Cultura e Spettacoli
Lunedì 30 Luglio 2012
Amianto, un rischio
nascosto nelle polveri
Le bonifiche non bastano: è attesa in Europa tra il 2015 e il 2020 la massima diffusione del mesotelioma, un tumore della pleura provocato dalle micidiali particelle dell'amianto. Per saperne di più sui rischi ambientali, vai al sito del Ministero della Salute.
Colpisce la pleura, la sottile membrana sierosa a doppio strato che avvolge i polmoni, e si prevede che raggiungerà la sua massima diffusione in Europa tra il 2015 e il 2020.
È il mesotelioma pleurico, un tumore direttamente correlato all'esposizione all'amianto, materiale ampiamente utilizzato in passato come coibentante nell'edilizia e oggi vietato.
Tuttavia, anche se bandito per legge fin dal 1992, l'amianto continua a essere presente e pericolosamente attivo sul territorio: la cronaca spesso denuncia il ritrovamento di questo insidioso materiale abbandonato in discariche abusive e anche il recente terremoto in Emilia ha riproposto l'immagine delle imponenti coperture di capannoni industriali semidistrutte o sbriciolate dal sisma. Per non parlare della cronaca locale lariana: dal caso Ticosa, fino alla presunta presenza di rifiuti tossici nelle fondamenta del nuovo Ospedale Sant'Anna, l'amianto, abbandonato, usato illegalmente o non correttamente smaltito sembra estendere i suoi dannosi effetti sulla salute ben oltre le tutele che la legge impone.
La sola presenza, in sé, non è necessariamente pericolosa, perché il vero rischio dipende dalla capacità dei materiali di rilasciare fibre potenzialmente inalabili qualora disperse nell'aria per effetto di qualsiasi sollecitazione come lavorazioni, manipolazioni, vibrazioni, correnti d'aria o infiltrazioni di umidità. «L'amianto è un materiale fibroso piuttosto friabile, pertanto è facile che le piccolissime particelle delle quali è costituito, se inalate, vadano a concentrarsi nei bronchi, negli alveoli polmonari o nella pleura, provocando danni irreversibili ai tessuti, fino allo sviluppo del tumore» spiega Piergiorgio Solli, chirurgo toracico all'Istituto Europeo Oncologico di Milano. L'esposizione all'amianto può, infatti, danneggiare la cavità toracica attraverso diverse patologie tra le quali spiccano, per gravità e aggressività, l'asbestosi, un processo degenerativo polmonare costituito dalla formazione di estese cicatrici fibrose, responsabili, nel tempo, di un'insufficienza respiratoria gravissima; il tumore polmonare, per il quale il tabagismo costituisce elemento determinante per l'effetto sinergico, e il mesotelioma pleurico che, nella sua manifestazione più insidiosa, può riguardare una porzione molto estesa della superficie pleurica.
<+titolino>Malattia insidiosa e lenta.
È una neoplasia a lenta evoluzione poiché possono intercorrere anche 20-40 anni tra l'esposizione all'amianto e il suo esordio. Da anni, la comunità scientifica si è attivata nella ricerca di una strategia terapeutica per contenere le conseguenze spesso letali di questa patologia che colpisce, in primo luogo, chi ha avuto contatto diretto durante l'estrazione e la lavorazione della materia prima, chi è intervenuto nella successiva catena manifatturiera, come muratori, idraulici o chimici, ma anche chi inconsapevolmente ne è venuto a contatto per ragioni, per esempio, ambientali. «Attualmente questo tipo di tumore è ancora considerato come una neoplasia rara, ma negli ultimi 20 anni la sua incidenza ha registrato un netto incremento e si stima che nei prossimi dieci raggiungerà livelli mai toccati prima» sottolinea lo specialista.
Questa urgenza epidemiologica ha intensificato la ricerca di strategie terapeutiche che spaziano dagli approcci chirurgici radicali e multimodali, vale a dire con sinergie tra chirurgia, chemio e radioterapia, fino a strategie di intervento più conservative, anche se non esistono protocolli standard veri e propri.
Nel primo caso, si procede all'asportazione in blocco di polmone, linfonodi, pleura, diaframma e pericardio, sostituendo questi ultimi con protesi realizzate in materiali biocompatibili o derivanti da tessuto autologo, ma le complicanze chirurgiche sono piuttosto elevate.
Una seconda opzione è rappresentata da metodiche meno invasive, come la pleurectomia/decorticazione, un approccio chirurgico teso alla conservazione del polmone e all'asportazione dei soli foglietti pleurici e di altri tessuti eventualmente colpiti da neoplasia, quali pericardio e diaframma. «La strategia di cura viene modulata in funzione della stadio della malattia e della condizione complessiva del paziente» specifica Solli.
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