò il Leone d'oro alla Mostra di Venezia: esemplare della personale rappresentazione, non estranea però ai codici della tragedia greca, con cui in gran parte del suo cinema Angelopoulos ha riletto la storia nazionale contemporanea. Dialettica e didattica, la trilogia realizzata negli anni settanta - "I giorni del 36", "La recita", "I cacciatori" - trae dalla memoria collettiva greca una lezione politica e sociale. "La recita", in particolare, da considerare il capolavoro di Angelopoulos, è un gigantesco affresco che sulla scorta delle peripezie di una compagnia teatrale racconta quasi tre lustri di storia greca rifiutando il corrente ordine cronologico e definendo invece i tratti caratteristici dell'autore: virtuosistici piani sequenza, inquadrature fisse, paesaggi come silenti riflessioni, spazi fuori campo, mito e realtà che si compenetrano.
Maestro riconosciuto, Angelopoulos ha ottenuto la Palma d'oro a Cannes nel 1998 con "L'eternità e un giorno", potente allegoria che diventa intensa meditazione sul tema della morte. "L'altro mare" avrebbe concluso una seconda trilogia di un regista che non ha mai smesso di interpellare la storia.
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