Cultura e Spettacoli
Lunedì 31 Agosto 2009
Goffredo Fofi a ParoLario
"E Manfredì si arrabbiò di brutto"
Il critico cinematografico con Stefano Salis in piazza Cavour
Cinema italiano significa Roma.
Il nostro cinema è strano. Nacque quasi in contemporanea a Torino, Napoli e Roma con caratteristiche diverse. Mussolini volle farne un’industria a Roma, un’industria di privilegiati, che si barcamenavano tra politica, mercato, industria e arte. Ma trovarono spazio anche le invenzioni dei grandi registi”.
Oggi è ancora un’avventura?
In Italia, se si escludono Medusa, Rai e Cattleya, è ancora avventuroso produrre. A volte i progetti muoiono prima di essere completati, a volte arrivano alla fine ma quasi nessuno se ne accorge. È ancora un ambiente strano concentrato su Roma nonostante i tentativi di produzione in altre città, come Indigena a Milano negli anni ’80, perché le leggi hanno sempre privilegiato questa situazione e perché il mondo del cinema è cortigiano.
E il suo approccio al cinema?
Amavo quello italiano ed è stata la molla per un libro che mi ha divertito fare. Sono cresciuto con il cinema popolare degli anni ’50 e mi interessava capire come era stato realizzato. Ho intervistato non solo gli autori e gli attori come si fa sui giornali ma anche i tecnici. Ho messo insieme cose serie e cose frivole e strane. È stato un modo di vedere com’è cambiata la società italiana.
C’è qualcuno che non ha potuto intervistare?
Lo schiaffo più cocente fu Nino Manfredi che mi trattò a pesci in faccia perché in un pezzo non l’avevo ricordato tra i grandi della commedia. Ho cercato di sentire tutti, i saccenti e gli autoironici. Alcuni erano morti ma abbiamo rimediato utilizzando interviste precedenti. L’intenzione era farne un romanzo più che una storia.
Del cinema di oggi cosa possiamo dire?
Che non ci sono più le sale cinematografiche. E non c’è più il pubblico, in sintonia con la tv e non con il cinema. Poche sale programmano i film interessanti che si vedono nei festival. Le multisale fanno solo kolossal, supereroi, commediacce e film di Natale. Tutto è mediato dagli uffici stampa e il cinema è una merce come un’altra.
Nicola Falcinella
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