Cultura e Spettacoli
Domenica 15 Febbraio 2009
Barbara Minghetti: "Il Sociale?
Un'isola felice gestita col sorriso"
La presidente dell'Aslico racconta l'anima del teatro, fatta di passione e professionalità
di Barbara Minghetti*
Che dire… sono, siamo contenti. Un riconoscimento (la presidenza dell’Aslico ndr) per il lavoro di anni, fatto da tante persone con passione e professionalità.
Infatti come dice, un mio caro amico, l’Aslico e con Lei, il Teatro Sociale, è un’isola felice.
Felice e anomala nel quadro lavorativo generale e soprattutto nel quadro della gestione dei teatri italiani.
Felice perché siamo un gruppo di persone che lavora sempre con energia, con il sorriso sulla bocca e con grande capacità di risolvere problemi e prevedere situazioni.
Chi vale e ci crede va avanti
Perché è un luogo dove entri come ufficio stampa e magari ti ritrovi a fare il Presidente, perché chi era in biglietteria oggi, grazie alla sua sensibilità artistica, è responsabile dell’immagine e della grafica (con grande gusto), perché chi accompagnava i cantanti al pianoforte adesso è direttore di produzione e allestimenti (mettendo in riga tecnici di laboratori e squadre di personale tecnico). Quindi un’isola perché chi vale e ci crede, si crea il suo spazio, la sua possibilità di crescita e di conquista di ruoli (nonostante alcune simpatiche parole apparse su questo stesso giornale qualche giorno fa, alludessero al contrario!).
Quindi felice per l’atmosfera, per la leggerezza nell’affrontare il lavoro, talvolta pesante e faticoso (spesso sei sere su sette in teatro, senza sabati o domenica, con stress artistici o, a ancor peggio economici). E per la grande professionalità con cui si affronta tutto e il riscontro di apprezzamento di questi anni lo dimostra. (Ma questo non dobbiamo dirlo noi, ovviamente).
E oltre che felice è un’isola anche anomala…. Perché in questi momenti di crisi, di tagli specifici al mondo dello spettacolo, ma anche di atmosfera sempre pesante e negativa per quanto riguarda il mondo di oggi, l’Aslico e il Teatro Sociale rimangono positivi e in movimento: sempre più spettacoli (con sempre più spettatori), sempre più allievi alle Scuole del Teatro (400 persone studiano in teatro danza classica, moderna e flamenco, canto e teatro), un’orchestra sempre più apprezzata e soprattutto sempre più produzioni liriche (sei all’anno, più degli enti lirici), e poi il concorso che porta a Como oltre ottanta giovani cantanti europei, e progetti che nascono a Como per poi girare in tournée. E anche proprio controtendenza, abbiamo trovato una banca importante che da questo anno ci sostiene!
Un festival per Como
Ma arriviamo al futuro… e a cosa ci aspettiamo.
Il giorno dopo la nomina, mi hanno chiamato alcuni amici di teatro e mi hanno chiesto come è la prima mattina da presidente: ovviamente uguale… Ma già dal secondo giorno un certo senso di colpa ha iniziato a insorgere, perché sempre dobbiamo superarci, aprire nuove opportunità, nuovi canali .. quindi la macchina che prosegue nella sua quotidianeità ha già un occhio verso altre frontiere. Dalla possibilità di apertura di collaborazione con nuovi importanti enti, dalla possibilità di portare in grandi città la nostra orchestra, dal portare all’estero le nostre apprezzate produzioni, ma anche con sogni "comaschi": dal rafforzamento del Festival Como città della musica, in cui crediamo fermamente, se non la nostra splendida città chi si merita di avere un bel festival di cultura! se no, questo famigerato turismo culturale, su cosa si basa ? (Bregenz insegna…) e poi dalla voglia di creare un laboratorio, un officina di produzione di artigianato artistico: dai costumi (almeno 300 ogni anno) da realizzare con le sete e i tessuti comaschi in collaborazione anche con gli istituti di formazione, alle scenografie (con l’esperienza del manufatto canturino) alla attrezzeria… laboratori d’arte che sarebbero anche al servizio della città. Un sogno che stiamo imbastendo con la Società dei Palchettisti sempre attenta e sensibile alle nuove prospettive.
E poi la piazza… finalmente il Teatro, che vive in una posizione strategica, sarà protagonista con altri due speciali palazzi (Duomo e Casa del Fascio) a rappresentare la terza architettura, quella appunto "Sociale", creando così un luogo cittadino aperto di grande interesse urbanistico. Dall’estero a Como, dal bambino che canta in teatro al regista di fama che lavora con i nostri giovani, dal macchinista che costruisce la quinta al violinista che suona Bach, tutto in funzione di un’arte, di un luogo che amiamo fortemente.
(*presidente dell’Aslico)
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