
Cultura e Spettacoli
Lunedì 24 Agosto 2009
Il raccondo d'estate/23
L'ispettore: <Ora è tutto chiaro...>
Il giallo di Andrea Vitali illustrato da Renato Frascoli: in un cadavere viene ritroavata cocaina, c'è il sospetto di un macabro narcotraffico
Essen non era molto più grande di Spatz ma stava in pianura. Il custode del cimitero mi aspettava al cancello. Il cimitero era piccolo, circondato da una cancellata in ferro. L’uomo controllò i documenti. Poi si lamentò per l’orario e il buio. Aveva già dissotterrato la bara, lasciandola all’aperto. Disse che se volevo avrebbe chiamato un paio di aiutanti per trasportare la cassa in un capanno dove c’era la luce elettrica. Rifiutai. Dissi che avevo fretta. Gli mostrai una torcia. Borbottò. Cominciò a lavorare. Rimosse le viti, scoperchiò la bara. Poi taglia la lastra di zinco con una piccola fiamma ossidrica.
« Si prepari », disse a un certo punto.
Si deterse il sudore. Mi avvicinai alla bara.
« Non sarà un bello spettacolo », disse.
« Si metta un fazzoletto sul naso », consigliò.
« Sono solo tre mesi che questa è sotto terra », disse ancora.
Disse questa e sollevò la lastra di zinco.
Indirizzai il fascio di luce sul viso del cadavere. L’uomo guardò e si girò verso di me.
« E questo chi è »?, chiese.
« Il terzo uomo », dissi.
Non potevo più tirarmi indietro. Dovevo tornare a Spatz. Pensavo di aver chiaro tutto. Avrei incontrato gli assassini. Avevo bisogno di Ermini. Telefonai ancora, niente. Telefonai al collega dei narcotraffici. Mi chiese dove fossi. Non risposi. Mi disse che il maiale mi aveva cercato. Gli dissi che stavo andando a Spatz. Gli spiegai perché. Gli raccontai il mio piano. Gli chiesi di tacere per un paio di giorni. Mi disse che se il maiale mi avesse trovato mi avrebbe strozzato con le sue mani. Gli chiesi di salutarmelo. Troncai la telefonata. Richiamai Ermini. Non volevo ritornare in città. Dovevo mettermi in strada verso Spatz. Ma avevo bisogno di Ermini, dei suoi numeri telefonici, della cartella clinica di suo fratello.
Lo trovai.
« Ermini »?
« Chi parla »?, chiese.
Mi qualificai. Aveva una voce stanca.
« Ho bisogno di aiuto ».
« Ha saputo di mio fratello »?
« Sì ».
Gli dissi che avevo bisogno di un posto per nascondermi per qualche tempo. Gli dissi della mia intenzione di ritornare a Spatz.
« Per fare »?, chiese.
« Il malato », risposi.
Era l’unico modo che avevo per entrare nella clinica. Chiedere il ricovero. Arrivare faccia a faccia col misterioso chirurgo, con quel professore che dirigeva la clinica dei casi disperati. Mi servivano i suoi numeri di telefono, la documentazione clinica di suo fratello, per simulare la stessa malattia.
Mi lasciò parlare.
« Credo di sapere quello che è successo ».
« Appunto », disse. Con voce distante, sempre più stanca.
« E non ha paura di ritornare lassù »?, aggiunse.
« Mi aiuterà »?, chiesi.
« Sì », rispose.
(23a puntata. continua)
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