Cultura e Spettacoli
Giovedì 19 Marzo 2009
Il mito delle vacanze?
Lo ha inventato Brunate
La riedizione del volume d'arte sul Liberty e l'Eclettismo è una delle iniziative che si preparano per le Giornate del Fai sul "balcone" di Como. Ve le presentiamo con una guida d'eccezione, l'architetto Darko Pandavokic
di Marco Castelli
La svolta più importante è avvenuta oltre un secolo fa, nel 1891, quando un gruppo di industriali e imprenditori milanesi formava un consorzio per costruire la funicolare. Un progetto diventato realtà nel giro di tre anni. Da quel momento, Brunate, collegandosi comodamente con il centro di Como, ha cambiato il suo volto, diventando per tutti "il Balcone sulle Alpi", un luogo di villeggiatura ambito per i lariani e non solo.
E settimana prossima, in occasione delle giornate del Fai (Fondo per l’ambiente italiano), è pronta a mettere in mostra i suoi gioielli artistici. Diversi sono gli eventi in programma: il più importante andrà in scena giovedì alle 21 nella caratteristica cornice di Villa Giuliani, quando, nell’ambito dell’inaugurazione di una mostra su "L’invenzione della villeggiatura", sarà presentata riedizione del libro "Brunate tra Eclettismo e Liberty" di Cecilia De Carli. Un manuale uscito per la prima volta nell’ormai lontano 1985 e che nei mesi scorsi è stato aggiornato e curato dallo stesso sindaco Darko Pandakovic, affermato architetto e docente alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. La presentazione avverrà a due giorni di distanza dal weekend dedicato alle bellezze del Fai: nel pomeriggio di sabato 28 e durante tutta la giornata di domenica 29, infatti, sono previste visite accompagnate alla scoperta dei luoghi caratteristici di Brunate. «Non è un caso che il libro esca proprio in concomitanza con le giornate del Fai – spiega Pandakovic - Centinaia di persone, infatti, verranno qui e potranno effettuare la visita anche con il manuale in mano. Rispetto a quella del 1985, si tratta di un’edizione ampliata: sono state infatti aggiunte alcune parti riguardanti il centro storico e alcuni itinerari che guideranno i visitatori». In questo quarto di secolo, infatti, le bellezze del paese sono state sottoposte a un’ingente opera di riqualificazione. A cominciare dalla zona più turistica, nata dopo la costruzione della funicolare. «Brunate presenta un’antologia di ville di differenti stili – sottolinea Pandakovic -, edificate seguendo il gusto eclettico dell’epoca: alcune sono classicheggianti, altre barocche, altre ancora montane, ma lo stile più diffuso è il liberty. Da qui, il titolo del libro». La zona che le ospita è quella cosiddetta "di villeggiatura", che comprende via Roma, via Pissarottino, via Nidrino e via per San Maurizio: si tratta di ville con giardini parchi molto ampi, che guardano verso il lago e, in gran parte, sono state costruite dopo il 1894 , quando, ricorda Pandakovic, «Brunate è diventata un luogo di villeggiatura ambito dalle famiglie milanesi, anche quelle illustri come i Crespi e i Rizzoli». Questa zona, negli ultimi anni, è stata sottoposta a numerosi interventi. «Molte ville che erano in stato di abbandono sono state restaurate – ricorda il sindaco -, anche per merito del libro di Cecilia De Carli, che ha generato grande attenzione sui monumenti brunatesi: gli esempi più significativi sono villa Giuliani, ceduta dal proprietario all’amministrazione comunale, e la villa che oggi è diventata la biblioteca comunale». Diverso è il discorso per il centro storico, che racconta la storia più antica di Brunate. «Nel nucleo principale, detto "castello", ci sono case che portano scritte del Settecento, ma che risalgono a diverse epoche, a partire dal Medioevo – racconta ancora Pandakovic - Questa zona, negli ultimi venticinque anni, è stata ristrutturata solo in parte, ma mai abbandonata dalle persone che ci abitavano». Nel prossimo futuro, comunque, nel cuore del paese, sono in programma alcuni interventi, dalle pavimentazioni, alla sistemazione delle corti. «La nuova edizione del libro – conclude Pandakovic - contribuirà a promuovere ulteriormente l’immagine di Brunate come località di villeggiatura raffinata». -------
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Sul sentiero
del Palanzone
di Mario Cavallanti
C’è un posto sui monti di Brunate veramente ameno per gli occhi e per l’anima ma non è facile da trovare anche se le cartine della Kompass lo indicano con una certa precisione, lungo il sentiero che dalle cinque baite porta al Palanzone. Il fatto è che fa colpo fino in fondo soltanto se lo si scopre prima dei diciott’anni e possibilmente in gruppo, quei gruppi ermeticamente inaccessibili agli adulti, capaci di cancellare la fatica del cammino con chiacchiere interminabili sul futuro, che fa un po’ di paura. Dunque la prima cosa da fare è superare il limite dei boschi, dove le piante ad alto fusto lasciano il posto ai prati perché l’erba è la sola cosa che d’inverno sopravvive. Camminando a lungo a mezza costa si salta al di qua e al di là della stessa montagna che da una parte mostra il lago di Como e le cime ghiacchiate dalla Svizzera, dall’altra la Brianza e, se c’è un po’ di vento o ha appena piovuto, la Pianura padana fino a scorgere Milano e le sagome dei suoi grattacieli. Arrivati al San Pietro si lascia sulla sinistra il rifugio dove il pastore Salvatore, l’unico nell’arco di chilometri, provò invano a trattenere moglie e figlia, tornate invece in Sicilia per troppa solitudine. È a questo punto che si fa tutto più selvatico, compresi i campi e i loro fiori, dalle forme sconosciute e piccoli e timidi come le cose vere prima dell’avvento della tivù. Il sentiero si abbassa dolcemente fino a imboccare l’ingresso di un bosco di faggi fitto fitto fitto, di quelli che in pratica la luce diretta del sole non penetra. Lungo la strada in primavera potete trovare gusci di uova di uccelli, turchesi come i turchesi e puntinati di caffè. Dagli alberi calano lunghi filamenti di bava appesi ai quali amoreggiano le chiocciole, avvinghiate in una curiosa spirale ermafrodita che ricorda l’elica del Dna. Attenti a non distrarvi troppo perché davanti a voi potrebbe levarsi in volo una civetta o un gufo, più scocciato che spaventato dall’intrusione. Quando si esce dal bosco il rifugio del Palanzone finalmente è vicino, ma generalmente non importa più.
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