Cultura e Spettacoli
Venerdì 03 Febbraio 2012
L'avventura di Efrem
è un po' anche nostra
Il 4 febbraio, in replica, al teatro Fumagalli di Cantù, va in scena un'opera di grande interesse, a firma di Mino Milani, scrittore e intellettuale lombardo. Proprio lui ci racconta il senso dell'allestimento. Vai al sito del teatro.
Per il ritorno di "Incontroteatro", rassegna di compagnie amatoriali che, dopo quindici anni di assenza, ha debuttato, giovedì, al teatro Fumagalli e che replica, anche il 4 febbraio, alle 21.15, un personaggio importante dà il suo "imprimatur".
Si tratta di Mino Milani, scrittore prolifico ed eclettico, che i lettori non più giovanissimi ricorderanno per la sua generosa vena di romanzi d'avventura dedicati ai ragazzi oltre che per i fumetti del "Corriere dei Piccoli" e per i testi storici che sono ora la sua più forte passione. Proprio da due romanzi dello scrittore e giornalista pavese, "Efrem il cavaliere" e "Efrem soldato di ventura" è tratto "No", lo spettacolo in prima assoluta, proposto dalla compagnia non professionista San Genesio, per il debutto (Biglietti a 12 euro. Info e prenotazioni: 031/733711). Ottantaquattro anni e una vitalità straripante, Milani si dice entusiasta della scelta del gruppo di attori e del lavoro che hanno svolto.
Milani, è sempre una soddisfazione constatare che i propri lavori vengono ripresi da altri. O no?
Sono contentissimo - dice lo scrittore a "La Provincia" -. Questa non è la prima volta che mi capita ma credo che i ragazzi della San Genesio abbiano fatto un buon lavoro, cogliendo il senso della storia di Efrem. A qualche anno di distanza dalla pubblicazione, il mio scrivere serve ancora, dopo tutto.
Lo spettacolo si intitola "No". In che misura è aderente alla storia del protagonista?
Lo trovo un titolo calzante, nella sua sintesi. Efrem è un contadino medioevale: analfabeta, grande e grosso. Entra in una compagnia di ventura e diviene soldato ma lo fa dicendo "no" alla guerra come brutalità gratuita. Ha una sua morale che gli indica la strada.
Un soldato che obbedisce selettivamente?
In un certo senso si può dire così. Combatte, sì, ma lo fa a modo suo. Non ritengo le storie di Efrem "buoniste" e racconto la guerra perché l'ho vissuta, come dico sempre, da "comparsa coinvolta". Ne porto ancora i segni.
Lei ha scritto molto, in più direzioni, ma è noto soprattutto per la narrativa dedicata ai giovani. Perché questa scelta?
Sono cresciuto leggendo avidamente l'avventura. Prima, come tutti, Salgari, ma subito dopo autori più intensi e profondi: Conrad, London, Stevenson. Quando ho cominciato a scrivere, in Italia questo genere non era sdoganato per gli adulti e per questo ho cominciato a lavorare per i più giovani. È stato molto bello perché i ragazzi hanno sete d'avventura, amano la vittoria, anche quando questa costa la vita.
Avrebbe voluto scrivere qualcosa alla Harry Potter?
No, non è assolutamente il mio genere. Nelle storie d'avventura ci vuole, prima di tutto, verità. Niente eroi perfetti e quasi irraggiungibili, ma persone "comuni" che possono diventare eroi quando le circostanze lo richiedono, per poi tornare tra gli umani. Ne ho conosciuti tanti, durante la guerra, uomini e donne come noi, ma con qualcosa in più.
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