Cultura e Spettacoli
Lunedì 05 Marzo 2012
Adolescenza e disagio
Consigli per i genitori
La professoressa Massobrio, una dei protagonisti del festival filosofico Filosofarti di Gallarate (Va), anticipa a "La Provincia" la conferenza che terrà il 10. Ecco le info sul festival.
<+G_SQUARE><+G_TONDO>L'adolescenza è il periodo in cui avviene una ristrutturazione della personalità a tutti i livelli e l'aspetto relativo all'immagine fisica non è che un momento. La sicurezza di sé, da questo punto di vista, svolge un ruolo importante al momento di una ricerca del nuovo "sé stesso". Per questi motivi le distorsioni della rappresentazione del corpo spesso riflettono problemi e difficoltà di ordine diverso (emotivi, comportamentali).
L'adolescenza infatti è un'età di passaggi e cambiamenti: c'è una persona che cresce, un corpo che cambia sia dal punto di vista fisico che interiore; i due livelli si accompagnano e non viaggiano di certo separati!
Durante l'adolescenza si va alla ricerca di esperienze nuove, di esperienze forti, di esperienze diverse. C'è una energia dirompente che, se non viene canalizzata in modo corretto, può sfociare inevitabilmente in comportamenti a rischio, sia della salute che della stessa vita. La fame e la ricerca di sensazioni forti che possano dare sfogo alla grande energia che si sprigiona in questa età, portano a una ricerca di soddisfazione del bisogno di divertirsi, di giocare, di trasgredire; in pratica di vivere, secondo canoni che non appartengono ancora allo status di adulto responsabile, di quell'adulto che sa di dover diventare... ma il più tardi possibile.
Uno dei compiti evolutivi in adolescenza è quello di elaborare i cambiamenti somatici e costruire un'immagine armonica del nuovo corpo, ma non è impresa facile: il corpo si trasforma velocemente ed in modo imprevedibile e discontinuo, somigliando sempre più a quello di un adulto, il vissuto e la consapevolezza sono però ancora legati ad un funzionamento infantile (inoltre la tempistica mente-corpo è spesso incoerente) e le nuove sensazioni corporee vengono percepite come minacciose, vissute come estranee e scomode; spesso gli adolescenti, anche se in realtà non lo sono, si percepiscono e si descrivono come sgraziati, impacciati e goffi, sentendosi inadeguati.
Il raggiungimento di un'integrazione dell'immagine di se stessi coerente ed accettabile coinvolge aspetti cognitivi, emotivi e relazionali. Un primo mutamento sostanziale nel processo trasformativo è rintracciabile nel cambiamento del concetto di sé: si abbandona l'immagine del corpo bambino, costruita attraverso l'opinione dei propri genitori per sostituirla con una nuova, costruita questa volta, sull'opinione dei propri coetanei. Il confronto con un ambiente sociale diverso da quello familiare porta l'adolescente a confrontarsi con canoni più esigenti di quelli precedenti e il giovane è impegnato adesso nel risolvere il conflitto tra immagine corporea reale ed immagine corporea ideale, i cui modelli di bellezza e popolarità sono legati ai valori sociali e culturali dell'ambiente stesso.
Nel periodo attuale, la cultura dominante sembrerebbe promuovere l' "apparire", dando un' importanza centrale al corpo e all'aspetto estetico; il "bello" è spesso associato al successo, alla popolarità e alla possibilità di raggiungere qualsiasi obiettivo, ma nell'adolescente che si confronta con le aspettative degli adulti e con le proprie sensazioni, tutto ciò provoca ansie "da prestazione" e come in ogni altra esperienza di sofferenza lo può portare al ricorso del consumo di sostanze psicoattive legali o illegali, naturali o chimiche.
Non avendo ancora un progetto di vita personale l'adolescente ha bisogno di un contenimento ed un orientamento che solo gli adulti percepiti in modo affettivo gli possono trasmettere. Serve accompagnare la crescita corretta del bambino prima e dell'adolescente poi, in quella fase turbolenta dell'esistenza nella quale si affacciano problemi difficili da superare e scelte fondamentali da fare soprattutto oggi in una società che non indica più valori sicuri e positivi. Nel momento in cui devono operare scelte che portano alla definizione di una identità personale, i giovani infatti sono disorientati anche dalla proclamata relativizzazione dei valori e dalla molteplicità di scelte che la complessità della nostra società pone. L'identità si costruisce infatti guardando al di fuori del nostro "io", parte dal riconoscimento "dell'altro". Se viene a mancare questo fondamentale momento di confronto nei luoghi preposti (famiglia, scuola) il riconoscimento avverrà al di fuori (la strada, internet) dove forme improprie ed esasperate (droghe, sesso) avranno facile presa (...).
Come adulti, come genitori e come scuola dobbiamo presidiare questa fase dello sviluppo, abbiamo il compito di educare, partendo dalla prevenzione come sinonimo di educazione. Educare nel senso di indicare la strada giusta, i valori giusti, le scelte corrette; educare nel senso di tirar fuori - condurre, insegnare cioè a star bene, a provare piacere nelle scelte che si fanno e nei comportamenti e nelle abitudini che si acquisiscono. La famiglia, la scuola e la società che spesso concorrono al disagio dei ragazzi, possono parimenti prevenire-educare all'agio, allo star bene, alla giusta scelta, soprattutto insegnando loro un corretto atteggiamento nel difficile processo di acquisizione dell'autonomia.
Spesso ai giovani manca proprio questo accompagnamento, lento e faticoso, nel consentire loro di saper fare quelle scelte che li accompagneranno per tutta la loro esistenza. Quando erano bambini li abbiamo sorretti nei primi passi, li abbiamo accompagnati con attenzione e apprensione metro per metro e ora che hanno un egual bisogno della nostra presenza assidua e della nostra assistenza per diventare autonomi nelle scelte, deleghiamo ad altri competenze che sono nostre o voltiamo loro le spalle mettendo i giovani nella condizione di errare per mancanza di una guida, inducendoli alla ricerca di una "scorciatoia" che dalla ricerca di "agio" li condurrà al "disagio". La scuola può prevenire educando, la famiglia può prevenire educando, la società nelle sue varie istituzioni può prevenire educando, ma ciascuno con le proprie competenze e specificità prendendo atto che se voltiamo loro le spalle qualcun altro li avvicinerà e li sedurrà (secum ducere!) facendo perdere loro l'identità e così è inevitabile il loro e il nostro fallimento! (© Filosofarti)
(* Nelle foto: James Sveck, in "Un giorno questo dolore ti sarà utile" e il logo di Filosofarti)
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