Cultura e Spettacoli
Domenica 17 Giugno 2012
Da "paccata" a "outfit"
Come cambia l'italiano
Più di trecento nuove espressioni entrano nel dizionario Oli-Devoto 2012: ma è corretto inserire neologismi occasionali, che cadono rapidamente in disuso? Un'italianista e giornalista ticinese riflette su tema con un linguista dell'Università di Pavia.
Da “oufit” a “docudrama”, dalla “geolocalizzazione” alla “cucina molecolare”, alla "paccata di miliardi" di Elsa Fornero.
In una società, come la nostra, che ci bombarda di notizie e prodotti, tendenze e nuovi modi di essere, anche la lingua si trasforma più velocemente, accogliendo ogni new entry con un nuovo vocabolo, coniando espressioni per spiegare meglio certi fenomeni e via dicendo. E quindi, sfogliando la nuova edizione del Vocabolario Devoto-Oli, non ci si stupisca se si trovano 350 neologismi e nuove accezioni. Non son pochi. Ma, proprio per questo, una domanda si impone: ha senso ogni anno presentare al pubblico italiano un regesto di tutte queste novità? «Penso che sia giusto accogliere in un Dizionario parole nuove, che però i compilatori devono aver attentamente valutato come parole con una qualche possibilità di durata; se una parola ha l'aria di un occasionalismo, allora magari è meglio evitare di registrarla». A parlare in questi termini è Mirko Volpi, ricercatore in Linguistica italiana all'Università di Pavia. In effetti, sono molte le parole e le espressioni effimere, che godono del loro attimo di celebrità per poi scomparire, attestate solo dal Devoto-Oli.
«Fotografare il presente è importante, anche per un dizionario, che però necessita di scelte, scremature, di valutazioni sulla reale incidenza della singola parola nell'uso. Un esempio classico? I derivati con suffismo -ismo, che è uno dei più produttivi della lingua, soprattutto nei media. Se ne trovano a decine, sui giornali, ma la più parte dura lo spazio di un mattino». Più che mai è lecito, quindi domandarsi se il Devoto-Oli non accolga troppi termini. Alcuni di essi, già a pochi mesi dalla pubblicazione, sono scomparsi, dimenticati da tutti.
«Uno strumento che si fa testimonianza storico-linguistica del presente, fotografando la situazione in un dato momento, in un preciso anno, alla lunga, può essere molto utile, come per noi lo è esaminare le varie edizioni di dizionari, ad esempio, primo novecenteschi. Il monitoraggio per chi studia la lingua contemporanea è fondamentale». Ma le pubblicazioni del Devoto-Oli puntano a un pubblico più ampio e forse risentono anche di un certo feticismo per la novità. «I dizionari escono una volta l'anno anche per mere ragioni editoriali, è vero. Questo non inficia il valore scientifico del Devoto-Oli, ci mancherebbe, ma non significa nemmeno che lo stesso lavoro di monitoraggio non lo potrebbe fare un volume specifico dedicato ai neologismi (come peraltro altri lessicografi fanno). Le questioni in campo si intrecciano, con tutta evidenza», conclude il ricercatore.
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