Cultura e Spettacoli
Sabato 06 Giugno 2009
Infanzia e inquietudine
nelle sculture di Demetz
Lo scultore della Val Gardena, classe 1972, espone nell'ex chiesa di San Francesco le sue opere in legno chiaro, raffiguranti i fanciulli
Gehard Demetz non nasconde affatto nelle sue sculture la tradizione artigianale della sua terra, la Val Gardena: ha scelto, appunto, il legno e una certa dimensione ieratica che in parte avvicina i suoi bambini scolpiti alle sculture di devozione religiosa famose in tutta Italia. Presente e passato, realtà cruda e dimensione sacra si incrociano e si scontrano nelle immagini dei bambini imbronciati e troppo adulti immaginati dall’artista. L’infanzia in queste opere - realizzate assemblando piccoli tasselli in legno di tiglio - è un’età già attraversata dalla tragedia della vita, dall’indifferenza degli adulti, dall’incomunicabilità con il loro mondo. Schierati come un piccolo esercito, e per questo motivo ancora più inquietanti, nella mostra che s’inaugura il 5 giugno alle 19 nella ex chiesa di San Francesco, le sculture esemplificano alcuni anni di attività dell’artista durante i quali, in un percorso estremamente coerente, l’immagine è passata dalla descrizione di atteggiamenti imbronciati - in parte ancora allusivi a un atteggiamento non raro nell’infanzia - a una progressiva astrazione di questi atteggiamenti psicologici, fino all’identificazione dei visi con quelli di personaggi famosi del mondo degli adulti quali Hitler, Mao, John F. Kennedy. Si può allora certamente essere d’accordo con quanto rileva la curatrice della mostra, Cecilia Antolini: ciò che viene messo in evidenza nei lavori è la questione di un Io, gravato dall’idea espressa da Nietzsche nel motto «diventa ciò che sei». Tale idea, se da una parte sembra offrire la possibilità di cogliere realmente se stessi, dall’altra allude alla condanna di un destino già scritto. Ed è nelle opere realizzate più di recente che si può sentire tutto il peso dell’incomunicabilità del bambino o dell’adolescente - che è poi l’adulto di domani - e la sua condanna a un destino segnato dal mondo in cui si trova a vivere: la testa o gli arti delle piccole sculture sono racchiuse in una grata, estremamente decorativa, scolpita nel legno con linee sinuose. La bellezza estetica di queste strutture nasconde in realtà l’idea di una gabbia o di una ingessatura che impedisce i movimenti e il dialogo. Proprio sul piano della comunicazione la mostra ha un risvolto molto interessante e particolare. La natura stessa della scultura di Demetz, dalla tecnica a tasselli, che evidenzia una superficie fatta di pieni e di vuoti, all’odore del legno, all’attenta lavorazione del materiale nella levigatura della parte anteriore cui si contrappone la frammentazione della parte posteriore, ben si presta a offrire anche ai visitatori non vedenti un percorso attivo e coinvolgente. Così, nel bicentenario della nascita di Louis Braille, la mostra "Love at first touch" si inserisce in un progetto espositivo dedicato appunto ai non vedenti promosso dal Lions Club di Monticello. La mostra diventa così, a più livelli, l’occasione per scoprire le diverse vie di comunicazione offerte dall’arte.
«Love at firts touch»<+G_DISTICOcors>, sculture di G. Demetz, Como, ex chiesa di S. Francesco, fino al 27 giugno.
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