
Cultura e Spettacoli
Lunedì 06 Agosto 2012
A Locarno si sogna
la vecchia Hollywood
I film in concorso? Le emozioni maggiori sembrano arrivare al pubblico da attori-cantanti come Harry Belafonte o dalla retrospettiva dei film di Preminger. In gara è molto piaciuto il film tedesco, tutto al maschile, girato anche da Tizza Covi, italiana di Bolzano. Guarda il trailer.
Ieri sera il Festival di Locarno ha consegnato il Pardo alla carriera a Harry Belafonte e suo tramite, idealmente, al regista Otto Preminger (1905-1986), dedicatario della grande retrospettiva che si era inaugurata proprio con l'esordio sul grande schermo del musicista, interprete protagonista di "Carmen Jones" (1954).
La rivisitazione in chiave musical "all black" dell'opera di Georges Bizet è indicativa dell'anticonformismo di Preminger, austriaco transfuga a Hollywood via Broadway, regista di tale determinazione da affrancarsi, negli anni cinquanta, dalle regole degli studios. È il primo a trasformarsi (anche) in produttore, diventando padrone assoluto su set dove concilia successo di pubblico e generi classici del cinema. A cominciare dal noir che contrassegna con "Vertigine" (1944), vero avvio di una carriera dispiegata lungo la quarantina di film che Locarno propone d'intesa con Cineteca svizzera e francese, organizzando il racconto del XX secolo, della società americana e delle sue istituzioni secondo uno degli immigrati europei che ruppe le convenzioni del cinema d'oltre oceano.
Autore di film provocatoriamente scandalosi, come "L'uomo dal braccio d'oro" (1955), violento dramma su un tossicomane, o la commedia "La vergine sotto il letto" (1953), Otto Preminger percorre tutti i generi cinematografici, o quasi, pronto ad utilizzare sagacemente le novità tecniche - il cinemascope per esempio (il kolossal "Exodus", 1960) o il colore (magistrale in "Buongiorno tristezza!", 1958) - e ad avvalersi di apporti di talento - Saul Bass per i titoli, Dalton Trumbo, sfidando il maccartismo, per le sceneggiature - sorprendendo un pubblico che lo apprezza e che lui sa coltivare anche in virtù di una personale popolarità. Ottimo attore in "Stalag 17" (1952) di Billy Wilder, da regista perfeziona un proprio profilo, che contribuisce alla pienezza del ritratto di un completo uomo di spettacolo. Premuroso nei confronti dello show business, afferma una personalità che ne fa la prima star dei propri film: un regista-personaggio il cui dispotismo nei confronti degli attori non vieta che quasi tutte le star del tempo compaiano nei suoi film, da Frank Sinatra a James Stewart, da Gary Cooper a John Wayne.
E il Festival di Locarno ha colto l'occasione di programmare il 5 agosto, nel cinquantennale della scomparsa di Marilyn Monroe, "La magnifica preda" (1954), in cui Preminger, direttore di talento, le accorda scene per cui il film va considerato tra le migliori interpretazioni dell'attrice che consegna alla macchina da presa la propria vulnerabilità.
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