La scagliola, umile gesso
che pare intarsio da re

Pubblicato un volume che esplora la tecnica artistica intelvese, particolarmente applicata negli altari e nei fregi delle chiese. Guarda la fotogallery.

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di Agnese Galatà

 

E' dedicato alla tecnica artistica della “scagliola”, il decimo volume della collana "Perle d'Intelvi" a cura della Comunità Montana Lario Intelvese e scritto da Floriana Spalla, il titolo è " Simboli e devozioni tra fiori e colori marmorei". Si tratta di un libro di ottanta pagine con illustrazioni e didascalie sia in italiano che in inglese. In copertina si trovano affiancati il santuario del Soccorso di Ossuccio sul Sacro Monte, annoverato tra i nove monti del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO,e un altare in scagliola. L'argomento riguarda,infatti,i percorsi della scagliola intelvese.

La scagliola è un particolare tipo di gesso molto fine e dà il nome alla cosiddetta tecnica della scagliola, usata al posto della costosissima tecnica dell'intarsio marmoreo.

Si ottiene da un minerale, la selenite e si presenta sotto forma di scaglie o lamelle.

Fin dal 1500 è stata utilizzata principalmente per rivestire le pareti anteriori degli altari delle chiese cattoliche che vengono chiamati paliotti. La tecnica consiste in un rivestimento di scagliola con eventuali pigmenti per la colorazione e acqua da apporre su un telaio di legno precedentemente ricoperto da un altro strato di gesso e fatto essiccare. Dopo queste operazioni si passa alla fase artistica vera e propria.

Nel libro si fa una trattazione dei manufatti artistici del XVII e del XVIII secolo attraverso un criterio topografico e considerazioni storiche, ambientali e religiose. Infatti sono presenti riferimenti al clima della controriforma e al desiderio di decoro che non riusciva a realizzarsi pienamente a causa delle condizioni modeste delle committenze popolari. Proprio per questo molte committenze venivano da ordini religiosi.

L'ultimo capitolo si chiama " Gli scagliolisti intelevesi" e riferisce i nomi dei personaggi più famosi. Molti appartenevano alle famiglie dei Solari, dei Leoni, dei Rapa e dei Molciani.Ne vengono nominati anche altri, tutti però senza un criterio cronologico o alfabetico.

L'intento di questa pubblicazione è " recuperare l'entità culturale del territorio, tutelare e valorizzare la cultura e le tradizioni locali".

Questo scopo si rivolge sia agli abitanti come motivo di orgoglio per il lavoro dei loro antenati, sia ai turisti, perché si propone come guida e mappa itineraria delle località che conservano i manufatti in scagliola. Viene ricordato anche il Museo della Scagliola, sorto nel 1986 e gestito dall'autrice del libro e dallo sculture Bruno Gandola.

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Eco di Bergamo SCAGLIOLA INTELVESE