Cultura e Spettacoli
Mercoledì 11 Febbraio 2009
Quella notte d'inferno
con il Duomo in fiamme
In un libro di Sergio Masciadri la storia dei vigili del fuoco comaschi
La presentazione giovedì 12 febbraio alle 21 in biblioteca a Como
Il libro «Como - Le guardie del fuoco» verrà presentato giovedì 12 febbraio alle 21 nella sala conferenze della biblioteca di Como, in piazzetta Lucati 1. Il libro (154 pp. illustrate, 20 euro), scritto dal giornalista e storico Sergio Masciadri, è edito da S.e.a. (Servizi editoriali associati) in occasione del 140° anniversario di fondazione del Corpo dei civici pompieri di Como. La presentazione del volume è stata scritta da Marisa Cesario, comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Como. Riportiamo uno stralcio del capitolo dedicato all’incendio del Duomo di Como nel 1935.
Nel tardo pomeriggio del 27 settembre 1935, quando l’ultimo operaio aveva riposto i suoi attrezzi ed era sceso dalla cupola del Duomo, quella ottagonale che era stata costruita tra il 1730 e il 1744 su progetto di Filippo Juvara, un gruppo di passanti che si attarda in via Comacini nota che dalla cupola esce del fumo. Appena il tempo di fare qualche passo indietro per osservare meglio cosa sta accadendo che improvvisamente un cassone di legno, da dove alle 17.30 era sceso l’ultimo operaio addetto alla manutenzione, precipita rovinosamente sulla strada trascinandosi dietro un pezzo di lamiera rovente. Grande spavento e molto sconcerto soprattutto quando quelle stesse persone che poco prima avevano notato la sottile colonna di fumo, si accorgono che da quello stesso punto si alzano minacciose lingue di fuoco.
Il buio che intanto comincia a nascondere la cupola complica il già difficile lavoro dei pompieri che nel frattempo sono saliti sul cornicione e da lì cominciano a rendersi conto di quello che veramente sta accadendo.
Per farsi luce gli uomini accendono le torce elettriche, ma il fumo sempre più denso trasforma i fasci di luce in una cortina impenetrabile, come accade con la nebbia quando fa da muro ai fari abbaglianti delle auto. Per ovviare a questo inconveniente sul piazzale sottostante vengono installati potenti fari che gettano fasci di luce sulla cupola permettendo agli uomini di muoversi con maggior sicurezza.
In città si diffonde la notizia che il Duomo sta bruciando e le autorità cittadine, dal Prefetto al Vescovo, dal Podestà al Questore ai Comandanti delle Forze Armate dell’Esercito, della Milizia e dei Carabinieri, accorrono in piazza dove si sta riunendo una folla di curiosi che intralcia le operazioni dei pompieri. Le Autorità chiedono l’intervento dei militari del 67° Fanteria, della Milizia, dei Carabinieri e degli agenti di P.S. per organizzare un cordone e tenere la folla lontana dal luogo delle operazioni. In piazza Verdi si installa un centro operativo per poter meglio coordinare le operazioni dei pompieri e dei numerosi altri volontari che sono impegnati a far evacuare le case attorno alla Cattedrale e a trasportare dal Duomo alla vicina chiesa di San Giacomo i quadri del Luini e del Ferrari, gli arazzi fiamminghi e il Cristo del ’400. Un lavoro delicato al quale partecipano anche il Parroco del Duomo e alcuni sacerdoti che si incaricano di mettere in salvo gli arredi, i paramenti sacri e l’ostensorio.
Dopo alcune ore di lavoro le fiamme non sono ancora domate (...)
Dal basso intanto gli idranti continuano a lanciare violenti e ininterrotti getti d’acqua prelevata sia dalla rete idrica cittadina che dai serbatoi della vicina stazione delle Ferrovie Nord Milano, solitamente utilizzati dalle locomotive a vapore per prelevare acqua con la quale riempire i bollitori delle loro caldaie.
Le squadre dei pompieri lavorano quindi da molte ore e, alle 2.30 di notte, la fine sembra ancora lontana. Il bagliore delle fiamme che avvolgono la cupola della Cattedrale è visibile da ogni parte della città, da Brunate fino a Rovenna, alle falde del monte Bisbino.
Negli uomini, impegnati da molte ore e costretti a lavorare in condizione quasi proibitive, cominciano a manifestarsi i primi segni di stanchezza. Se ne rendono perfettamente conto i Comandanti, Alfieri e Setti, che chiedono l’intervento di altri pompieri per dare loro il cambio e, verso le 4 del mattino, da Milano, Varese e Lecco arrivano nuove squadre di rinforzo. Per qualche ora si era temuto che la cupola in fiamme potesse crollare provocando gravi lesioni anche alla Cattedrale, ma l’architetto Frigerio, grande esperto della struttura del Duomo, rassicura tutti: «La robusta costruzione, nella quale in gran parte furono impiegati materiali cotti, avrà senza dubbio subito qualche lesione ma se ha resistito finora, non c’è più d’avere apprensioni».
La mattina del 28 settembre la città si sveglia con la cupola del Duomo ancora fumante. Il fuoco ha quasi completamente esaurito la sua forza distruttrice. Della lunga notte di paura rimangono solo le lamiere zincate che penzolano, annerite e accartocciate, dal cornicione proprio sopra il tamburo ottagonale della cupola.
I pompieri di Milano, Varese e Lecco raccolgono le loro attrezzatura, salgono sui camion e fanno ritorno alle loro caserme lasciando ai colleghi di Como il compito di vigilare sulla cupola dello Juvara ancora non completamente spenta e, per tutta la giornata, potenti getti d’acqua continuano ad inondarla per attenuarne il calore e spegnere gli ultimi focolai.
Nel tardo pomeriggio, in attesa del sopralluogo dei tecnici che dovranno fare un bilancio dei danni e accertare le cause, i pompieri cominciano a rimuovere le macerie e a mettere in sicurezza le parti danneggiate della cupola.
Sergio Masciadri
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