Valentina Cortese
Una vita da "diva"

La musa di Strehler racconta, nell'autobiografia edita da Mondadori, un'esistenza da film: abbandonata dalla madre, diventa star del teatro, del cinema italiano, conquista Hollywood, ama grandi personaggi. Ma chi è davvero Valentina? Qui un articolo sul suo libro. Su "La Provincia" in edicola il 24 aprile, l'incontro con la signora dello spettacolo italiano, nella sua casa milanese. Guarda una recente intervista tv e la fotogallery.

di Mario Chiodetti

“Quanti sono i domani passati” è il titolo dell'avvincente autobiografia scritta da Valentina Cortese per Mondadori (190 pag., 18 euro) in cui l'ultima grande diva del nostro teatro racconta la sua straordinaria vita, dall'infanzia trascorsa in campagna con la balia, ai successi di Hollywood, alla storia umana e professionale con Giorgio Strehler fino all'ultimo matrimonio con l'industriale farmaceutico Carlo De Angeli. Nata a Milano il 1° gennaio 1923, Valentina Cortese crebbe ad Agnadello, nel cremonese, abbandonata dalla madre che inseguiva la carriera concertistica e bambina venne “adottata” dai nonni materni, torinesi, prima di incontrare diciassettenne a Stresa, in vacanza estiva, il primo grande amore della vita, il direttore d'orchestra Victor De Sabata, di trent'anni più anziano.
La storia d'amore terminò con l'avventura hollywoodiana della giovane attrice, ma Valentina non lo dimenticò mai, anzi, in quella sorta di suo governo degli affetti così simile a un affettuoso “maternage”, lo affratellò a Giorgio così come fece con i figli di Victor e con Andrea Jonasson, diventata grande amica e complice di ricordi fascinosi.
L'America ha lasciato in Valentina ricordi importanti, il marito Dick, belle persone frequentate, Gregory Peck, «gran signore», e Cary Grant, che disseminava la sua casa di lavori a piccolo punto realizzati per ordine del suo analista, il figlio del regista Jean Renoir, poi Jules Dassin che la amò di un amore quasi disperato. Il libro ripercorre tutta la carriera cinematografica e teatrale di Valentina, il suo primo matrimonio con Richard Basehart – da cui nacque Jackie, l'unico suo figlio – il ritorno in Italia dalla Mecca del cinema, l'incontro capitale con Strehler, gli anni del Piccolo Teatro, le amicizie con i grandi dello spettacolo, da Orson Welles a Marilyn Monroe, Liz Taylor e Richard Burton, Jacqueline Onassis e Maria Callas, da Fellini a Visconti, Truffaut o Zeffirelli. «Fellini veniva a casa mia truccato come una puttana», dice Valentina Cortese, «chiedeva se Francesca, la mia cuoca, avesse preparato i piccioni ripieni, li mangiava e spariva. Con François Truffaut non sembrava neppure di lavorare. Franco (Zeffirelli) è come un fratello, a metà maggio voglio andare a trovarlo a Roma». Scritta con ironia e freschezza, l'autobiografia tratteggia il carattere di una persona rimasta se stessa, contadina e “grande dame”, sicuramente unica. <+firma_coda>M. Chi.

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