
Cultura e Spettacoli
Mercoledì 12 Agosto 2009
A piedi nudi nel parco?
Magari con un libro
Per chi resta in città, un percorso ideale per i giorni più caldi dell'anno: è quello offerto dai giardini di alcune delle più celebri ville comasche. Quello che vi proponiamo è collegato al network "Grandi Giardini", presente da alcuni mesi anche nella nostra provincia
VILLA MELZI
A Bellagio. Ingresso da Bellagio o Loppia (via lago) - Tel. 339 / 4573838 fax 031/950318
Apertura e orari
Dal 28 marzo a novembre tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 18.30 - È possibile prenotare visite guidate telefonando al n. 339/4573838 oppure scrivere a: daniela@giardinidivillamelzi.it
Francesco Melzi d’Eril, duca di Lodi, vicepresidente della Prima Repubblica Italiana e amico personale di Napoleone, decise ai primi dell’Ottocento di realizzare la residenza estiva a Bellagio, in un sito dall’incomparabile vista e dal clima mite,che volle elegante come la Villa Reale di Monza e le ville sul lago di Como. Se ne occupò Giocondo Albertolli, architetto di fiducia anche per il palazzo di Milano, mentre il parco venne affidato a Luigi Canonica e all’agronomo Luigi Villoresi, realizzatori del Parco di Monza.
Eretta in forme neoclassiche tra il 1808 e il 1810, con le sue proporzioni la villa si integra nel secondo promontorio di Bellagio in modo elegante.
Il maggiore fascino della proprietà risiede nello straordinario parco affacciato sul lago e negli espedienti adottati per dilatare otticamente lo spazio, in realtà angusto, tra l’incipiente collina (a sua volta parco monumentale) e lo specchio d’acqua.
Ad accogliere il visitatore un laghetto di ninfee, poco oltre un chiosco in stile moresco con incantevole veduta su Bellagio e, di fronte, il monumento a Dante e Beatrice del Comolli, che pare abbia ispirato la Sonata a Dante di Liszt. Lungo il lago e accanto a uno splendido esemplare di Pinus Montezuma trova posto un’antica statua egizia della dea Pacht insieme ad altre provenienti dalla campagna d'Egitto di Napoleone. La passeggiata del viale dei platani, potati bassi con maestria ad ombrello, termina nel vasto terrazzo antistante la villa, incorniciato da antiche e pregevoli statue. La cappella di famiglia, anch'essa progettata dall'Albertolli, delimita il giardino con i suoi splendidi monumenti neoclassici. Nel parco piante esotiche e rare si alternano ad alberi secolari, gigantesche siepi di camelie, rododendri e azalee. Tra le piante più preziose si ricordano Liriodendron tulipifera, cedri del Libano, faggi rossi, canfore, Ginkgo biloba; altre ancora, di valore botanico e storico, sono cartellinate per aggiungere interesse alla visita. La vecchia serra aranciera a lato della villa è ora adibita a museo di cimeli e stampe della prima Repubblica Italiana.
FONDAZIONE MINOPRIO
A Vertemate con Minoprio - Tel. 031 900224 - Fax 031900248
Apertura e orari
Aperture domenicali primaverili e autunnali.
La Fondazione Minoprio è un serbatoio naturale di circa 60 ettari di verde, a 25 chilometri da Milano e a 10 da Como. Il cuore della Fondazione è la Villa Raimondi. Realizzata nella seconda metà del Settecento e oggi sede degli uffici direzionali della Fondazione Minoprio, la villa presenta sulla facciata interventi ottocenteschi, alleggeriti dal timpano con stemma familiare e dalla loggia d'onore. Alcune sale del piano terra presentano affreschi e pavimenti a mosaico. Di grande suggestione l'ala che degrada verso il fiume Seveso e introduce al giardino botanico. Villa Raimondi è circondata da un vasto Parco botanico di sette ettari dove sono raccolte oltre trecento essenze arboree principali e circa 1600 arbusti e alberi minori. Il Parco botanico della Fondazione Minoprio testimonia il livello di preparazione degli allievi della Scuola di Floro Orto Frutticoltura, che da sempre lo accrescono e accudiscono.
Un tesoro immediatamente percepibile anche dal pubblico esterno che affluisce con punte di oltre 50 mila visitatori (grande pubblico e scolaresche) all'anno. Il Parco di Minoprio, che fra i suoi esemplari monumentali vanta una magnifica Magnolia Grandiflora, un Tiglio centenario e una bellissima Sophora Japonica Pendula, si presenta come un archivio naturale, una biblioteca vegetale aperta alla conoscenza diretta di studenti e appassionati che possono usufruire di visite guidate affidate a personale esperto. Si possono trovare oltre 100 varietà di azalee e rododendri, 130 varietà di camelie, più di 200 varietà di erbacee perenni, aceri giapponesi e piante da alberatura e da siepe, 70 conifere nane, tra specie e cultivar, 50 varietà di iris, 40 di peonie arbustive ed erbacee, 20 di ortensie, circa 70 di rose tappezzanti e arbustive, 14 specie e varietà di glicini, 25 specie e varietà di graminacee ornamentali. La Fondazione vanta inoltre un frutteto di oltre 20 ettari con collezioni di "frutti antichi", oltre 100 varietà di piante da frutto maggiori e minori (meli, peri, peschi, susini…) e 30 di piccoli frutti (mirtilli, lamponi, ribes, more).
Da segnalare le suggestive serre di collezione: la tropicale e il giardino mediterraneo che grazie alla loro esclusiva bellezza, offrono innumerevoli e suggestivi spazi utilizzabili per ambientare singolari scenari per telepromozioni, trasmissioni televisive, servizi di moda e cataloghi prodotti.
In autunno è splendida la serra delle zucche.
VILLA GIULINI
A Como, in via Lazzago 21 - Tel. 031/521300 fax 031/524630
Apertura e orari
Previo appuntamento telefonico
Situata in una posizione strategica alle porte di Como, la tenuta di Lazzago costituisce un brano di paesaggio comasco giunto pressocchè intatto fino ai nostri giorni: una grande cornice naturalistica, in cui ambienti umidi, grandi prati aperti, si alternano a boschi e filari monumentali, ad architetture vegetali, roccoli, edifici storici, punti panoramici che dominano la piana di Lazzago o inquadrano scorci suggestivi. Cuore della tenuta è l’antico borgo formato dal nucleo storico di Lazzago, la villa seicentesca con l’annesso giardino formale, la cappella gentilizia, la vecchia foresteria e le pertinenze.
Il giardino della villa conserva in parte l’antico impianto barocco a stanze territoriali (di esso rimangono gli stupendi cancelli barocchi che incorniciano la facciata sud del palazzo), con il lungo innesco prospettico che traguarda la grotta ninfeo seicentesca, il giardino all’italiana, l’avancorte con la vasca quadrifoglio e la lunga carpinata.
Affiancato a questo impianto, a partire dall’ottocento, si è sviluppato nella parte degradante verso ovest il giardino all’inglese, che presenta monumentali gruppi di Cedrus deodara, Cedrus atlantica, Sequoiadendrum giganteum, Abies normanniana, Metasequoia glyptostroboides e altre conifere degne di pregio, attraversati da una trama di percorsi sinuosi costruiti seguendo i tipici dettami del giardino romantico. Sempre all’interno del giardino della villa altri episodi interessanti come l’Antica Nevera, con decorazioni in pietra lavica bianca e bruna, attorniata da un guscio di platani secolari e carpini creato, per ombreggiarla. All’esterno di questo ambito si sviluppa il grande parco naturalistico con il Roccolo Mirari, il Roccolo del Noà, l’uccellanda di Prato Fieno, il frutteto produttivo e i boschi. La tenuta, un tempo di proprietà della famiglia Erba Odescalchi (tra gli ospiti illustri proprio Papa Innocenzo XI Erba Odescalchi) nel 1836 è divenuta di proprietà della famiglia Giulini di Giulino, che tuttora se ne prende cura.
VILLA CARLOTTA
A Tremezzo, in via Regina, 22019 - Tel. 0344 40405 Fax 0344 43689
Apertura e orari
Da aprile a settembre: orario continuato dalle 9 alle 18 ottobre: orario continuato dalle 9 alle 17 marzo e novembre: orario continuato dalle 9 alle 16.30 per la visita al giardino è dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17 per la visita al museo. Chiusura invernale dalla metà di novembre.
Incastonata tra alte montagne e incantevoli scorci sulla penisola di Bellagio, villa Carlotta sorge sulla sponda occidentale del Lago di Como ed occupa una superficie di oltre 70.000 metri quadrati.La costruzione fu iniziata intorno al 1690 dal banchiere milanese Giorgio Clerici; nel 1795 la proprietà venne acquistata dall’impreditore e collezionista Giambattista Sommariva, quindi - nel 1843 - dalla principessa Marianna di Nassau, che ne fece dono alla figlia Carlotta in occasione delle nozze con Giorgio di Sassonia-Meiningen. Al periodo Clerici risale la costituzione del giardino all’italiana che fronteggia la villa, con scalee, balaustre e fontana e uno straordinario pergolato di agrumi; al Sommaria, che fece della villa quello straordinario museo ancora oggi visitabile con opere di Canova, Hayez e Thorvaldsen, si deve la trasformazione della zona collinare dietro l’edificio in parco romantico con grotte, sinuosi sentieri ed improvvisi scorci prospettici; spetta infine ai Sassonia-Meiningen il merito della formazione e dello sviluppo del giardino paesaggistico, ricco di essenze e varietà, assurto negli anni a fama internazionale. Favorito dalla fertilità del terreno dovuta al deposito, da parte di antichi ghiacciai, di un sedimento particolarmente acido, il parco di villa Carlotta è celeberrimo per la stupefacente fioritura primaverile dei rododendri e delle azalee in oltre 150 varietà. La visita è comunque interessante in tutti i momenti dell’anno. In un itinerario tra antichi esemplari di camelie, cedri e sequoie, cipressi, platani immensi, faggi purpurei, essenze esotiche, si susseguono sorprendenti incontri: il giardino roccioso, la valle delle felci, il bosco dei rododendri, il giardino dei bambù, il museo degli attrezzi agricoli. La villa è di proprietà dello Stato Italiano e, dal 1927, è affidata per l’amministrazione all’Ente Villa Carlotta.
VILLA BALBIANELLO
A Lenno, in via Comoedia 5 - FAI Fondo per l’Ambiente Italiano
Tel. 0344-561110
Apertura e orari
Dal 14 marzo al 15 novembre. Aperto tutti i giorni tranne i lunedì e i mercoledì non festivi. Ultimo ingresso ai giardini mezz’ora prima della chiusura: solo giardino.
Per raggiungere la Villa del Balbianello, meglio prendere il motoscafo: un breve tragitto nel corso del quale uno dei giardini più belli del Lario viene incontro al visitatore in tutta la sua imponenza. Edificata per volontà del cardinale Angelo Maria Durini (1725-1796) alla fine del XVIII secolo, la villa sorge sull’estremità di un promontorio boscoso a picco sul lago, offrendo un colpo d’occhio di tale fascino da essere stato immortalato da schiere di pittori e incisori di vedute lariane. Oggi si presenta nella veste conferitagli dall’ultimo proprietario, l’esploratore Guido Monzino, che l’ha lasciata in eredità al FAI nel 1988.
Il giardino è il vero capolavoro, costruito su terrazze strappate alla loggia e pensato in funzione del lago e delle sue coste. E’ caratterizzato da romantici sentieri e dominato dall’elegante roccia a tre arcate che si staglia nel punto più alto. Platani, magnolie, lecci e cipressi, glicini accompagnano antiche statue. E ancora: ciclamini, rododendri, bucaneve, bordure di azalee deliziano la visita. Una fitta rete di rampicanti copre le pareti ruvide di alcuni sentieri al fine di non interrompere quel senso di dolce armonia che contraddistingue tutto il giardino. Siepi di alloro e bosso delimitano con austero rigore le diverse zone e i tappeti erbosi, secondo la più classica tradizione del giardino settecentesco “all’italiana”, anche se il substrato roccioso e l’aspra conformazione del terreno non hanno reso possibile la realizzazione di un vero giardino all’italiana, né di uno all’inglese.
VILLA D'ESTE
A Cernobbio, in via Regina, 40 - Tel 031.3481
Aperture e orari
Aperto dal 28 febbraio al 21 novembre 2009 - Le visite dovranno avere luogo dalle ore 10.30 alle 11.30 e dalle ore 15.30 alle 16.30 - Per gruppi minino di 10 persone e massimo 30 previo appuntamento con l'Ufficio Food&Beverage
La villa fu eretta nel 1568 dal cardinale Tolomeo Gallio su disegno di Pellegrino Tibaldi, detto il Pellegrini e a fine Settecento fu acquistata dal marchese Bartolomeo Calderara per la moglie Vittoria Peluso. Nel 1815 fu rilevata da Carolina di Brunswick, principessa di Galles e moglie, poi ripudiata, del futuro re Giorgio IV d’Inghilterra; fu lei a chiamare “Nuova Villa d’Este” la proprietà. Nel 1856 venne costruita una nuova villa nel parco che fu chiamata “Hotel de la Reine d’Angleterre” e divenne per la prima volta Hotel. Dal 1868 al 1870 qui ha soggiornato la zarina Maria Fedorowna, affascinata dalla dimora e dal paesaggio lacustre. Infine, nel 1873, Villa d’Este è stata riaperta come hotel di lusso, oggi tra i più rinomati del mondo.
Nel tempo il giardino ha in parte perso l’impostazione cinquecentesca; rimane come testimonianza il celebre ninfeo, decorato a mosaico con ciottoli policromi, che ha la grandiosità scenografica del barocco romano: fa da ingresso e da base alla doppia catena d’acqua che percorre la prospettiva fino alla statua di Ercole e Lica. L’ultimo intervento paesaggistico importante è stato quello della contessa Peluso, che fece realizzare nella zona alta, ad est del viale di cipressi, un complesso di mura e finti fortilizi calato in un parco all’inglese con sentieri, ponti e boscaglie.
I comparti del giardino inferiore sono costituiti da vasti prati delimitati da bossi scolpiti a palla o dado, mentre nei pressi dell’ex edificio idroterapico prosperano abeti rossi, magnolie, cipressi e un grande platano. La zona del ninfeo è caratterizzata da bossi, rose, pittosfori e edera. Il viale che accompagna la catena d’acqua, un tempo cinto da Cupressus sempervirens, è oggi fiancheggiato da allori, magnolie e cipressi.
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