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Cultura e Spettacoli
Sabato 22 Agosto 2009
Faletti "tradotto"?
Lui replica: "Falsità"
Dopo giorni di polemiche sulla presenza di alcune espressioni "ricalcate" dall'inglese nell'ultimo libro dello scrittore ("Io sono Dio"), il giallista risponde, su "La Stampa", alle contestazioni. La comasca Manuela Moretti, ispanista e traduttrice italiana dell'opera di Maria Zambrano, fa il punto sulla querelle...
«Non girare intorno al cespuglio», «Pensavo che una ventina di grandi vi avrebbero fatto comodo», e «Te ne devo una»: sono queste alcune delle frasi, di «Io sono Dio» (Baldini Castoldi 2009) l’ultimo libro di Giorgio Faletti, che hanno suscitato - nelle ultime settimane - una polemica letteraria al cui centro c’è lo scrittore. Le frasi sotto accusa sembrerebbero letterali traduzioni dall’inglese, e hanno spinto qualcuno a sospettare l’esistenza di uno scrittore fantasma, che non solo sarebbe il vero autore dei libri di Faletti ma che, oltretutto, verrebbe mal tradotto in italiano. Ma si tratta davvero di calchi, o, semplicemente, come scrive Faletti in un lungo articolo uscito ieri sul quotidiano «La Stampa», tutta questa polemica «si traduce in italiano con una semplice parola: invidia»? Torniamo alle frasi incriminate: secondo quanto suggerisce l’insegnante italiana Eleonora Andretta in un articolo apparso sul blog di Beppe Severgnini, non esistono ragioni che spingano, ad esempio, un autore italiano a scrivere la frase «Non girare intorno al cespuglio», traduzione del modo di dire tipicamente anglosassone «Don’t beat around the bush», che significa «non menare il can per l’aia»; così come, nella frase «Pensavo che una ventina di grandi vi avrebbero fatto comodo» non avrebbe senso utilizzare la parola grandi, che secondo l’insegnante sarebbe un palese calco di "grand", termine inglese che nel gergo della comunità dei neri americani indica mille dollari; e, ancora, l’espressione «Te ne devo una» sembrerebbe un evidente calco di «I owe you one». Ma Faletti si difende affermando che «la lingua italiana è piena di modi di dire mutuati da lingue straniere ormai talmente parte del linguaggio che nessuno ci fa più caso»: l’unico crimine che avrebbe potuto compiere il nostro autore sarebbe dunque quello di aver introdotto dei neologismi. Non solo: Faletti nel suo articolo si rivolge direttamente a due delle sue accusatrici, l’insegnante Eleonora Andretta e la traduttrice Franca Cavagnoli riducendo l’intera polemica a una «querelle estiva e premestruale» e risponde con una provocazione: «Dodici milioni di copie vendute solo in Italia possono essere considerate un motivo esauriente?». Alle accuse rivolte da Franca Cavagnoli, nota traduttrice, Faletti risponde: «il fatto che si traducano dei Premi Nobel a volte può essere fuorviante e indurre a facili entusiasmi, che andrebbero tenuti a bada. Non credo che il barista di Del Piero nel tempo si sia convinto di saper tirare le punizioni anche lui». Forse ha ragione Faletti, si tratta di invidia, ma di certo un po’ più di rispetto non guasterebbe.
(Ispanista, traduttrice dell’opera di Maria Zambrano)
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