Cultura e Spettacoli
Martedì 07 Luglio 2009
Como più contemporanea
Nel 2000 i vandalismi a Kabakov, oggi è febbre per il concettuale
Mostre prestigiose, nuovi talenti a cui si dà l’opportunità di esporre, superstar come Walid Raad che scelgono il Lario per le loro mostre: Como si candida a polo d’eccellenza dell’arte contemporanea. Un fenomeno che merita attenzione.
Fino a qualche anno fa, l’arte contemporanea per Como era una fragile realtà. Tagliata fuori dal giro delle grandi mostre lombarde, la città sembrava incapace di difendere i propri artisti e di imporli sul piano nazionale, si rivelava diffidente e chiusa nei confronti dei lavori più all’avanguardia. Solo nel 2000, per fare un esempio, alcuni vandali danneggiavano la scultura Madre e figlio di Ilya Kabakov, lo scheletro in ferro di una grande bottiglia posta all’aperto, di fronte alla ex chiesa di San Francesco.
Teneva alto l’interesse per la ricerca artistica qualche mostra degna di attenzione (tra cui le collettive dedicate all’arte giovane alla Ticosa), il corso di Arti Visive della Fondazione Ratti con le rassegne del visiting professor e dei loro alunni, il lavoro coraggioso e ostinato delle poche gallerie private cittadine. Oggi invece siamo in piena controtendenza. Cosa sta accadendo? Como si presenta come un centro ricco di emergenze espressive, diversificate sia sul piano dei linguaggi che dei contenuti e delle modalità operative. La città offre uno scenario complesso e articolato al quale in questi ultimi tempi si sta guardando da più parti con crescente curiosità. «Capire l’arte contemporanea è un’attitudine necessaria per capire il mondo», spiega Sergio Gaddi, assessore alla Cultura del Comune, e tra i più appassionati sostenitori delle ultime ricerche. «Non solo, è una tendenza indispensabile anche per spingere Como verso l’esterno, verso le grandi metropoli». Del resto l’arte contemporanea ci arriva sempre più attraverso il “media” delle mostre. E in quest’ottica nello scenario dell’arte di Como, come nel resto del mondo, il sistema della esposizioni gioca un ruolo fondamentale. Soprattutto dal momento che dalle mostre si può osservare il grado di internazionalità, interdisciplinarietà, interazione e comunicazione a un pubblico specializzato e a uno più vasto. Negli ultimi sei anni, le grandi rassegne di Villa Olmo hanno inserito Como nel circuito nazionale, diventando un appuntamento consolidato e irrinunciabile. Quest’ultimo evento, dedicato ai maestri dell’avanguardia russa, ha già raggiunto i 61mila visitatori. Legati in maniera più forte al contemporaneo sono anche una serie di appuntamenti previsti in città per tutta l’estate. Fino al 30 agosto nella ex chiesa di San Francesco è aperta la rassegna dedicata al libanese Walid Raad, visiting professor del corso di arti visive della Fondazione Ratti.
Occasione importante per vedere il lavoro di un artista, molto apprezzato all’estero, che è qui alla sua prima personale in Italia. Due gli appuntamenti per Federico Guida: la Galleria Roberta Lietti propone una decina di suoi lavori, datati dal 1993 al 2009, mentre Palazzo del Broletto, riunisce una ventina di tele dedicate al mondo della finanza, realizzate nel 1997 ed esposte al pubblico in anteprima qui a Como. L’artista milanese Giovanni Cerri è al centro della personale a San Pietro in Atrio che raccoglie lavori nei quali è evidenziata soprattutto la tematica urbana, del paesaggio post-industriale, della periferia. Solo da pochi giorni si è conclusa in Pinacoteca Civica la mostra dei venti finalisti della prima edizione del concorso Como Contemporary Contest.
I due vincitori, Aura Zecchini e Davide Zucco (selezionati tra oltre 750 candidati) saranno protagonisti di due personali, in autunno, sempre a San Pietro in Atrio. Da pochi giorni ha chiuso i battenti anche l’importante rassegna dedicata ai collezionisti comaschi: Open minds ha ottenuto un’ampia risonanza a livello nazionale di pubblico e stampa. Ed è stata una testimonianza della preveggenza che ha guidato il collezionismo privato lariano, discreto ma attento alle espressioni d’arte più nuove. C’è anche un altro piccolo, ma soddisfacente, segnale di cambiamento: se in passato, alcune delle glorie artistiche nazionali nate a Como, si trasferivano altrove - Massimo Vitali a Lucca, Marco Cingolani a Milano, Luisa Lambri a Berlino - oggi, invece, il Lario sembra aver ritrovato il suo fascino. Jonathan Guaitamacchi, pittore tra i più noti sulla scena italiana, ha scelto di fare la spola tra Milano, dove vive, e il suo atelier a Bellagio, Velasco Vitali tra la Sicilia e Bellano, mentre lo studio del pittore Fabrizio Musa si è trasformato in uno spazio creativo dove passano collezionisti, artisti e architetti del calibro di Mario Botta.
Emma Gravagnuolo
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