Cultura e Spettacoli
Martedì 08 Maggio 2012
Latino, lingua morta
A scuola, non in Rete
A Milano si è svolto un seminario sulla didattica della lingua di Cicerone. Tante le sorprese: se è vero che diminuiscono le ore di lezione, Internet si popola di siti e portali ad hoc. In classe i migliori sono gli studenti stranieri. E i bambini? Anche per loro ci sono novità...
Che ne è della lingua dei padri laziali, nelle nuove classi delle superiori, sempre più multietniche? Per rispondere a questo interrogativo il Cidi di Milano ha organizzato un "Seminario sulla didattica del latino", in cui si è fatto il punto sulla cosiddetta "lingua morta". Ma è davvero così "morta"? Chi oserebbe dire che quello di Dante è italiano estinto? E il famoso placito «sao cco kelle terre...» forse non è già italiano? Eppure di questa continuità non molti sono consapevoli, e studiano il latino di malavoglia, senza raffrontarlo con le altre lingue. Non tutti, naturalmente: dal convegno è emerso che i ragazzi stranieri sono molto bravi in latino, più che in italiano. Peccato che le ore di insegnamento siano quanto mai scarse. Al liceo linguistico - scelta ministeriale molto discutibile - è oggi riservato soltanto un biennio.
Le nuove tecnologie possono offrire un contributo significativo allo studio del latino, a ragazzi "nativi digitali". In Internet - a sorpresa - il latino risulta essere più vivo che mai. Su Wikipedia esiste il "Portale lingua latina", con riferimenti a lingua, letteratura e una finestra persino sullo "scrittore del mese" (maggio rilancia Quinto Ennio). Gli studenti, dal canto loro, sanno di poter fare esercizio sulle versioni in www.latin.it, dove si possono anche rivedere tutti i brani latini assegnati dal 1947 alla maturità classica e all'abilitazione magistrale. Per chi si sentisse a tal punto ferrato da muoversi tra informazioni in latino, c'è www.pesaro.com, che fa dialogare la lingua di Cicerone con l'inglese, traducendo - ad esempio - celebri proverbi ("The right man in the right place" - l'uomo giusto nel posto giusto - diventa "Homo aptus apto loco"), nell'auspicio che la "fiamma latina" possa continuare ad ardere ("Latinam igitur oportet alere flammam"). Per chi si è dimenticato tutto o quasi degli antichi studi, o per genitori convinti dell'apprendimento precoce del latino, non mancano gli spazi web per principianti: come www.latinodafavola.it, in cui si scoprono persino libri per la baby didattica ("Flos", di Roberta Magnante Trecco).
Allora accendiamo il pc e chiudiamo il dizionario? «No», risponde il professor Davide Astori, docente all'Università di Parma, che al Seminario è intervenuto portando il punto di vista della linguistica contemporanea. «La tradizione didattica mantiene la sua importanza, ma il cambiamento ha un valore fondante - dice -; si possono ad esempio riscoprire e affinare negli alunni altre competenze linguistiche, nel latino, che non siano solo quelle tradizionali legate alla classica versione da tradurre. I ragazzi di oggi sono diversi dai giovani che eravamo ieri, e differente dovrà essere l'approccio allo studio linguistico: ne devono intuire l'utilità. Se per l'inglese o lo spagnolo è facile cogliere che la lingua serve per relazionarsi, abitare la storia, per il latino sarà più arduo, ma possibile, dimostrare come esso faccia accedere a un mondo, quello del nostro passato, tuttora vivo nei testi».
Docente di materie letterarie e latino al liceo Scientifico "Giovio" di Como
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