Cultura e Spettacoli / Como città
Martedì 03 Luglio 2012
Applausi a Violetta
"La traviata" piace
Nella splendida cornice in riva al lago l'inaugurazione del festival "Como città della musica", oggi si replica
L'affollata platea con grande attenzione ha seguito il dramma di Violetta e Alfredo, immersa in un paesaggio naturalistico da favola offerto dal lussureggiante parco della villa. Il nuovo allestimento destinato al pubblico, che segue l'andamento ondulante del terreno, non ha fatto che acuire l'impressione di far parte dell'arredo naturale. Il palco, ridimensionato rispetto ai precedenti, rappresentava un retropalco, una sorta di boudoir, dove le ballerine di cambiano e si truccano, sovraccarico di oggetti di trucco e parrucco, con le pareti di velluto rosso impunturato e tante piume di struzzo... che avranno un loro spazio fino alla fine, diventando perfino alucce di improvvisati angioletti, ballerine che sovvengono gli ultimi attimi di Violetta.
Il tutto nasce dalla fantasia del giovanissimo regista Fabio Ceresa che da bambino si è innamorato di una donna in posa sensuale fotografata su un rotocalco. Gli adulti affermano che l'immagine è di quella che chiamano... una ballerina.
Tali ricordi hanno dato vita a questa versione del mondo dello spettacolo con una regia che ha alternato momenti di candore fanciullesco, qualche fantasia lasciva, altre gratuite un po' da oratorio (ventagli di piume che accompagnano recitativo e aria "È strano...") uniti alla la tristezza degli occhi di un volto indimenticabile.
E fu subito amore di bambino, di ragazzo, ora di uomo. Su tale linea si è mossa la regia dal gusto non sempre lineare di Fabio Ceresa che tuttavia non è riuscita a scalfire la perfezione immaginativa di Giuseppe Verdi (musicista) e Francesco Maria Piave (librettista) che da sempre seduce, commuove coinvolgendo il pubblico.
Quest'opera è storia universale, essenziale come una figura geometrica, esauriente come tutta una vita: dalla sua ha l'inossidabilità della perfezione e dell'attualità. Premesso che cantare e suonare all'aperto rappresenta sempre un disagio, dobbiamo riconoscere che la Violetta di Elena Monti, la cui voce si dispiega meglio nel dramma e nel dolore del secondo e terz'atto, piuttosto che nel belcantismo del primo, è stata credibile e intensa nelle dolenti sfaccettature del personaggio.
Inadeguato come un tenero, evanescente orsacchiotto di peluche l'Alfredo di Davide Giusti.
Il canto di Valeri Turmanov, che ha un bel volume di voce, è ancora molto da affinare espressivamente. Applausi per tutti. (M. Ter.)
Su La Provincia in edicola il 3 luglio altri approfondimenti.
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