Cultura e Spettacoli
Lunedì 09 Marzo 2009
Il manicomio di Como,
un caso da studiare
Uscirà a maggio il libro «Un manicomio di confine. Storia del San Martino di Como», nella prestigiosa collana «Storia della Medicina e della Sanità» della Laterza (200 pag., 16,70 euro), diretta da Giorgio Cosmacini. Abbiamo chiesto all’autore di parlarci del grande lavoro di ricerca che lo ha impegnato per anni.
L’idea di scrivere una storia del manicomio provinciale di Como nasce da lontano. Precisamente sono due le motivazioni di fondo, la prima di ordine teorico e la seconda di carattere esistenziale a cui si lega una ulteriore ragione di carattere politico. La ragione teorica affonda le proprie radici in una ricerca filosofica che conduco da anni attorno ad alcune strutture fondamentali del sapere metafisico che, a mio avviso, si rispecchiano anche nelle strutture del sapere psichiatrico, con particolare riferimento alla psichiatria classica che è stata storicamente alla base della dell’istituzione manicomiale. Da questo punto di vista la ricerca storica sul manicomio di Como ha permesso di verificare alcune ipotesi di carattere teorico generale, che riguardano in particolare il nesso concettuale ripetibilità / irripetibilità. Il libro che ho scritto è tuttavia un libro di storia, non di filosofia. È un libro realizzato grazie ad oltre due anni di ricerca nell’Archivio dell’ex manicomio di San Martino, nell’Archivio di Stato di Como (Fondo Procura del Re, serie alienati; Fondo Tribunale Ordinario, serie dementi) e nell’Archivio dell’Amministrazione provinciale di Como. Sappiamo tuttavia, come ci insegnano i grandi filosofi e i grandi storici, che la dimensione del sapere teorico non va mai scissa dalle concrete dinamiche storiche e viceversa. Almeno questo è quanto ho appreso dai miei maestri. Il motivo esistenziale della mia ricerca, in mancanza del quale il lavoro non sarebbe mai partito, è legato alla conoscenza che diversi anni fa ho fatto della realtà manicomiale del San Martino, quando ancora nei padiglioni vivevano oltre quattrocento donne e uomini. La conoscenza diretta di quell’umanità disperata ha lasciato in me un segno indelebile, decisi così che avrei voluto capire cosa fosse stato effettivamente il manicomio; un luogo tanto vicino alla città eppure così estraneo e lontano da essa. Decisi che avrei voluto raccontare le tante storie di sofferenza che come tutte le vicende degli ultimi, non avrebbero lasciato traccia nella grande Storia.
Ancora oggi la collina del San Martino, che ha ospitato in oltre un secolo di storia circa quarantamila esseri umani chiamati in tempi diversi mentecatti, folli, pazzi, alienati, malati di mente, pur non essendoci più l’ospedale psichiatrico, rimane per i comaschi un luogo lontano e misterioso. San Martino per noi comaschi è stato sinonimo di pazzia, dunque di qualcosa da tenere a distanza di sicurezza. Ho parlato di una ulteriore ragione politica per il mio lavoro, e non poteva essere altrimenti avendo fatto politica attiva per tanti anni a Como; mi riferisco al destino futuro dell’area dell’ex O.pp che è oggi quanto mai avvolta nell’incertezza. Ho voluto scrivere la storia del manicomio provinciale di Como anche per ricordare l’importanza di quell’area dal punto di vista storico e della memoria, con il suo Archivio contenente circa quarantamila cartelle cliniche che raccontano la vita e la sofferenza di donne e uomini, le cui vicende sono lo specchio del territorio comasco e delle complesse trasformazioni sociali ed economiche che lo hanno attraversato tra ’800 e ’900.
Quel patrimonio va salvaguardato e valorizzato, insieme alla pregiatissima area verde in cui sorgono le strutture manicomiali che, come altre aree cariche di storia della città, non può finire sotto una colata di cemento. Altre città italiane sono lì a dimostrare come si possano valorizzare le ex aree manicomiali. Como invece sta ancora a guardare; per questo il mio lavoro vuole essere un sassolino nello stagno per tenere viva l’attenzione su una questione strategica per la città. Il libro che ho scritto si articola in sette capitoli e tre appendici documentarie (una di queste ricostruisce dal 1882 al 1999, anno per anno, gli entrati, i dimessi, i morti e i rimasti in manicomio ), più une serie di bellissime foto di Gin Angri realizzate nell’Archivio storico dell’Opp. Ho voluto inquadrare le vicende del manicomio di San Martino nell’ambito della storia della psichiatria e dell’istituzione manicomiale in Italia tra ’800 e ’900, fino alla riforma basagliana. I manicomi, pur nati come luogo di cura della malattia mentale secondo l’ispirazione illuminista e positivista, di fatto si sono poi trasformati per lo più in luogo di controllo e di segregazione della marginalità e della devianza. Il libro colloca la storia del manicomio di Como nel contesto delle trasformazioni socio - economiche del territorio comasco che da area agricola si è trasformata in area industriale agli inizi del XX secolo. Dal punto di vista delle procedure di ricovero in manicomio, un punto di svolta fu costituito dalla approvazione della legge 36 del 1904 sugli alienati, legge che rimase in vigore immutata fino alla fine degli anni ’60, per essere poi completamente abrogata dalla legge 180 del 1978. Un capitolo del libro affronta in modo specifico questo punto. Il manicomio appare in tal senso come lo specchio in cui si riflette la società circostante, questo aspetto è stato oggetto di puntuale verifica nell’analisi compiuta nel libro delle dinamiche di internamento manicomiale, da cui abbiamo ricavato una statistica generale sui mestieri e le patologie dei ricoverati decennio per decennio, dal 1882 al 1980. Un capitolo del libro affronta la vicenda degli immigrati dal Sud e dal Veneto, che arrivarono numerosi nel comasco nel secondo dopoguerra, e finirono ricoverati a San Martino. Ho cercato di ricostruire alcuni pezzi di storia di ricoverati in manicomio, attraverso la documentazione contenuta nelle carte di internamento (Archivio di Stato) e nelle cartelle cliniche (Archivio OPP). Questo è stato dal mio punto di vista l’aspetto più rilevante, coerente con l’assunto teorico che ho detto essere tra le ragioni della ricerca.
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