Cultura e Spettacoli
Domenica 04 Marzo 2012
Per l'addio a Dalla
in 50 mila a Bologna
Emozione e compostezza, nelle esequie del cantante, il cui funerale è avvenuto nel giorno del suo 69° compleanno: presente tutto il mondo della canzone italiana. Notata solo l'assenza di Francesco De Gregori, con cui aveva condiviso il tour "Banana Republic". Mentre si chiude la polemica sull'eredità (si farà una Fondazione), Lucia Annunziata apre quella sui gay e la Chiesa. Guarda il video in cui Lucio Dalla parlava dei suoi funerali.
Una cerimonia composta, nella basilica di San Petronio, come nelle oltre 30.000 persone raccolte in piazza Maggiore. «Tutta Bologna ti vuole bene, tu hai amato tutti, questo popolo ti capisce, dalle autorità agli ultimi. Bologna ha perso un figlio vero» ha spiegato nell'omelia il suo confessore, il padre domenicano Bernardo Boschi. E infatti la gente in piazza, come le autorità in chiesa, hanno dimostrato di capirlo, di volergli bene. Tanti gli applausi al feretro. Ma anche alla voce rotta di Marco Alemanno, l'amico e compagno di vita, che ricorda Lucio dopo aver letto "Le rondini" a conclusione della cerimonia, testimoniando tra i singhiozzi il profondo legame che lo univa al cantante scomparso. Bologna è una città che dimostra nel giorno del funerale di amare, senza bisogno di spiegazioni, uno dei suoi figli migliori, che non si è mai nascosto. Anzi: si è sempre dato generosamente e non si è mai negato alla gente. «Lucio Dalla veniva da un colloquio con Dio incredibile, la sua fede passava attraverso l'uomo e rifletteva la sua umanità» è la spiegazione più semplice che padre Boschi dà, nell'omelia, della spiritualità del cantante. «Lucio - ha continuato - con la parola e con la musica scolpiva nelle nostre anime, attingeva dalla profondità, con la sua sete di Dio e dell'assoluto».
Un uomo che «trasmetteva serenità e gioia, l'eredità che ci lascia è proprio questa, l'insostenibile leggerezza dell'essere».
La Chiesa aveva chiesto una cerimonia non spettacolare, senza musica. La città "rossa" gliela ha data. Nessuno striscione in piazza, nessun coro, applausi e qualche «Lucio, Lucio» al passaggio del feretro. Tanti i bolognesi che hanno preferito rimanere sul sagrato di San Petronio, nonostante in chiesa ci fossero ancora posti liberi. Dentro, in San Petronio, volti noti come quelli di Renato Zero, Eros Ramazzotti, Ligabue, Gianni Morandi, Gigi D'Alessio, Gaetano Curreri, Renzo Arbore, Jovanotti, i Pooh, Andrea Mingardi e Roberto Vecchioni. Ma un grande assente, Francesco De Gregori, che con Dalla condivise il mitico tour di "Banana Republic": molto addolorato, il cantautore però - spiegano dal suo staff - non partecipa mai a questo tipo di cerimonie.
Quando esce dalla chiesa sulla bara di Dalla, per tutti, viene messa la corona tricolore del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Per l'ultimo saluto restano accanto al feretro i "pezzi" più importanti della famiglia 'allargatà di Dalla: lo stesso Marco Alemanno, poi Ron, il manager Tobia Righi, l'amico Benedetto Zacchiroli e Gaetano Curreri degli Stadio. Lo accompagnano fino al cimitero della Certosa, dove in 500 persone aspettano il feretro. Ma prima il cantante saluta la sua città con un giro in auto che tocca le strade del centro e quei colli che amava tanto. Lucio fece lo stesso per la madre quando morì, regalandole un'ultima veduta di Bologna dall'alto.
Poi la Certosa, il cimitero così vicino allo stadio tanto amato. E dove il cantautore, come scelto da chi gli viveva accanto, ora riposa vicino a papà Giuseppe e mamma Jole.
Le esequie hanno registrato grande compostezza. A margine le agenzie sono tornate però sul "mistero" dell'eredità di Lucio Dalla. L'artista non aveva parenti diretto: il suo legale di fiducia, Eugenio D'Andrea, si è detto «certo che faremo la Fondazione cui Lucio teneva» e che porterà il suo nome. Una Fondazione che proprio con i fondi provenienti dall'ingente eredità permetterebbe di programmare negli anni iniziative di grande valore e di forte impatto per la promozione della musica, dell'arte e dei giovani talenti». In tivù Dalla è stato ricordato, con toni polemici, da Lucia Annunciata. La giornalista, nella sua trasmissione "In 1/2 h' su Rai3" ha commentato: «I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. È il simbolo di quello che siamo, c'è il permissivismo purchè ci si volti dall'altra parte». E il dibattito subito è scoppiato su Twitter.
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