Cultura e Spettacoli
Martedì 21 Agosto 2012
Cinema e matematica
Emmer ha i numeri
Due libri di un matematico che è diventato grande all'ombra di Cinecittà restituiscono personaggi, aneddoti e curiosità. Guarda l'intervista.
<+colore_txt><+incipit>Un matematico all'Harry's Bar. Ci va - assicura Michele Emmer - docente di spazio e forma alla Sapienza, ma nel caso del libro di cui è autore ("Il mio Harry's Bar", illustrazioni di Romola Bellandi, edizioni Archinto) si tratta anche di un pretesto per parlare degli Emmer.
<+tondo>Pochi, praticamente imparentati, olandesi d'origine, stanziati dapprima in Val di Non. Un parente - cugino? zio? - tra i "senatori" del celebre bar veneziano - quelli con diritto incontestabile ad un posto prestabilito - glie ne aveva aperto le porte, ma a un Emmer è anche intitolata una piazza di Marghera.
Non al regista Luciano Emmer, però, ma all'architetto suo padre, il nonno del matematico. Quest'ultimo, evidentemente concepito da lombi cinematografici, ha sviluppato da par suo la relazione tra i film e la disciplina di cui è importante esponente. Ne tratta in "Numeri immaginari" (Bollati Boringhieri), ricognizione non priva di spunti autobiografici invidiabili: Ennio Flaiano come padrino, un ruolo - bambino - in "Camilla" diretto dal padre, poi l'incontro sul set con la ventenne Marina Vlady. Insomma una frequentazione di cui tra gratitudine e amicizia dà atto in calce al volume: «Sono moltissime le persone che mi hanno fatto nascere l'interesse per il cinema, per la matematica - aggiunge - mi è venuta da sola la passione» ed è come se dialogasse con il padre di cui cita un testo del 2005: «Qualche tempo fa ho chiesto a mio figlio quando per la prima volta avesse pensato di dedicarsi alla matematica. Mi ha dato una risposta vaga e imprecisa. Avrei dovuto fargli un'altra domanda: quando hai pensato di servirti del cinema per evidenziare i tuoi rapporti con la matematica?». Comunque sia ne sono frutto documentari ("Cinematematica" secondo il felice corollario paterno, e Luciano Emmer è stato anche un insigne documentarista d'arte) e libri come, appunto, il recente "Numeri immaginari". Una ricognizione dei film dove la matematica compare, non di rado in un personaggio di cui è arduo tracciare l'identikit; non un catalogo, ma un'esplorazione che è un susseguirsi di scoperte nei ricordi stessi del comune spettatore.
Di quanti matematici - personaggi sia veri sia d'invenzione - è popolato il cinema non è soltanto questione di filmografia, perché Michele Emmer è partecipe che il libro può considerarsi anche autobiografico, con tanto di titoli di coda, non espediente letterario, ma documentazione si rara curiosità.
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