Cultura e Spettacoli
Domenica 23 Agosto 2009
Il racconto di Vitali/22
Traffico di coca dietro il delitto
E' la chiave dell'omicidio della ragazza: l'ispettore ne è certo
Chiamai Ermini, non mi rispose. Avevo bisogno di sapere quanti trasporti funebri fossero avvenuti da Spatz negli ultimi tre mesi. Inviai la richiesta agli uffici della municipalità. Attesi. Ascoltando le grida di coloro che si preparavano alla vacanza, gridando i nomi delle più varie località, prendendo in giro quelli che restavano. La risposta mi arrivò per fax. L’elenco si compose lentamente sotto il mio sguardo. Otto nomi, otto trasporti. L’ultimo era quello di Ettore Ermini. Sette uomini, una sola donna. La donna si chiamava Maria Henz. Nell’ordine era la settima. Fissavo l’elenco. Un elenco di nomi, di morti. Che potevano ancora parlare però. Avevo bisogno di una banca dati. Avrei dovuto chiedere l’autorizzazione, cosa lunga, da giustificare. Pensai a Spatz, ai due morti nella cappella, alla debole luce che li circondava. Accesi il computer, inviai una prima richiesta: se riguardo a quei nomi ci fosse qualcosa, precedenti, parentele sospette, cose del genere. Inserii il primo nome. Il computer rispose con una sigla, un codice, il tre.
Significava che il nome compariva in un procedimento giudiziario, vaga come informazione. Inserii il secondo nome, codice due, incidente stradale. Andai avanti. Codice tre ancora, come il quarto e il quinto. Il sesto invece era un codice Nero, bella sorpresa. La donna invece niente.
Cimiteri. Il codice Nero voleva dire cimiteri, furti, profanazioni, rituali macabri. Una materia allegra. A distanza di una settimana dal seppellimento il cadavere era stato trafugato. Evidentemente aveva la pancia piena. La stessa sorte sarebbe toccata a Ermini senza l’incidente. Degli otto, coloro che avevano precedenti anche minimi non erano stati usati come involucri per il trasporto. Solo gli altri due. E la donna? Il suo corpo riposava ancora in pace, a quanto risultava. Chiesi ulteriori informazioni. Nel frattempo cercai ancora Ermini, non rispose. Maria Henz riposava in un cimitero di periferia. Era lì dal 5 ottobre, dal giorno in cui ero arrivato a Spatz. Dovevo vederla, pensai. Vedere quella donna. Era un rischio. Dovevo avere il permesso per un’esumazione, spiegarlo al maiale, rischiare le sue ire, il licenziamento. Conclusi che non avevo altra scelta. Non avrei mai convinto il capo con le mie teorie. Telefonai al comune di Essen dov’era il cimitero di Maria Henz, a ottanta chilometri dalla città. Falsificai il permesso di esumazione. Prima di partire chiamai ancora Ermini, non mi rispose.
(22a puntata, continua)
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