Cultura e Spettacoli
Mercoledì 19 Agosto 2009
Il racconto di Vitali/18
Caso fermo, ma in clinica...
Chiamato a indagare sulla morte di una ragazza, l’ispettore è in crisi. Non crede che l’assassino sia il fratello, trovato morto. Unico indizio interessante: il dito mozzato rinvenuto nel secchio in cui si è soffocato un maiale. Sembra essere vicina alla conclusione la storia narrata dal romanzo di Andrea Vitali, dal titolo «Il maiale» (disegni di Renato Frascoli), ma vi aspettano clamorosi colpi di scena...
Un caffè. Poi sarei salito in camera, fatto la valigia e via. Al più tardi sarei arrivato in città per l’una, le due, quando i locali sono pieni di vita. Avrei tirato mattina, rumori e musica. Il giorno dopo avrei dormito. Mi avrebbe svegliato il rumore del traffico. Poi mi sarei presentato in ufficio, puntuale, come il capo voleva. Missione compiuta.
Compii il ritorno alla pensione al ritmo di questi propositi. Quando entrai avevo un dito di neve sulle spalle. La mia valigia era già pronta. Appoggiata per terra, nell’ingresso. Mi fermai a guardarla. Non avevo dato alcun ordine in proposito.
« Cenerà da solo questa sera », disse il padrone comparendo al banco.
Indicò la valigia.
« Il signor Ermini parte ».
« Non cenerò affatto », dissi.
« Non ha appetito »?
Non risposi.
« Peccato. Le stavo preparando un piattino che in città non avrà molte occasioni di assaggiare: una frittura aromatizzata col timo selvatico ».
« Parto anch’io », dissi.
Il padrone mi squadrò.
« Con questo tempo »?
« Sarò prudente ».
« A volte non basta ».
« Lo sarò di più ».
Il padrone scrollò le spalle.
« Sotto i mille è acqua. L’ha appena detto la radio ».
« Mi prepari il conto », dissi.
« E’ subito fatto ».
« Salgo in camera intanto ».
« Vuole bere qualcosa prima di partire »?
« Un caffè », dissi.
Volevo rispettare il programma.
La porta della camera di Ermini era aperta. Stava riordinando le ultime cose. Bussai e salutai.
« Com’è andata »?, chiesi.
Ermini allargò le braccia.
« Per un’altra settimana non se ne parla ».
Dissi che mi dispiaceva.
« Così ha deciso di andarsene », dissi.
« Qui non sono utile a nessuno. Torno in città per una settimana. Devo sbrigare qualche affare prima che vada tutto a rotoli. Poi riprenderò la strada della montagna ».
« Una bella sfortuna ».
« Lo può ben dire ».
Mi raccontò che l’operazione del fratello era stata rinviata perché il primo aiuto del professore aveva avuto un incidente.
« Di macchina »?
Ermini sorrise appena.
« Tutt’altro. Un banale incidente in sala operatoria ».
Gliel’aveva raccontato lui in persona, quel pomeriggio.
« Non sta poi tanto male se l’ha ricevuta personalmente », dissi.
« Per niente. E’ in piena forma. Ma si sa che per un chirurgo le mani sono la cosa più importante ».
Ermini fece per rimettersi a ordinare le sue cose.
« Le mani »?, chiesi.
Ermini tornò a girarsi verso di me.
« La mano, per la precisione. La destra ».
Senza parlare lo fissai.
« Qualcosa non va »?, chiese.
« Esattamente che incidente ha avuto »?
« Esattamente si è tagliato un dito. L’indice. Con un bisturi ».
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