Cultura e Spettacoli
Giovedì 21 Maggio 2009
Il poeta che insegnava
al giovane Jim Morrison
Amico di Ginsberg, Ferlinghetti e Gregory Corso, fu cacciato dall'università
perché dava solo voti alti per aiutare i suoi studenti a sfuggire al Vietnam - Il 22 maggio a Como
Probabilmente non sono in molti a ricordare come un gran giorno quello del proprio licenziamento. Lo fu per Jack Hirschman, che da quando fu cacciato dall’Università della California con l’accusa di svolgere attività «contro lo Stato», si è potuto dedicare interamente alla scrittura e alla pittura, nonché a girare il mondo. Un lungo eterno viaggio che il 22 maggio alle 21.15 porterà il poeta americano nella sala della Circoscrizione 6 di Como, in via Grandi 21, ospite del Gruppo letterario Acarya e, soprattutto, del suo presidente Antonio Bianchetti, la cui passione per la letteratura e per la musica americane ha funzionato da magnete per indirizzare la rotta di Hirschman verso il Lario.
La biografia del poeta smentisce l’assioma di Pirandello secondo cui «la vita o la si vive o la si scrive». Era il 1966 quando Hirschman perse il posto alla Ucla di Los Angeles. Vi aveva insegnato lingua inglese per cinque anni. Tra i suoi studenti un ribelle a lui particolarmente affine: Jim Morrison, che insieme a un compagno di studi, Ray Manzarek, avrebbe di lì a poco fondato uno dei gruppi più leggendari della storia del rock, i Doors. Probabilmente, un piccolo contributo ad aprire "le porte della percezione" del cantante-poeta maledetto lo ha dato anche il prof. Hirschman. Ma dalla Ucla non fu allontanato per quello che pensava o per quello che diceva ai propri allievi, bensì per i voti che cominciò ad assegnare dopo lo scoppio della guerra in Vietnam: tutte “A”, equivalenti al nostro 30, per aiutarli a sfuggire allo "zio Sam", che al fronte preferiva mandare i suoi figli più ignoranti, mentre i piccoli Einstein li teneva sotto la propria ala protettrice.
Lasciata l’università di Los Angeles, Hirschman condivise un pezzo di strada con i poeti della beat generation - in particolare Gregory Corso, Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti - ma ben presto se ne distaccò per scegliere un impegno sociale più radicale (vicino al Black Panther Party e, tra i poeti, ad Amiri Baraka), che in mezzo secolo lo ha portato a schierare i propri versi in favore degli oppressi di ogni angolo del mondo.
In Italia, per la precisione in un paese a Nord di Salerno, Baronissi, il poeta rivoluzionario ha trovato una seconda patria. Hirschman, intellettuale del mondo ma anche delle piccole patrie, nel 2006 ha ricevuto il riconoscimento di “poeta laureato” dalla città di San Francisco e l’anno scorso la cittadinanza onoraria propria dal sindaco di Baronissi. Il suo merito? Aver sostenuto la locale Casa della poesia, che grazie a lui è diventata un crocevia di grandi poeti internazionali: Lawrence Ferlinghetti, Michael McClure, Amiri e Amina Baraka, Janine Pommy Vega, Leonard Cohen... Nel corso degli anni Multimedia Edizioni, braccio operativo della Casa della Poesia, ha pubblicato in italiano 4 delle oltre 100 raccolte scritte da Hirschman. E nel 2006 ha raccolto in volume, in lingua inglese, i lunghi poemi, The arcanes che l’autore ha cominciato a scrivere nel 1972. Hirschman li descrive come lavori alchemici e tradiscono, fin dal titolo del libro, il suo interesse per la cabala. Il manifesto poetico dell’indomito rivoluzionario è Volevo che voi lo sapeste, qui nella traduzione di Raffaella Marzano, uno dei fondatori della Casa della poesia: «Smetterò di scrivere e dipingerò soltanto / smetterò di dipingere e canterò soltanto / smetterò di cantare e me ne starò seduto soltanto / smetterò di stare seduto e respirerò soltanto / smetterò di respirare e morirò soltanto / smetterò di morire e amerò soltanto / smetterò di amare e scriverò soltanto».
Nel reading comasco, Hirschman sarà affiancato da due pianisti, Giovanni Bataloni e Simone Bollini, e dalla moglie poetessa Agneta Falk. Da segnalare, inoltre, che il 75enne poeta americano sta attualmente traducendo per il pubblico statunitense un poeta che ha vissuto per alcuni anni a Carate Urio, sul lago di Como e che dalla acque del Lario ha tratto ispirazione per alcuni dei suoi versi più intensi. Si tratta di Alfonso Gatto. In precedenza, Hirschman aveva già tradotto altri poeti italiani, privilegiando quelli a lui più vicini per impegno civile: da Pier Paolo Pasolini a Nichi Vendola.
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