Cultura e Spettacoli
Sabato 28 Febbraio 2009
La Cina mai così vicina
per una reporter comasca
Emma Lupano, 30 anni, sinologa comasca, collaboratrice de La Provincia, è la prima giornalista italiana nella redazione del Quotidiano del popolo di Pechino. Cura le notizie nel sito on line in inglese
L'Italia non è un' «opportunità politica» per la Cina. Almeno per il "Quotidiano del popolo", l'organo ufficiale di informazione del colosso comunista. «Il Belpaese? Non esiste. Neanche la gaffes di Berlusconi riescono a strappare qualche byte ai grandi del mondo», dice Emma Lupano, 30 anni, comasca, prima giornalista italiana a lavorare nella redazione on line in lingua inglese del giornale di Pechino, che racconta in esclusiva la sua esperienza nelle pagine del nostro quotidiano. Laureata in Scienze politiche, dottoranda e sinologa, una lunga esperienza di studio e ricerca in Cina, la reporter si dedica a correggere gli articoli scritti in inglese dai colleghi cinesi e ne scrive lei stessa, su temi legati alla società. L'edizione on line del "Quotidiano del popolo", in cinese "Renmin wang", è considerata l'interfaccia tra Pechino e il mondo occidentale, una specie di cuore pulsante della propaganda. Dunque, un osservatorio interessante per leggere l'immagine che dì sè vuol dare il colosso cinese, non estraneo agli effetti della recessione internazionale. «Questa è la politica del Renmin wang: dare spazio a qualche voce straniera e meno istituzionale , nella speranza di vedere aumentare i click sul sito - scrive Emma Lupano - Mentre il Paese vive gli effetti della crisi globale, il Quotidiano del popolo preferisce dare eco alle parole dei leader o evidenziare in modo spropositato le storie positive». Quella del "Quotidiano del popolo", aggiunge la reporter comasca «è una Cina orgogliosa, prospera, potente. Con un malcelato senso di superiorità. Per questo può dialogare con le potenze internazionali. Gli italiani, se se la cavano con inglese e cinese, li usano al massimo per correggere i loro articoli».
------------------
Como-Pechino, i sogni
sono diventati realtà
di Gisella Roncoroni
Sono passati, mese più mese meno, dieci anni da quando Emma Lupano è partita per la prima volta con destinazione «Zhong guo». Ovvero la "terra di mezzo", il centro del mondo. La Cina. Due anni dopo aver iniziato a studiare, all’Università (Scienze Politiche) a Milano i caratteri cinesi. E all’università, quando ti spiegano come disegnare i tratti e i significati che si porta dietro ogni parola, quando resti affascinato dallo scoprire che per indicare il treno, i cinesi usano due caratteri che significano "carro di fuoco", di certo non avrebbe mai pensato di poter mettere piede al «Renmin ribao», il «Quotidiano del popolo». La passione per la Cina l’ha portata di nuovo in Oriente nel 2000, sempre in estate. Poi la laurea e, nel 2004, il ritorno in Cina. I sei mesi programmati diventano presto due anni, fino alla fine del 2006: lezioni all’università e giornalista freelance per giornali e radio italiane e straniere. Un "mordi e fuggi" nella primavera del 2007, poi un anno in Italia collaborando al dipartimento di lingua e cultura cinese dell’Università degli studi di Milano. Impossibile mancare all’appuntamento delle Olimpiadi, che segue da vicinissimo lavorando per l’Olympic News Service, l’agenzia di notizie del Comitato olimpico di Pechino 2008 da luglio a fine settembre 2008. Breve parentesi a Hong Kong e, da gennaio di nuovo a Pechino. Una Pechino completamente diversa da quella che, studentessa con in tasca tanti e sogni e altrettanta curiosità per quella città chiamata "Beijing", aveva incontrato nel 1999. Ed è proprio il continuo cambiamento, lo scoprire che interi quartieri si rivoluzionano in una pagina di calendario, la molla di tutto. Perché la Cina è diventata, per Emma, una sorta di calamita? «Più conosco i cinesi - dice lei stessa - e la Cina e meno penso di conoscerli davvero. Capire questo mondo è difficile, una sfida continua; proprio quando pensi di avere afferrato una cosa, scopri che le cose non stanno così fino in fondo. È faticoso, molto faticoso. Ma finora ne è valsa la pena». Dieci anni dopo il primo incontro non solo ha messo piede al «Renmin ribao». Lo ha fatto da prima italiana.
© RIPRODUZIONE RISERVATA