Cultura e Spettacoli
Mercoledì 30 Maggio 2012
Le donne di Vitali
Mistero da dipingere
Nello spazio espositivo della Biblioteca Sormani di Milano una mostra che presenta le opere su carta realizzate dal pittore Giancarlo Vitali e raccolte nel libro "Donne Donne" (Cinquesensi), con i testi di Andrea Vitali.
«Un quadro, se è un ritratto di dimensioni ragionevoli, per essere felice deve uscire in poche ore, come un colpo di fucile». Giancarlo Vitali in pochi tratti veloci riesce a caratterizzare una personalità. È il caso dei trentanove disegni esposti alla Biblioteca Sormani di Milano, Corso di Porta Vittoria 6, che sotto il titolo "Donne Donne" compongono il settimo libro edito da Cinquesensi, l'ultimo prezioso volumetto della collana iVitali in cui le opere di Vitali pittore si accompagnano alle parole di Vitali scrittore, più giovane di vent'anni e anche lui nato a Bellano.
Lavori su carta: matite, acquerelli, tempere su incisione, dagli anni cinquanta ad oggi. Alle incisioni Vitali arriva tardi, in un periodo di maturità della sua carriera, su stimolo del figlio Velasco, anche lui artista affermato. Le incisioni sono qualcosa da realizzare in momenti di tranquillità dopo una faticosa giornata di pittura. Hanno un tratto meno carnale e viscerale di quello pittorico, scorrono leggere quasi sulla superficie dell'inconscio. E della memoria. Le figure femminili di Vitali emergono come ricordi passati: poco accennati, travisati in soggettività galleggiano tra la realtà e l'immaginazione. Raccontano. Compongono un'umanità variegata come quella dei personaggi di un romanzo, quello di un piccolo paese sul lago, Bellano dove Vitali è cresciuto e da cui non si separa. Si aggrappano ad un mondo antico che si vorrebbe trattenere. Sono volti familiari, gesti conosciuti. La sensualità non è mai sessuale e anche la follia è sobria. C'è una nonna intenta ai ferri con gli occhiali sulla punta del naso e lo chignon. Un'anziana che si avvia a passo incerto con le scarpe spaiate e il gatto in testa. Con una piccola scritta aggiunta a margine l'autore ci dice «e lei va». Due prostitute si accendono di un tratto rosso-sangue, chiacchierano tra loro coi seni e il corpo sformato alla luce di un lampione che non le fa inghiottire da una notte di inchiostro nero. Quando incide Vitali realizza delle vere e proprie incisioni all'antica, secondo la tecnica delle acqueforti: crea solchi decisi e profondi in cui lascia scorrere il colore che si impregna nella trama della carta. Così i corpi nudi delle donne, dapprima definiti in poche linee certe, si tingono di sfumature, macchie, ombre, che ne rendono l'evanescenza. Il mistero. Una donna vistosa ed elegante sembra unicamente dipinta con macchie indefinite di colori, svolazzanti, sfuggenti come lei. Ecco emergere anche la figura di una madre avvolgente, protettiva. Sul suo grembo un neonato guarda fuori dalla tela con occhi neri e curiosi.
Giancarlo Vitali nasce da una famiglia di pescatori, una della più antiche del lago. Negli anni 40, in piena guerra, comunica al padre di voler fare il pittore, riceve anche i complimenti di Carlo Carrà e gli viene offerta una borsa di studio a Brera, a cui deve rinunciare perché la famiglia non può permettersi di mantenerlo a Milano. Vitali è un autodidatta, dice di sé che la sua tecnica è la non tecnica. È l'incontro con Tesori a cambiargli la vita, una carriera che si apre a cinquantacinque anni come un miracolo. E anche per tutto il tempo antecedente al successo, Vitali riottoso, nottambulo, fumatore incallito, avverso alla modernità che ha spazzato via un tempo antico, non smette di fare ciò che ha nel cuore e sa fare: il pittore. «Le donne sono un pianeta misterioso anche per le donne - scrive Roselina Salemi nell' introduzione al libro Donne Donne - (...) Nel microcosmo di Bellano, pigra provincia affacciata sul lago di Como, si riflette il resto del mondo con i suoi grandi interrogativi sul mistero della femminilità e sulle sue variegate incarnazioni: la lunatica, la disincantata, la sospettosa». Come in un racconto di un tempo passato Vitali tratteggia le donne del suo immaginario. E come le sue incisioni sicure nel tratto ma sporcate da macchie di colore indistinte, le sue donne sono reali, tratteggiate nei gesti quotidiani e nei loro rossetti rossi, ma anche al limite del surreale, del sogno. Evanescenti.
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