Cultura e Spettacoli
Giovedì 06 Agosto 2009
Riotta: La propaganda?
In Italia è la miglior verità
Il direttore de "Il Sole 24 Ore" analizza la situazione del giornalismo italiano, non senza amarezza, e ricorda l'esperienza al Tg1
Su un ripiano della libreria del suo studio una fotografia del padre Salvatore con Mauro De Mauro, il giornalista ucciso dalla mafia nel 1970, accanto Lezioni Americane di Italo Calvino. Gianni Riotta, direttore de Il Sole 24 Ore, così spiega i suoi due mondi: «Dal giornalismo italiano ho appreso la fantasia, la brillantezza, la vivacità; da quello americano il rigore e l’imparzialità».
Suo padre, giornalista del Giornale di Sicilia cosa le ha lasciato?
Non voleva che facessi il giornalista, era un ingegnere navale. Quando gli americani sbarcarono in Sicilia e fecero la prima radio libera in Europa, Radio Palermo, iniziò a collaborare. Il direttore della radio era Ugo Stille, anni dopo lo ritrovai al Corriere della Sera. Mio padre mi ha insegnato a scrivere con chiarezza, a raccontare tutto. Quando faceva il bollettino di guerra, Stille gli chiedeva: «Ma non c’è niente che vada male per noi? Se non lo raccontiamo non saremo mai credibili». Stille lo diceva nel 1943 ma in Italia nel 2009 ancora non si capisce che, se scrivi di calcio per il giornale della squadra, devi parlare di ciò che non funziona. Il fotografo di guerra Robert Capa sosteneva: «La miglior propaganda è la verità». Noi viviamo in un paese in cui la migliore verità è la propaganda.
Si può fare informazione indipendente alla Rai?
L’abbiamo fatta, molti colleghi fanno dell’eccellente informazione nel servizio pubblico. La mia esperienza alla Rai è stata felice, non ho mai visto i colleghi divisi tra destra e sinistra. Abbiamo fatto un Tg onesto.
(Estratto dall'intervista di Grazia Lissi a Gianni Riotta, nella sezione culturale de "La Provincia", in edicola il 7 agosto)
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