
L’entusiasmo del ritorno smorì poco prima di entrare in città. Non ero solo stanco, assonnato. La tensione della guida aveva cancellato i due giorni passati a Spatz. Vicino a casa ritornarono. Avevo eseguito gli ordini. Ma il viso dei due, compreso nel cerchio di luce gialla della cappella, si riaffacciò. In casa c’era un sapore freddo. La temperatura era scesa anche in città. Buttai a terra la valigia. Accesi la televisione. Bevvi a più riprese. Il sonno era sparito. Cambiai tutti i canali. La casa, la televisione, la città stessa mi sembravano diventati estranei. Deciso di disfare la valigia. Era da poco passata l’una di notte. La prima cosa che vidi fu il libro che avrebbe dovuto tenermi compagnia e di cui non avevo letto nemmeno una riga. Ricordai che dentrò la valigia, sul fondo, c’era in diario dei due. Lo cercai. Era la mia prova fondamentale. Lo presi e mi sentii in pace. Ricongiunto a Spatz, alla montagna, ai due, al mistero. Lo sfogliai un po’ senza leggerlo. Aspirai l’odore di quella carta. Mi sdraiai sul letto. Cominciai a leggerlo. Dall’inizio. Suonavano le tre quando lessi l’ultima annotazione: quella in cui la ragazza ammoniva il fratello, pregandolo di non temere quel terzo, un terzo senza nome.
Poteva essere un uomo di cui la ragazza era innamorata e verso il quale il fratello nutriva un po’ di diffidenza. Evidentemente frequentava la casa e Dolly non lo avrebbe mai aggredito.
Impiegai il giorno libero per fare delle cose necessarie. Riordinai. Uscii. Feci un po’ di spesa. Acquistai giornali. Nelle cronache della provincia Spatz non compariva. Non era citato nemmeno nel bollettino della neve. Passeggiai. Andai al cinema. Pranzai e cenai fuori casa. Rientrai tardi, sobrio. Dormii poco e male.
In ufficio fui puntualissimo. In anticipo addirittura. Chiesi in giro se fosse successo qualcosa di notevole durante la mia assenza. Uno mi fece notare che in fondo ero stato via solo tre giorni.
La prima cosa era stendere il verbale della mia indagine. Prima di farlo volli consultarmi col capo. Il maiale mi ricevette dopo un’ora di attesa. Gli esternai i miei dubbi. Mi ascoltò. Non fece commenti.
« Il caso era già chiuso », disse infine.
Redassi un rapporto che confermava quello della guardia cantonale. Lo firmai controvoglia.
(20a puntata, continua)
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